TESTIMONIANZE CRISTIANE

 

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Riforma Protestante Concilio di Trento Da Trento al Vaticano I

Da Trento al Vaticano I

Tridentismo

Insieme con la promulgazione del catechismo romano Pio V nel 1568 pubblicherà il Breviario nel 1570 il messale romano che sarà imposto a tutta la Chiesa latina.

L’opera riformatrice continuerà con Gregorio XIII (1572-1585) e Sisto V (1585-1590), il quale promulgherà l’edizione della Vulgata e stabilirà la periodicità delle visite ad Limina dei vescovi. Con Gregorio XIII assumono rilievo pure le nunziature pontificie permanenti presso gli Stati, che avranno notevole importanza per l’applicazione della riforma tridentina.

Nel 1622 viene fondata la congregazione di Propaganda fide, Roma assume la regia dell’attività missionaria ad gentes, estesa sino al 1908 anche ai paesi protestanti.

L’opera dei pontefici sarà sostenuta dal dinamismo degli ordini religiosi, tra i quali emerge la Compagnia di Gesù fondata da Ignazio di Loyola nel 1540. Infatti l’ordine dà la disponibilità di farsi mandare dal Papa in qualsiasi luogo, qui c’è sotto una concezione universalistica della Chiesa, sganciata da ogni legame con la Chiesa locale.

Ora che la memoria del grande scisma si fa più tenue ed è esorcizzata attraverso le figure dei papi di questo nuovo periodo il papato è davvero a servizio della Chiesa e ne tiene bene strette le redini tra le mani.

L’opera riformatrice avviata dal Concilio di Trento e ora posta così decisamente nelle mani del papato finirà per sviluppare quello che è stato chiamato “tridentismo”. L’impressione data è stata quella che il capitolo delle riforme fosse chiuso. Si è creata allora una deformazione della riforma, dando origine al “tridentinismo”. Congar la descrive come “un sistema che ingloba assolutamente tutto: la teologia, l’etica e il comportamento cristiano, la pratica religiosa, la liturgia, l’organizzazione, la centralizzazione romana, l’intervento continuo delle congregazioni romane nella vita della Chiesa[1]. Questo processo non può essere confuso con il programma del Concilio di Trento per quanto vi si ispiri. C’è un atteggiamento di chiusura, la teologia stessa preferirà limitarsi ai canoni tridentini piuttosto che all’approfondimento dei capitoli dottrinali che li precedevano.

La conseguenza è il sorgere di una teologia statica, sospettosa verso ogni mutamento degli equilibri così faticosamente acquisiti e di fatto aquanto ripetitiva. Trento offrì un modello tipico per quel contesto e quella società, anzi il concilio offrì un modello avanzato e progressista. Ma l’aver creduto che quel contesto e quella società fossero immutabili, e che ad ogni trasformazione si dovesse riportare tutta a quel modello, fu il danno, e fu opera degli “interpreti” del Concilio di Trento, più che dei padri conciliari.  

Epoca del controvertismo

           La secolarizzazione è tipicamente europea e cristiana, così come l’ateismo. L’aspetto dell’avversione alla religione nel contesto europeo odierno deve qualcosa a questo periodo. Guerre sanguinose seguite alla riforma protestante e alla riforma cattolica (strage di san Bartolomeo): 2 secoli di guerra. Per uscire da quel conflitto, tipicamente religioso, i governi illuminati dovettero trovare una nuova base.

I teologi cattolici e protestanti elaborano ecclesiologie, ma con il limite del metodo controversista. Si limitano l’approfondimento dei contenuti della fede a quelli negati dagli avversari, con la dimostrazione della propria verità e dell’errore degli altri. Cambia allora anche la struttura dell’insegnamento a scuola. La quaestio lascia lo spazio all’argomentazione a tesi. Si enuncia prima la verità dell’affermazione, e poi la prova, che è attinta dalla scrittura e dalla tradizione. Però si isolavano i testi. Il tono, poi era poco dialogico e molto polemico; il riferimento principe è al magistero, che ha il potere di imporre la verità.

Roberto Bellarmino

Roberto Bellarmino (1542-1621) è il principe dei controversisti. Per appartenere alla chiesa, non c’è bisogno di niente di interno, ma basta l’obbedienza alla gerarchia, l’adesione alle verità di fede e la frequenza dei sacramenti. Nelle sue Controversie christianae fidei ad versus huius temporis haereticos egli raccoglie con attenzione l’intero materiale controversistico del suo tempo e ne trae le debite conclusioni.

