TESTIMONIANZE CRISTIANE

 

 

Conosciamo e crediamo

 

Chi è Gesù Cristo?

 

Capire Cristo nella storia e nei concili

 

Concilio di Efeso (431 d.C.)

 

         Stiamo nel 431, affiorano altre problematiche che ruotano intorno a un problema di fondo: l'evento Gesù di Nazareth propone una nuova concezione di Dio, cioè un Dio coinvolto nell'umano ma nello stesso tempo trascendente, un Dio trascendente e assoluto, che non si mescola con la mutabilità umana, ma nello stesso tempo entra nella storia. Come poter dire questa perfetta umanizzazione di Dio salvaguardando la sua integrità divina? La vera umanizzazione di Dio è la risposta del concilio di Efeso. Il problema non è più solo il rapporto tra Padre e Figlio, ma è come è possibile che questo Dio che si è manifestato sia veramente anche umano, e qui si aprono diverse possibilità di risposta, che sono da interpretarsi in due scuole di pensiero: Alessandria e Antiochia. Non sono solo scuole di teologia, ma scuole di iniziazione alla fede. Da una parte c'è un santo Cirillo di Alessandria, dall'altra c'è il Patriarca di Costantinopoli Nestorio, che fu considerato un eretico. La Chiesa antica si identifica nei cinque patriarcati famosi, non è certo casuale che Costantinopoli sia un patriarcato dove c'era la sede dell'impero, e pensiamo alla fatica della Chiesa per tenere la sua autonomia. Nestorio è un esponente della Chiesa di Antiochia.

         La metodologia di approccio non è secondaria, sono pochi gli spiriti intelligenti che riescono ad andare al di là del metodo per vedere quei motivi ispiratori che spesso non sono in opposizione, la Chiesa non ha sempre avuto dei geni come Leone Magno che con un grande atto di diplomazia ha saputo fondere le due tradizioni.

          La scuola di Alessandria di cui esponente è Cirillo e la scuola antiochena con esponente Nestorio partono dalle affermazioni del Concilio di Nicea su Gesù vero Figlio di Dio per poi spiegare il rapporto di unità. Cirillo pone l'accento sull'intima unione delle due nature, ha a cuore la salvaguardia dell'unità del Cristo, ma il nervo scoperto di questa impostazione è che nello stesso tempo bisogna salvaguardare anche l'integrità delle due nature, afferma si che Gesù è uno, e afferma che una è la natura incarnata del Verbo di Dio e chiaramente non sempre riesce a coordinare umanità e divinità, egli però usa il concetto di natura non in senso astratto come lo usiamo noi oggi ma in senso concreto, di esistenza concreta. Il concetto di natura e ipostasi ancora non si è affinato, li usa in maniera indifferente, solo con Calcedonia questi concetti inizieranno a essere chiari e affidati. Si usavano due concetti per dire persona in Grecia, prosopon e ipostasis, prosopon vorrebbe dire maschera era la maschera che si metteva sulla faccia o sul corpo nel teatro greco, ma poi la maschera si toglieva, alla fine si opterà per ipostasi tra i due termini. Dalla scuola di Alessandria nasceranno anche delle esagerazioni che finiranno per essere ereticali, come quelle di Eutiche, oppure quelle di Dioscuro Patriarca di Alessandria, saranno le eresie monofisite, la natura umana viene assorbita da quella divina che prevale in questa unità, il Concilio di Calcedonia, respingerà questa eresia.

          Nestorio fu Patriarca di Costantinopoli dal 428, ma proveniva dalla Chiesa di Antiochia dove era monaco, fece conoscere a Costantinopoli la scuola antiochena. Che parte da un altro punto, dalla reciproca distinzione delle due nature e la loro completezza. La scuola antiochena è duofisita mette subito in evidenza la diversità delle due nature perchè esse siano integre. La scuola di Antiochia dice che Gesù è perfettamente uomo e questo uomo perfetto è inabitato dal Logos, non usa il concetto d'incarnazione, e non ammette l'incarnazione per come lo intendiamo noi oggi. Non ammettono un'incarnazione che suoni come una trasformazione del Logos in un uomo e quindi è meglio asserire, secondo loro, che il Logos inabita nell'uomo. Siamo nel cuore della questione cristologica, inizia il grande e decisivo dibattito su chi è Cristo.

