Scuola Alessandrina
Prima scuola superiore di religione fu quella di Alessandria, città che, dopo la distruzione di Gerusalemme, aveva assunto il secondo posto tra i patriarcati della Chiesa. In eterno conflitto con la scuola antiochena usava l'allegoria e la lettura spirituale dei testi, a differenza della scuola antiochena che invece usava lo studio letterale del testo e un metodo storico critico, e in questo è più vicino a noi oggi. Primo maestro fu Panteno (+ 200ca), il quale aveva subìto influssi gnostici. Gli gnostici, dopo il Dio supremo, ammettevano un’altra divinità secondaria, destinata a diventare creatrice dell’universo. Plotino, condiscepolo di Origene alla scuola alessandrina di Ammonio Sacca, concepiva tre ipostasi, come categorie cui appartengono tutte le cose. Queste ipostasi, o universali sono: il Principio e l’Unico immutabile e ingenerato; la Ragione, il Verbo donatore di forme che deriva dal Principio come il fiume dalla sorgente ed è creatore del mondo visibile; il mondo visibile.
A Panteno successe Clemente, che favorì una gnosi ortodossa. Ma alcuni alessandrini, come Teognosto, dicevano che il Figlio è creato dal Padre; Pierio parlava invece di due sostanze (ousiai) e due nature (physeis) del Padre e del Figlio per dire che erano due persone. Grande fu la confusione (fino al 360) tra “sostanza” (ousia) e “persona” (hypostasis) e si usavano indistintamente per indicare “natura” e “persona”. Mentre dagli gnostici i maestri alessandrini mutuarono il termine homoousios, un composto di homos + ousia, termine assente nella Bibbia. Presso gli gnostici questo termine significava appartenenza alle stessa categoria (es. genitori e figli); per gli alessandrini significò l’identità sostanziale del Padre e del Figlio.
A Clemente subentrò Origene, nato nel 185, il genio della chiesa orientale, creatore di una filosofia nuova e originalmente cristiana. Costretto dai pagani ad emigrare, si recò a Gerusalemme e a Cesarea dove, benché laico, insegnò con l'approvazione dei vescovi locali. Giunse anche a Roma da papa Zeffirino (203-220) e poi dall'antipapa Ippolito. Nel 230 fu ordinato sacerdote; ma, per l'opposizione del suo vescovo che riteneveva invalida l'ordinazione, l'anno successivo Origene dovette ritirarsi a Cesarea, dove aprì una scuola catechetica privata. Prolifico scrittore, commentò, sotto vari punti di vista, quasi tutta la scrittura e soprattutto si adoperò per la ricostruzione filologica dell'Antico Testamento, mettendo il testo ebraico (con lettere ebraiche e trascrizione greca) e quattro traduzioni greche su sei colonne (Hexapla). Fu autore anche di una sintesi del cristianesimo, un manuale intitolato Peri Arkon, o De principiis. Padre della filosofia cristiana, e maestro ascoltatissimo -la sua scuola fu frequentata da tutto il mondo colto- illustrò il rapporto tra cultura e fede; tra cultura e vita soprannaturale; tra teologia e coscienza dogmatica della Chiesa, ma le sue speculazioni incapparono in alcune difficoltà (eternità del mondo; le anime sono spiriti decaduti; alla fine del mondo anche i dannati ritorneranno a Dio), tuttavia non volle mai sostenere una dottrina contraria alla fede posseduta dalla Chiesa. Morì a seguito delle torture, subite dutrante la persecuzione di Decio e dopo il martirio ricevette dal vescovo di Alessandria il documento di riconciliazione.