TESTIMONIANZE CRISTIANE

 

Conosciamo e crediamo

 

Che cos'è la Chiesa?

 

Scrittura e Padri

 

Piccola storia dell'ecclesiologia

 

Periodo Patristico

Immagini ecclesiali I cardini dell'ecclesiologia Apostolicità Santità Primato Romano Autori

I cardini dell'ecclesiologia patristica

 

        I Padri hanno avuto un'ecclesiologia eucaristica? L'ecclesiologia eucaristica studia il nesso tra ecclesiologia ed eucarestia. Il legame tra Chiesa ed eucarestia nei Padri è molto forte. La Chiesa per Ignazio di Antiochia è la comunità locale radunata intorno al suo vescovo, tutta la sua teologia ruota intorno a tre cardini:

  • l'eucarestia

  • l'assemblea radunata

  • il ministero episcopale

          La Chiesa funziona quando questi tre cardini sono legati tra di loro. L'eucarestia stabilisce una profonda unità con Cristo e con i fratelli. Ignazio era contrario al frazionamento del segno, bisogna salvaguardare l'unicità. Unica eucarestia, unica assemblea, unico vescovo, Ignazio di Antiochia è proprio colui che introduce l'idea di un episcopato monarchico, o per lo meno ce l'ha chiaro. L'unicità è simbolica.

          Per Cipriano la chiesa nasce col battesimo e si costruisce con l’eucarestia. Famosa è la metafora dell’unico pane con molti chicchi di grano, l'unità dei chicchi  che formano il grano, compongono la Chiesa. Unità della chiesa composta di molti membri. La chiesa vuole significare la raccolta che conduce all’unità un solo popolo. Questo condiziona anche la celebrazione dell'eucarestia: per i Padri era impensabile che un prete si potesse dire la messa da solo, perché era forte l'ecclesiologia eucaristica, non se lo ponevano neanche il problema, era ovvio che la celebrazione dell'eucarestia comportava un invito per tutti, non c'era infatti il precetto della domenica questo fino al Concilio di Elvira (351), chi manca tre volte commette peccato grave. La motivazione della colpa del mancare la domenica non è tanto l'essere mancato al giorno del Signore, ma il non aver permesso all'assemblea di essere completa. La motivazione è ecclesiologica: l’assemblea convocata non è la chiesa completa. Era quasi un peccato ecclesiologico. Il fatto personale veniva in secondo piano, il fatto importante era quello ecclesiale. Per i padri l’approccio ai sacramenti è anzitutto comunitario: lì c’è la storia della salvezza per il popolo di Dio, più che per la storia personale. Anche il discorso del peccato non era personale,  il peccato era una ferita al popolo della Chiesa. Oggi invece si sente poco. E così la penitenza, l’uscita dal peccato è qualcosa che riguarda tutta la comunità non solo il singolo. L’uno e  i molti sono strettamente congiunti. Da qui nasce l’idea del peccato originale.

          Nella I apologia di Giustino possiamo trovare un esempio di come le prime comunità celebravano l’eucaristia. Giustino riferisce l’uso della colletta: la liturgia domenicale si prolungava nell’assemblea di coloro che erano nel bisogno. C’è uno stretto rapporto tra liturgia e carità. Per Crisostomo la presenza dei poveri ha uno spessore ecclesiologico, non è semplicemente etico, potremmo arrivare a dire che senza i poveri la Chiesa non potrebbe essere completa “cosa c'è di più desolante che non la vista dei poveri che mendicano? Eppure essi non di meno occupano un posto preminente nella Chiesa, ponendosi a ridosso delle porte d'entrata finiscono per essere un ornamento della Chiesa stessa, senza essi la Chiesa non raggiungerebbe la sua perfezione”. Non è possibile onorare Cristo pieno di ori sull’altare senza dimenticare il Cristo povero.