         Al Concilio di Efeso si è acquisito Nicea e Costantinopolitano I ora la problematica è come può un Dio essere umano? La cristologia del Concilio di Nicea è una cristologia dal basso, è la risposta all'arianesimo che determina quella risposta, il risultato è che Gesù è Dio ma arriviamo a questo partendo dal fatto che Gesù è Figlio di Dio. La problematica di Efeso è invece dall'alto, era acquisito che quell'uomo è Figlio di Dio, si è acquisito che è sullo stesso piano di Dio, come dire che si umanizza però?

          Le domande che si poneva Nestorio erano queste:

  1. Come intendere la realtà umana e divina del Cristo?

  2. Che ruolo ha l'anima del Cristo? È un anima umana o come diceva Apollinare il Logos supplisce l'anima umana? Questo voleva dire andare contro l'integrità della natura umana di Gesù

  3. Qual è l'esercizio della libertà umana di Gesù? Gesù è veramente libero nelle sue azioni umane?

          Il linguaggio di Nestorio sarà soprattutto quello di come l'uomo Gesù è unito a Dio.

         La prospettiva di Cirillo è discendente più che ascendente: in che modo il Verbo di Dio ha assunto un umanità reale? Si Parte dal Logos, ha a cuore soprattutto l'unità del Cristo, a cuore anche a Nestorio, che però parte dall'integrità delle due nature. Sia Nestorio che Cirillo usano in maniera indifferente natura e persona. Ipostasi nel senso di soggetto sussistente concreto.

         Il nestorianesimo passa alla storia come un'eresia che sminuisce Cristo, i testi che riportano la dottrina di Nestorio, spesso li abbiamo dai testi di Cirillo, in questo senso c'è stata una certa rivalutazione di Nestorio. Perchè Nestorio è un eretico? Perchè Nestorio non riesce a fare un'operazione che a Cirillo riusciva bene, non riusciva ad applicare la dottrina delle appropriazioni: tutto ciò che appartiene all'umanità di Gesù è appropriabile al Verbo di Dio, se dico che l'uomo Gesù di Nazareth ha sofferto e ha patito, lo posso predicare anche del Verbo di Dio. Chi è il soggetto degli eventi umani di Gesù? Il Verbo o la sola umanità di Gesù? Nel primo caso viene esaltata l'unità, e quindi siamo nell'ortodossia. Nestorio aveva una certa difficoltà a dire che il Verbo si appropri degli eventi capitati a Gesù, una scintilla che ha fatto scoppiare la crisi nella Chiesa è che Nestorio diceva che Maria non può essere la Madre di Dio, questo perchè il Verbo di Dio non può avere una madre terrena, al massimo può essere la madre dell'uomo Gesù, come può una donna contenere tutta l'infinità di Dio, e come può tutta l'infinità di Dio passare attraverso il grembo di una donna. Un fondo di verità esiste in quel che dice, non capisce che lo si dice analogicamente “Madre di Dio”. Nestorio mantiene un dualismo di soggetti il Verbo da una parte e Gesù dall'altra, usa il termine congiunzione, l'umanità e il Verbo sono congiunti. Non riesce ad esprimere l'unità del Cristo e non è capace di accettare la vera umanizzazione di Dio.

          Cirillo è convinto che il Logos è soggetto delle espressioni umane di Gesù, introduce una formula nuova: in Cristo vi è un'unione della divinità con l'umanità secondo la persona. L'incarnazione non è una trasformazione ma un mistero dove vi è un'unica identità concreta tra il Verbo e l'umanità. Non usa il termine unione ipostatica nel modo in cui intendiamo noi con il Concilio di Calcedonia, ma vuol dire che in Cristo vi è una sola persona, un solo atto di essere che è soggetto anche delle azioni umane del Cristo, altrimenti sarebbe dividere Cristo.

