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Potere

          Nel periodo patristico non ci si sognava di avere potere, il potere inizia con il riconoscimento civile che si ha con l'editto di Costantino. Avviene una rapida espansione che si ha con Teodosio in cui il cristianesimo diviene religione di stato. Tutto ciò segna una rapida diffusione del cristianesimo, ma anche una perdita del fervore. Tende a sviluppare una concezione più teocratica, si tende a diminuire il riferimento soprannaturale e a impoverire il messaggio evangelico.

            L'orientamento iniziale è dato da Papa Gelasio, che muore nel 496, scrivendo all'imperatore di Oriente Anastasio I scrive “Oh Augusto imperatore, due sono i poteri dai quali questo mondo è retto, l'autorità in forza della consacrazione dei vescovi, e la potestà regale, di questi due poteri è tanto più grave il peso dei sacerdoti” infatti questi devono giudicare anche i re. Nel 698 avviene la conversione dei Longobardi, momento importante, il fatto che i barbari accettarono di farsi convertire cristiani, questo comportò l'espansione del cristianesimo. Il rapporto con la Santa Sede dei longobardi non fu dei più felici, tanto che Papa Stefano II per scacciare i Longobardi decide di chiamare i Franchi di Pepino il Breve, lui non solo vince i Longobardi e stanzia i suoi poteri all'interno dell'Italia del nord, ma fa un'operazione importante, la fondazione dello stato del vaticano, dona al Papa una buona parte dell'Italia centrale. Naturalmente non per pura regalia, il Papa aveva presentato a Pipino il Breve un famoso documento falso la Donatio Agostinii, si è scoperto solo nel XVIII secolo che era falso, dinnanzi a Costantino, il re cristiano Pipino il Breve non ebbe alcun dubbio.

            Cosa implicava questo? Implicava un'autocomprensione diversa. L'impero carolingio si identificava con la Chiesa stessa. Lo sbilanciamento dei due poteri deriva prima di tutto dall'impero, i re carolingi si pensavano re cristiani, si identificavano con la Chiesa, l'imperatore nominava i vescovi, davano punizioni a chi trasgrediva una legge religiosa. I due poteri erano talmente uniti che non esisteva la distinzione tra legge religiosa e legge civile. Mentre Gelasio diceva "due sono i poteri che reggono il mondo", i vescovi radunati da Pipino dicono "due sono i poteri che reggono la Chiesa", cioè esiste solo la Chiesa, l'imperatore deve fare una legge per la Chiesa, e la legge per la Chiesa è una legge per lo stato. La bilancia dei due poteri è a favore del potere civile che ingloba il potere ecclesiale, anche perché i papi di questo periodo erano di poco prestigio.

            Carlo Magno un re cristianissimo morto nell'814, ha una vita avventurosa, era fortemente convinto del suo ruolo di difensore della fede, tanto che Carlo Magno si definiva vicario di Dio, mentre il Papa era soltanto vicario di Cristo. Lui entrava in controversie teologiche, alcuni come Pascal scrivono ai loro re sull'eucarestia,  non è per piaggeria, ma perché gli imperatori si interessavano alle questioni teologiche, volevano che si risolvessero e davano a monaci e teologi l'incarico di risolverli. Carlo Magno distinguendo i suoi poteri da quelli del Papa dice “il nostro ufficio consiste nel difendere con l'aiuto della misericordia divina la Chiesa di Cristo contro gli attacchi dei pagani e le devastazioni degli infedeli, di difendere all'esterno e all'interno il riconoscimento della fede cattolica. Il vostro, santissimo padre, consiste nell'alzare le mani al cielo, unitamente a Mosè, e di aiutare le nostre armi in modo che, mediante le vostre preghiere, sotto la guida e con la grazia di Dio, il popolo cristiano riesca dovunque vincitore sui nemici del suo sacro nome, e il nome di Gesù Cristo sia glorificato in tutto l'universo(1).

          Gli imperatori nominano i vescovi, guidano quello che non è più il mondo ma la Chiesa. Quella che si è persa in quest'epoca è la distinzione dei due poteri tanto chiara con Gelasio I. Per Gerhoh di Reichersberg  (1093-1169) il sacerdozio e il regno sono come le due colonne del tempio che è la Chiesa.


(1) Epistola ad Leonem papam

 

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