         La comprensione principale della Chiesa nei padri è il mistero. Ciò però non porta i padri ad essere estranei a questioni giuridiche, che esprimano la comunione tra le chiese. Le Chiese devono essere anche unite visibilmente. Essere Chiesa per i Padri non significava entrare in un quadro preciso ma avviarsi in un cammino formativo spirituale. Ciò non vuol dire però che non si dava importanza all'aspetto istituzionale, si cerca di risolvere i conflitti tra le chiese locali, non c'è anarchia, si forma un canone, si sceglie chi comanda nelle varie comunità. Ricerca di una comunione visibile della e fra le Chiese locali, comunione all'interno della Chiesa locale e tra le Chiese.  

          La Didachè conosce due tipi di ministeri: itineranti e stabili. C'è un passaggio dai testi biblici, troviamo una prima classificazione: itineranti (apostoli, devono fondare comunità, evangelizzare) stabili (vescovi e diaconi, hanno un ruolo nelle comunità già costituite). La Didachè ci dà inoltre informazione sul processo di elezione, come si diventava vescovi? Come diaconi? La Didachè sembra non conoscere i presbiteri. Dà molta importanza agli apostoli proprio perché hanno questo compito di fondare le Chiese, e dà molta importanza alle elezioni, che avvenivano per alzata di mano.

          Per i Padri punto fermo è Ignazio di Antiochia, ha una visione dell'organizzazione ministeriale così come l'abbiamo noi oggi. Ci si domanda se la prassi che riporta fosse la sua (la sua comunità) o se era un modello generale. A emergere è il ruolo monarchico del vescovo, concepito come un ministero unico, un vescovo ogni diocesi quindi. Il vescovo è rivestito di tutto il potere liturgico, ministeriale e disciplinale. Il vescovo rappresenta il Padre, non si può fare nulla nella Chiesa locale senza il vescovo. Attorno al vescovo Ignazio vede un collegio di presbiteri, è un ministero collegiale, stanno insieme intorno al vescovo, questo collegio è unito al vescovo come le corda alla cetra. Ignazio usa dei termini anche forti quando dice che nella comunità il vescovo è il padre, oppure che bisogna ubbidire al vescovo come Cristo obbediva al Padre. La visione ecclesiologica di Ignazio è armonica. Nessuno senza il vescovo faccia qualcosa che concerne la Chiesa, la responsabilità primaria della vita della comunità è del vescovo, sia ritenuta valida l'eucarestia fatta dal vescovo o da chi delegato, là dove c'è il vescovo c'è la comunità. . Ignazio non concepisce l’episcopato itinerante. Ha una visione eucaristica, quindi tutti i cristiani sono responsabili, utili e attivi, usa proprio l'immagine della sinfonia, del coro che canta a una sola voce. La visione di Chiesa nonostante questa precisa prospettiva ministeriale resta comunitaria.

          Altri testi antichi sono la Tradizione apostolica e la Didascalia degli apostoli, la prima in aria occidentale, la seconda in aria orientale. La Tradizione apostolica ci dà anche il rito di ordinazione, siamo nella prima metà del III secolo. Il vescovo doveva essere eletto dal popolo e ricevere l'ordinazione dagli altri vescovi della regione. Il presbitero era ordinato con l'imposizione delle mani del vescovo e degli altri presbiteri, questo per il concetto dell'unità del presbiterio. Per il diacono qui viene la precisazione dell'ordinazione per il ministero ma non per il sacerdozio, direttamente al servizio del vescovo. Nella celebrazione i diaconi hanno il compito di preparare le offerte. La Tradizione apostolica, breve scritto composto verso il 215, presenta già il rito di ordinazione, si danno anche indicazioni su quali sono i compiti dei vescovi, dei presbiteri, dei diaconi, il vescovo aveva il compito di distribuire l'eucarestia, non esistono le parrocchie, esistono le diocesi, o meglio le chiese locali. Compito del vescovo è amministrare il perdono dei peccati e distribuire i compiti. I presbiteri svolgono la funzione di aiuto al vescovo, il diacono ordinato per il servizio ma non per il sacerdozio, ha la caratteristica di far parte dell'ordine ma di non poter presiedere l'eucarestia. Il diacono deve soprattutto preparare le offerte.

 

Scrittura e Padri