         Cirillo in una delle sue lettere dice che il Verbo è l'uomo Gesù di Nazareth, quando vedo Gesù per le vie della Galilea vedo il Verbo di Dio. Due patriarchi qui si scontrano: Cirillo d'Alessandria e Nestorio di Costantinopoli, due modi di essere Chiesa, le vicende storiche sono molto importanti. Perche si tenne il concilio di Efeso? Perchè a un certo punto qualcuno ha detto a Cirillo che a Costantinopoli Nestorio faceva delle belle omelie in cui polemizzava con il titolo “Maria Madre di Dio”, questo fatto mobilitò Cirillo, che riprova la dottrina di Nestorio, mandando una lettera ai vescovi d'Egitto e chiedendo l'intervento del Papa Celestino I. Il Papa raduna a Roma un sinodo locale e fa sua la dottrina di Cirillo che forte del consenso papale manda a Nestorio una lista di 12 anatematismi, posizioni erronee che il Patriarca di Costantinopoli doveva riprovare. Nestorio resta inflessibile, anche nei confronti del Patriarca Giovanni di Antiochia che condivideva le posizioni di Nestorio, ma voleva evitare controversie. Nestorio si vede attaccato e non difeso e chiede all'imperatore di convocare un Concilio ecumenico per i metropoliti d'Oriente, un concilio a Efeso, che era la patria di Maria, dove ha vissuto con l'apostolo Giovanni per discutere questa questione. I fatti si svolgono in modo convulso e drammatico, fu invitato anche Sant'Agostino, ma non arrivò mai, morì nel 430 mentre la sua città d'Ippona era assediata dai Vandali. Cirillo di Alessandria era presidente del Concilio, apri il concilio 16 giorni dopo la data prefissata senza aspettare l'arrivo dei vescovi antiocheni e del loro Patriarca Giovanni, dei legati papali e dei Vescovi della Siria. Nestorio non si presenta, perchè considera illegale un concilio in cui non ci sono tutti.

          Cirillo affretta i tempi perchè c'è un grande caldo e ci sono già malattie e morte di alcuni partecipanti al concilio e allora decide di aprire il concilio, fu invitato per ben tre volte Nestorio, ma pur essendo presente a Efeso si rifiuta di entrare in Concilio, ciò naturalmente indispettì molti. L'imperatore per l'incolumità personale di Nestorio dovette mettergli una guardia del corpo. Il Concilio fa sua durante la prima seduta una lettera di Cirillo sull'unione ipostatica delle due nature e respinge Nestorio che decide di deporre e condannare, che non sarà quindi più da quel momento Patriarca di Costantinopoli. Il commissario imperiale vide vizio procedurale nel Concilio, nel frattempo arrivano i vescovi antiochieni, i quali riuniscono un sinodo parallelo in contrapposizione a quello di Cirillo, e condannano Cirillo e il vescovo di Efeso, e ricorsero all'imperatore Teodoro II che decide di ripartire da capo. Il concilio cominciato da Cirillo dopo l'arrivo dei legati papali continua la seconda seduta e continuò il suo lavoro, sino a rigettare nella quarta seduta le decisioni dell'anticoncilio degli antiochieni e a scomunicare anche Giovanni di Antiochia e seguaci, e nell'ultima seduta ad approvare i canoni contro Nestorio. L'imperatore cerca di mettere pace e di fatto depone Nestorio però, fa incarcerare Cirillo perchè non si sta comportando bene, ma alla fine Cirillo ha la meglio, perchè dal punto di vista dei contenuti la dottrina di Cirillo fu ritenuta quella più adatta. Nestorio continua a essere deposto, continua la sua vita nell'alto Egitto. Il Papa Sisto III che governò a partire dall'anno dopo e a futura memoria di quel concilio fa realizzare i mosaici di Santa Maria Maggiore dedicati a Maria. Maria per la sua grande dignità di aver dato la luce a Cristo per attribuzione può essere detta Madre di Dio. È madre del Figlio di Dio quindi Madre di Dio.

          La condanna di Nestorio coinvolge anche tutta la scuola antiochena? Ci furono alcuni nestoriani radicali rappresentanti di alcune scuole come Edessa, ma la condanna non coinvolge tutta la scuola di Antiochia, dopo c'è un gesto di Cirillo per andare incontro al Patriarca di Antiochia e venne firmato un patto di unione tra i due, accetta che il linguaggio di Antiochia sia un linguaggio ortodosso, questo atto di unione è fondamentale per capire il Concilio di Calcedonia. È importante dal punto di vista ecumenico che Cirillo accetti un linguaggio che non è il suo e che Giovanni di Antiochia si distacchi dalle tesi di Nestorio.