La prospettiva ecclesiologica da cui prende le mosse Bellarmino è indubbiamente universalista. Nel contesto storico della riforma cattolica egli volge la sua attenzione soprattutto al tema della Chiesa militante. La Chiesa è l’assemblea degli uomini che professano la medesima fede cristiana, partecipano degli stessi sacramenti e sono sottoposti ai legittimi pastori e soprattutto subordinati al Papa. Questa visione pone di certo l’accento sulla visibilità della Chiesa, nonostante ciò non manca di accogliere e difendere realtà invisibili: recuperando una analogia agostiniana egli distingue il corpo della Chiesa dalla sua anima. Per Bellarmino è Cristo l’agente principale del corpo mistico, il Capo che lo sostenta e ne dirige l’attività.

Bellarmino sottolinea l’esteriorità della Chiesa e il suo intento è di certo di difendere la visibilità e la concretezza, ne accentua gli aspetti esterni, istituzionali e gerarchici. Questo per stabilire i criteri certi onde determinare l’appartenenza alla Chiesa. La sottomissione al Papa è l’elemento constatabile ultimo per decidere l’appartenenza alla vera Chiesa. La Chiesa di Roma è infatti l’unica tra tutte le altre Chiese che vantano la propria origine dagli Apostoli, che conserva ancora la successione apostolica. La sua tradizione, pertanto, è criterio valido per valutare l’apostolicità delle altre tradizioni, soprattutto se le dottrine e i riti di queste differiscono dalla dottrina e dal rito della Chiesa romana. Si percepisce il passaggio da un’ecclesiologia spirituale a un’ecclesiologia principalmente giuridica. Altrove il Bellarmino riesce ad essere attento alle tesi tradizionali; in più, per aderire al Chiesa occorre la fede; gli autori successivi si soffermeranno invece più sulle caratteristiche visibili, fino ad arrivare alla “romanità”.

Il posto di primato che spetta al Papa in Bellarmino non vuol dire che il suo primato sia assoluto infatti l’autorità nella Chiesa è di Cristo, a lui spetta il primato

Nasce anche (1597, Petro Canisio) la teologia pastorale. Sull’onda della riforma tridentina, ci fu un esame di abilitazione per diventare parroci.

La Chiesa nel periodo dell'illuminismo

C’è uno sgretolamento dell’edificio ecclesiastico tradizionale, una sconfitta del ruolo di guida della società. Nasce l’illuminismo che trova campo fertile nelle guerre di religione. Avvenimento scatenante fu la rivoluzione francese. Bisognava trovare una base che garantisse la pace. Si cercano dei valori (matrice culturale): ragione e natura. L’uomo è dichiarato da Kant maggiorenne; si esce dal teocentrismo e si entra nell’antropocentrismo. La società allora laicizzerà i valori cristiani. Lo stesso Kant cerca di reinterpretare il cristianesimo, di eticizzare il cristianesimo, ma elimina il riferimento al soprannaturale.

Invece di fare fronte comune contro l’ateismo, cattolici e protestanti facevano la guerra tra loro, gettando cattiva luce sulla Chiesa. Appare la neoscolastica. Tills, Stapleton, citano nelle loro opere passi della Sacra Scrittura per confermare le proprie posizioni.

Tra il XVII e il XIX secolo si sviluppano nuove concezioni ecclesiologiche: gallicanesimo, febronianesimo, sostengono il conciliarismo. Febronio afferma che il Primato del papa è semplice potere di organizzazione. Gallicanesimo condannato da Alessandro VIII, Febronianesimo da pio VI. Nasce pure in Francia un movimento di restaurazione, l’ultramontanesimo, struttura piramidale tra società politica e religiosa.

L’Europa ormai nella morsa di un illuminismo che mostrava le sue crepe, avrebbe potuto ritrovare l’unità stringendosi attorno all’unità papale. Sostituire all’evidenza della ragione l’evidenza della gerarchia. Ecclesiologia di tipo gerarchico (gerarcologia) che dominerà dal 1850 al 1950.        

Sbloccare l’ecclesiologia dalle secche del giuridismo. Abbiamo vari fattori, quindi, che produssero una reazione al concetto tradizionale e portarono un rinnovamento:

