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Concilio di Calcedonia

Testo del Concilio di Calcedonia

La storia del Concilio di Calcedonia

Il Concilio di Calcedonia risponde alle eresie di Eutiche e dei monofisiti, afferma l'integrità delle due nature umane e divine in Cristo, ribadisce una sola persona e due nature, contro Eutiche che affermava che l'umanità di Gesù era come una goccia nella divinità che viene quindi assorbita da essa. Il tema non è solo teorico, ne vale la salvezza dell'umanità, se infatti l'umanità di Gesù non è perfetta e integra non c'è alcuna salvezza per l'umanità.

Eutiche aveva degli appoggi politici molto forti, era un monaco era abate di un monastero di Costantinopoli era un'acerrimo anti-nestoriano, questo Eutiche che amava tanto Cirillo gli fa fare una brutta figura, la esaspera al punto di impoverirla. Eutiche lega il suo nome a un'eresia molto pericolosa che è il monofisismo, prendeva alla lettera la visione della scuola alessandrina di una sola natura, arrivando sino al punto di negare l'umanità di Gesù. Perchè l'uso della formula “una sola natura” può essere ortodossa in un modo ed eterodossa nell'altra? Eutiche ce l'ha messa tutta per farla diventare eretica questa formula. Arrivava a dire che l'umanità di Gesù è come una goccia in mezzo al mare, e le piccole gocce spariscono dentro al mare, non accetta che si possa parlare di due nature, di unione ipostatica, quando lo stesso Cirillo ne ammetteva l'uso. Va a cercare appoggio dal Patriarca Dioscuro che fece pressione sull'imperatore che nel 449 aprì un Concilio a Efeso. L'anno prima il Patriarca di Costantinopoli Flaviano chiama Eutiche e raduna una commissione dicendogli che la sua dottrina è sbagliata, e se continua non può più essere abate del monastero. Questo concilio locale, non ecumenico riabilita Eutiche, ma questo concilio è viziato da molte cose, le milizie imperiali premono, i monaci venuti dall'Egitto sostengono Eutiche, ma la cosa più grave è che viene negata la presidenza ai legati del Papa, che in quel periodo è Leone I, Leone Magno. Non solo ma Papa Leone Magno insieme ai suoi legati invia a Flaviano uno scritto importantissimo che guiderà tutto il dibattito del Concilio di Calcedonia. Quando Papa Leone Magno sa quel che è successo a Efeso va su tutte le furie e senza mezzi termini parla di latrocinio di Efeso, opera di brigantaggio e interviene presso l'imperatore per annullare tutto e convocare un Concilio in Italia, nel frattempo muore Teodosio II, il suo successore Marciano dà retta al Papa ma non sul luogo, solo sul fatto di convocare un Concilio chiarificatore, questo Concilio si tiene a Calcedonia nel 451, e qui il protagonista indiscusso sarà Papa Leone Magno. I legati papali furono cinque e presiedettero il Concilio. Il Concilio più importante per la cristologia. È la bussola di orientamento, questo concilio parte nella piena legalità. Il Patriarca Dioscuro di Alessandria fu svergognato per i suoi metodi disonesti e fu deposto. Nella sesta sessione fu assunta come base di discussione la dottrina di Leone Magno, l'imperatore si adoperò per la riabilitazione dei due capi della scuola antiochena Teodoreto di Ciro ed Iba di Edessa che erano stati messi a bando con il concilio di Efeso. Dal Concilio di Efeso esce perdente la scuola antiochena, e quindi l'imperatore cerca di fare giustizia di questi capi della scuola di Antiochia.

Leone Magno è geniale, la sua genialità sta nel cercare di fare una sintesi dei due linguaggi, di prendere il meglio dalla scuola antiochena e alessandrina. Ciò che di più buono ha la sensibilità del linguaggio di incarnazione e ciò che di più buono ha il linguaggio duofisita, e ci aggiunge la teologia del mondo latino, che era poco rappresentata nei concili precedenti.

Calcedonia non si diverte a giocare con i concetti difficili, ma usa i concetti per spiegare che siamo salvati da un uomo Dio, la questione importante è quella soteriologica, Gesù per essere vero mediatore deve appartenere totalmente alla storia degli uomini, è realmente un Dio con noi, il riferimento a Maria umanizza questa storia.

Insistenza su un solo e medesimo Cristo, questi elementi filosofici intendono rendere ragione di un equilibrio logico che c'è in Cristo. Non si dice che Gesù è una sola persona in due nature, come se si assommassero due nature a formare una sola persona. L'unico Cristo è da riconoscersi in due nature, prima c'è l'unica persona del Cristo e poi le due nature, è un solo Cristo in due nature, perciò abbiamo un'unione ipostatica. Unione ipostatica vuol dire unione nell'ipostasi, il discorso dell'ipostasi in Cristo non è comprensibile senza la distinzione. In Cristo vi è un unità completa e totale, esiste un'alterità reale che si basa sulla stessa alterità di Dio e dell'uomo. Questa alterità è ben tradotta dalle due nature. In Gesù Dio e uomo sono realmente distinti, ma si tratta della stessa distinzione del rapporto Dio-uomo come ogni altra creatura? In Cristo esiste un'alterità reale che si basa su quella tra Dio e l'uomo. Gesù da una parte incarna il rapporto creaturale ma non è lo stesso nostro. Il soggetto della mia umanità sta in una natura razionale, persona è il costitutivo ontologico di un'individuo, dove è il costitutivo ontologico di una persona? Nel proprio essere. Il principio costitutivo del Cristo dove sta? Nella sua umanità? Se fosse così sarebbe un uomo come tutti noi. Il mistero è che il soggetto di questa umanità è il Logos, questo assumere questa umanità come avviene? Diversamente da noi, il soggetto dell'umanità della mia persona è nel mio essere, il principio costitutuivo del Cristo dove sta? Nella sua umanità? Se fosse così sarebbe un uomo come tutti noi, ma è invece nel Figlio, e per questo il costitutivo ontologico risiede nell'unica persona.