          Il Concilio di Efeso ha chiarito l'umanizzazione di Dio, non ha chiarito come è possibile che questa umanizzazione stia insieme a una perfetta divinità, come si coordina insieme l'umanità e la divinità di Cristo.

          Gli animi non erano alla fine del Concilio tutti unanimi c'erano state delle turbative nello svolgimento e nella conclusione del Concilio, soprattutto la parte che si riteneva più offesa era tutta l'aula del Patriarcato di Antiochia. Il Concilio si conclude e rimane una questione aperta tutta una parte della Chiesa che è quella antiochena non viene tenuta in considerazione. Due anni dopo Cirillo intelligentemente cerca di tendere la mano agli antiocheni e viene fatto l'atto di unione tra Cirillo di Alessandria e Giovanni di Antiochia, si è accettato i due modi diversi di partire per parlare del Cristo. Si unisce in modo intelligente questi due punti di partenza, gli alessandrini che partono dall'unità e dall'altra parte la sensibilità duofisita degli antiocheni. Si crea l'importante formula di unione:

Noi quindi confessiamo che il nostro signore Gesù figlio unigenito di Dio, è perfetto Dio e perfetto uomo, (composto) di anima razionale e di corpo; generato dal Padre prima dei secoli secondo la divinità, nato, per noi e per la nostra salvezza, alla fine dei tempi dalla vergine Maria secondo l'umanità; che è consustanziale al Padre secondo la divinità, e consustanziale a noi secondo l'umanità, essendo avvenuta l'unione delle due nature. Perciò noi confessiamo un solo Cristo, un solo Figlio, un solo Signore. Conforme a questo concetto di unione in confusa, noi confessiamo che la vergine santa è madre di Dio, essendosi il Verbo di Dio incarnato e fatto uomo, ed avendo unito a sé fin dallo stesso concepimento, il tempio assunto da essa..

          Dall'inizio si vede già l'impronta dello stile antiochenoperfetto Dio e perfetto uomo” quello che poi Calcedonia chiamerà le due nature, che però ora non è ancora chiaro come concetto, il concetto di natura di Cirillo e quello di Calcedonia sono diversi. Qui il linguaggio antiocheno è una premessa a Calcedonia, “composto di anima razionale e di corpo” qui risponde ad Apollinare che metteva in dubbio che in Gesù ci fosse un anima razionale, per lui l'anima razionale di Gesù non c'è e c'è il Logos al suo posto, ma senza anima razionale che uomo è? “Generato dal Padre prima dei secoli secondo la divinità” qui il riferimento è al Concilio di Nicea che si oppone ad Ario. “Consustanziale al padre secondo la divinità e consustanziale a noi secondo l'umanità” la prima parte è del Concilio di Nicea, la seconda è nuova, ora si applica anche all'umanità per dire che Gesù è uomo integrale, perfetto uomo. Avvenne l'unione delle due nature ma l'unione di queste due nature non divide Cristo ma esprime il Cristo, questa insistenza “un solo Cristo” rappresenta la grande preoccupazione della Chiesa antica, che fino al IV secolo verte sull'unità del Cristo, e Calcedonia partirà da questo dal difendere che c'è un solo identico Figlio. Ipostasi è ciò che predica l'unità di un solo soggetto l'unità del Cristo, le nature sono ciò che specifica la dualità del Cristo. Il linguaggio delle due nature specifica ciò che è proprio di Dio e ciò che è proprio dell'uomo.

          Cirillo d'Alessandria si pone la domanda che ci poniamo anche noi moderni: Può Dio soffrire? Dio è impassibile non può soffrire, nel Nuovo Testamento non appare così impassibile però. A livello metafisico non possiamo dire che in Dio c'è una passione come coinvolgimento, ma se c'è un'amore in Dio c'è certo una passione. Egli dice che certamente non può patire in quanto divinità, ma in quando l'umanità patisce lo fa anche la divinità.

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