1.                            La scoperta del comunitario, influenzata dal romanticismo tedesco, con un supporto sociologico. Tonnies è un sociologo, non un teologo, scrisse un libro nel 1877, che diventerà famoso nel '900. Il suo librò si intitola Comunità e società”. Lui elabora sociologicamente una dicotomia concettuale tra il concetto di società e quello di comunità, distingue questi due concetti, dando alla comunità caratteri che coincidevano molto con quella che era l'autocomprensione della Chiesa. Una comunità è caratterizzata più che dalle leggi, dall'autorità tipiche della società, da fattori di carattere interpersonali, il calore delle relazioni. La Chiesa si fondava sul concetto di società, quindi messo in crisi questo concetto c'è bisogno di rivedere. C'è una revisione del concetto di istituzione per comporre un'ecclesiologia più comunionale.Cosa significò questo per l’ecclesiologia? Revisione del concetto di chiesa, prima fondata sul concetto di società (gerarchica, ineguale), revisione del concetto di istituzione per un’ecclesiologia più comunionale. Tra i fattori teologici di questa operazione comunitaria, va segnalata la riscoperta dell’ecclesiologia agostiniana. Chiesa comunità dell’amore, della grazia, della carità;  la Chiesa non è solo istituzione, ma anche grazia. La Chiesa non si limita all’aspetto visibile, ma si estende tanto quanto la volontà salvifica di dio. All’estremo, questo tema giungerà a sottovalutare la mediazione visibile della Chiesa. Si rischierebbe di passare da un estremo isitituzionalismo all’anti-istituzionalismo. La comunitarietà ha ripreso vigore dopo la prima e la seconda guerra mondiale. Il rinnovamento liturgico. Nel messale di Pio V si cita l’assemblea una sola volta, per ricordarle di stare zitta. Il messale di Pio V era una messa pensata dal clero per il clero. Quello di Paolo VI è pensato per l’assemblea. L’emergere del laicato. Proprio in un periodo in cui non era riconosciuto ecclesiologicamente, c’era un laicato molto attivo. Infatti il libro di Congar ebbe grande successo: Jalons pour une teologie du laicat. Non tanto per fare laicologia, ma per fare un’ecclesiologia globale. E questo è il primo fattore di rinnovamento.

2.                            Altro fattore generale del rinnovamento dell’ecclesiologia è la riscoperta dei testi patristici è stata molto importante nel rinnovamento della teologia del XX secolo che era diventata manualistica, si privilegiava il metodo speculativo teorico con l'uso della filosofia e si tralasciava  la fase positiva e storica. Lo studio della patristica fu favoriti dalla pubblicazione di collane. Oltre al valore scientifico delle collane, si dava così anche la possibilità di essere facili da portare. La teologia del XX secolo, dopo il controversismo, aveva adottato il metodo a tesi, adottando il metodo teorico, trascurando il metodo storico, contro la pura teoria. Quando allora cominciano a essere pubblicate queste fonti, si riscopre il momento storico positivo.  Il problema della tesi è che prima si ha il concetto di cosa si vuole dimostrare poi si va a cercare cosa lo dimostri.

3.                            Fattore metodologico: fino al 1930 la metodologia era prevalentemente apologetica. Famoso il volume sulla Chiesa di Dillot, che si limita ad analizzare il concetto filosofico di società. Soprattutto si nota la mancanza dell’aspetto mistico della chiesa, soprannaturale; si analizzano solo le strutture e leggi della Chiesa, manca la dimensione interpersonale; unità intesa come uniformità, compattezza sociale. Immagine della Chiesa maestra, che regola, centro e norma della società.

4.                            Movimento ecumenico, che cominciava a muovere allora i primi passi. Rudolph Sohm e K. Barth, esponenti del mondo protestante. Sohm contrappone la Chiesa della grazia a quella del diritto, e viene fuori il concetto di Chiesa carismatica, non solo ministeriale. Barth valorizza nel protestantesimo il criterio ecclesiale di interpretazione della Parola di Dio. Florenskij riscopre l’immagine della Chiesa come corpo di Cristo.

5.                            Altro fattore è il magistero, che in qualche modo favorirà il rinnovamento. Due pontefici: Leone XIII e Pio XII. Con Leone XIII la Chiesa, ha perso il potere temporale, comincia a riflettere sul suo prestigio spirituale. Sconfitta sul piano temporale la Chiesa uscirà vincitrice sul piano spirituale. Quello che dice il Papa ha un effetto universale, prima di Pio IX gli stati si disinteressavano di quello che diceva. Pio IX questo Papa che fu sconfitto senza sparare un colpo diede un'immagine positiva, un papa buono, vittoria morale, una vittoria spirituale. Questo quindi favorì l’immagine di Pio IX come Papa buono. Leone XIII è un papa dell’ecclesiologia. Nel Vaticano I era stata scartata l’immagine del corpo mistico: lui la riprende e la unisce a una visione pneumatologia della Chiesa. Pio XII in Mystici corporis (1943) consacra l’immagine del corpo mistico e quella dello Spirito Santo come anima della Chiesa. Accoglie i due orientamenti cristologico e pneumatologico.


 

[1] Y. Congar, Conversazioni d’autunno, Queriniana, Brescia 1987, p.8

 

 

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