Calcedonia distingue nettamente ciò che Cirillo non era riuscito a distinguere bene: per dire unità dice ipostasi, per dire dualità dice nature. Le due nature ineriscono dentro un'unica ipostasi, o meglio l'unica ipostasi del Cristo la spieghiamo in due nature. L'espressione “due nature” non deve far cadere in due nature che si sommano, se la natura è ciò che delimita l'essere Dio è al di sopra, una persona in due nature è uno strumento linguistico e concettuale che vuole dire il paradosso dell'incarnazione, in modo che la natura umana non venga assorbita dalla divinità, l'umanità non si confonde con la divinità, non viene assorbita. Nestorio rischia gravemente di dividere il Cristo, parlava di due ipostasi, confonde natura con ipostasi, vorrebbe dire che il costitutivo dell'essere umano di Cristo sta nella sua umanità. In Gesù non vi è una traslazione del verbo nella carne e nemmeno un assorbimento di Dio nella carne, rimangono vive le due nature e piene, in lui l'uomo e Dio non si confondono, si differenziano ma restano uno.

Possiamo dire che le due nature del Cristo trovano la loro unità nell'unico e reale soggetto sussistente che è il Verbo, l'ipostasi. Il concilio di Calcedonia non voleva sposare una scuola filosofica, ma è anche vero che nell'utilizzo di categorie che vengono da una scuola si cerca di illustrare un evento, il messaggio che ci lascia Calcedonia è di proporre la differenza nell'unità. Le formule conciliari perchè si esprimono in negativo? Non perchè negano qualche cosa, ma solo perchè si purificano le cose dalle concezioni umani, si delimita il percorso per arrivare a dire che Gesù è veramente uomo e veramente Dio. Questo diverrà anche oggetto di qualche critica, si dirà che è un linguaggio filosofico, che la Bibbia qui non c'entra più, e che il pensiero greco ha contaminato la Bibbia.

La Chiesa non sposa le concezioni che stanno sotto quelle categorie, ma depura quelle categorie dagli elementi ellenistici che possono contaminarle e cerca di trovare un linguaggio che sia come un ponte verso le culture del tempo, non si tratta di un'ellenizzazione quindi ma di una deellenizzazione. Questi termini erano nati in contesti ereticali, la Chiesa li ha depurati e usati in senso ortodosso, è avvenuta quindi una deellenizzazione. Tre sono le intenzioni di Calcedonia:

  1. Negativo-apofatica (apofasis non vuol dire negazione totale, ma negazione di un'affermazione grande e superazione dell'affermazione stessa), questo testo dogmatico nasce anzitutto con un'intenzione antiereticale. Finora, siamo al quarto concilio, i concili sono stati convocati perchè c'era un turbamento nella Chiesa, delle eresie. I padri del concilio di Calcedonia hanno voluto mettere degli sbarramenti alle tendenze troppo ellenizzanti. Il primo paragrafo riprova l'arianesimo, l'appolinarismo e il monofisismo di nuovo. Terzo paragrafo, c'è un punto di non ritorno, se noi oggi sostenessimo altri modi di dire l'uomo Dio andrebbe bene, il linguaggio ora è cambiato, il contesto è cambiato, così avviene nel Vaticano II, c'è uno stile più descrittivo, c'è una metodologia dal basso ma che può interagire con quello dall'alto. Ma se un domani la Chiesa sentisse il bisogno di un altro dogma su Gesù, potrà dire qualcosa in più dei concili precedenti, ma non uno in meno, non si potrà dire che il monofisismo o Apollinare avevano ragione. Calcedonia ha detto dei no risoluti, ciò che io in positivo posso dire è su questa via. In negativo ho acquisito qualche cosa che mi permette di andare avanti.
  2. Intento religioso, e soteriologico. Questa definizione usa un insieme di termini che non sono più linguaggio dell'annuncio, ma possiede un linguaggio di professione di fede, ci troviamo di fronte a un modo di professare la fede non a un modo di fare un dibattito culturale. Non interessa il linguaggio metafisico, anche se lo usa, il suo intento è professare la fede perchè sia vissuta correttamente.
  3. Calcedonia è in rapporto con il futuro. Calcedonia è l'inizio o la fine? Spinge a cercare nuove determinazioni, è sicuramente un inizio, questo si può vedere nella distinzione tra natura e ipostasi, che divenne feconda per poi ragionare.