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Formula di unione

La formula di unione avviene dopo il Concilio di Efeso in questo atto, Cirillo riconosce l'ortodossia del linguaggio antiocheno anche se diverso da quello alessandrino che gli è proprio, e Giovanni Patriarca di Antiochia riconosce la condanna a Nestorio. Questo è il testo della formula di unione:

"Per quanto poi riguarda la Vergine madre di Dio, come noi la concepiamo e ne parliamo e il modo dell'incarnazione dell'unigenito Figlio di Dio, ne faremo necessariamente una breve esposizione, non con l'intenzione di fare un'aggiunta, ma per assicurarvi, così come fin dall'inizio l'abbiamo appresa dalle sacre scritture e dai santi padri, non aggiungendo assolutamente nulla alla fede esposta da essi a Nicea.

Come infatti abbiamo premesso, essa è sufficiente alla piena conoscenza della fede e a respingere ogni eresia. E parleremo non con la presunzione di comprendere ciò che è inaccessibile, ma riconoscendo la nostra insufficienza, ed opponendoci a coloro che ci assalgono quando consideriamo le verità che sono al di sopra dell'uomo.

Noi quindi confessiamo che il nostro signore Gesù figlio unigenito di Dio, è perfetto Dio e perfetto uomo, (composto) di anima razionale e di corpo; generato dal Padre prima dei secoli secondo la divinità, nato, per noi e per la nostra salvezza, alla fine dei tempi dalla vergine Maria secondo l'umanità; che è consostanziale al Padre secondo la divinità, e consostanziale a noi secondo l'umanità, essendo avvenuta l'unione delle due nature. Perciò noi confessiamo un solo Cristo, un solo Figlio, un solo Signore.

Conforme a questo concetto di unione in confusa, noi confessiamo che la vergine santa è madre di Dio, essendosi il Verbo di Dio incarnato e fatto uomo, ed avendo unito a sé fin dallo stesso concepimento, il tempio assunto da essa.

Quanto alle affermazioni evangeliche ed apostoliche che riguardano il Signore, sappiamo che i teologi alcune le hanno considerate comuni, e cioè relative alla stessa, unica persona, altre le hanno distinte come appartenenti alle due nature; e cioè: quelle degne di Dio le hanno riferite alla divinità del Cristo, quelle più umili, alla sua umanità."

Dall'inizio si vede già l'impronta dello stile antiocheno “perfetto Dio e perfetto uomo” quello che poi Calcedonia chiamerà le due nature, che però ora non è ancora chiaro come concetto, il concetto di natura di Cirillo e quello di Calcedonia sono diversi. Qui il linguaggio antiocheno è una premessa a Calcedonia, “composto di anima razionale e di corpo” qui risponde ad Apollinare che metteva in dubbio che in Gesù ci fosse un anima razionale, per lui l'anima razionale di Gesù non c'è e c'è il Logos al suo posto, ma senza anima razionale che uomo è? “Generato dal Padre prima dei secoli secondo la divinità” qui il riferimento è al Concilio di Nicea che si oppone ad Ario. “Consustanziale al padre secondo la divinità e consustanziale a noi secondo l'umanità” la prima parte è del Concilio di Nicea, la seconda è nuova, ora si applica anche all'umanità per dire che Gesù è uomo integrale, perfetto uomo. Avvenne l'unione delle due nature ma l'unione di queste due nature non divide Cristo ma esprime il Cristo, questa insistenza “un solo Cristo” rappresenta la grande preoccupazione della Chiesa antica, che fino al IV secolo verte sull'unità del Cristo, e Calcedonia partirà da questo dal difendere che c'è un solo identico Figlio. Ipostasi è ciò che predica l'unità di un solo soggetto l'unità del Cristo, le nature sono ciò che specifica la dualità del Cristo. Il linguaggio delle due nature specifica ciò che è proprio di Dio e ciò che è proprio dell'uomo.