I SACRAMENTI

La confermazione

 

Il rito

 

            Una svolta del rituale si ha nel XII° sec., quando la confermazione viene svincolata dalla veglia pasquale.

             Il pontificale di Durando, vescovo di Mende, del 1296 (famoso perché adottato, nel 1485 da Innocenzo VIII come testo ufficiale della liturgia romana), conclude il rito della confermazione con due riti essenziali: l'imposizione delle mani, con una preghiera specifica e l'unzione, seguiva poi (per la prima volta compare nel rituale), il rito dello schiaffetto di origine germanica, che sostituisce il tradizionale abbraccio di pace.

            Nel momento in cui il linguaggio militare di Fausto di Rietz ha così determinato la comprensione di questo sacramento, lo schiaffetto diventa più simbolico dell'abbraccio di pace, evidentemente frutto della considerazione della confermazione come forza per il combattimento, l'abbraccio di pace indicava l'accoglienza e l'ammissione alla mensa eucaristica. Il significato è quello di "svegliati per la battaglia", alcuni sostengono che il suo significato originario è diverso, alcune tribù germaniche usavano portare il figlio su una collina dove finiva il proprio confine e iniziava quello dell'altro, il padre dava una sberla vera perché il ragazzo doveva ricordarsi che quello era il confine e non doveva passarlo. Anche questo è un rito entrato nella liturgia per fare memoria.

            Questo è il rito che noi abbiamo avuto fino al Vaticano II, in seguito c'è stata una grossa riforma liturgica che ha coinvolto anche il rito della confermazione confluito nella elaborazione di due riti della confermazione: quello degli adulti, contenuto nel RICA, e quello dei bambini  il RBB.

            Rituale della confermazione, promulgato il 22 agosto 1971 da Paolo VI che v'inserisce quella famosa costituzione apostolica Divinae consortium naturae.

            Le strutture fondamentali del nuovo rito:

-          Liturgia della parola con presentazione dei candidati;

-          La rinnovazione delle promesse battesimali, per richiamare il collegamento col battesimo, all'interno di quell'idea di ritrovata unitarietà dei sacramenti dell'iniziazione;

-          L'imposizione delle mani con una preghiera;

-          La crismazione con la formula;

-          La preghiera dei fedeli;

-          La benedizione finale.

Nei contenuti,una chiara impostazione della confermazione come dono dello Spirito.

L'attuale rito insiste, interpretando la confermazione come dono dello Spirito, benché si noti anche una maggiore attenzione alla dimensione ecclesiale e una esplicita volontà di unire il battesimo e la confermazione.

Nel primo rito, gli elementi teologici prevalenti sono quello della forza, del combattimento, la resistenza, ecc., nel secondo gli elementi prevalenti sono quello del dono dello Spirito, della comunicazione pneumatica, dell'attenzione della comunità, della maggior sensibilità alla testimonianza e di un esplicito richiamo all'unità con il battesimo.

Interessante è l'orazione che il vescovo compie per l'imposizione delle mani nel quale segue un ritmo trinitario e specifica l'effusione pneumatica ricordando i sette doni presenti in Isaia 11,1-3 cioè:

Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici.  Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire”. (Isaia 11,1-3)

 

Dio onnipotente, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che hai rigenerati questi tuoi figli dall'acqua e dallo Spirito, liberandoli dal peccato infondi in loro il tuo Santo Spirito Paraclito, Spirito di sapienza e d'intelletto, Spirito di consiglio e di fortezza, Spirito di scienza e di pietà e riempili dello Spirito del tuo Santo timore” (Rito della confermazione n.25)

Queste cose deve dire il vescovo quando fa l'imposizione delle mani.

Segue la crismazione con l'imposizione della mano e poi ungendo con il crisma un segno di croce sulla fronte con la relativa formula:“ricevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono”.

Importante, questo, perché viene indicata la materia e la formula :

-          la materia = è l'unzione;

-          la formula = “ricevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono” e il cresimando risponde,“Amen.

Elementi importanti, dicevamo perché compongono il segno sacramentale in senso stretto. Paolo VI con questa indicazioni , recupera una tradizione più antica, ma pone termine a una tradizione più recente. Rispetto al dato tradizionale occidentale, che era quello di preferire l'imposizione delle mani (mentre quello d'oriente, l'unzione), Paolo VI pone termine riprendendo il gesto dell'unzione, mentre la formula è completamente nuova, anche se ha la sua fonte in un rito bizantino del V° secolo.

Comunque anche in occidente, il gesto delle imposizione delle mani è messo in secondo piano, anche se nella Costituzione Apostolica, Paolo VI insiste sul fatto di dare la giusta importanza e la giusta considerazione  all'imposizione delle mani: “L'imposizione delle mani sopra gli eletti, che si compie con l'orazione prescritta prima della crismazione, anche se non appartiene all'essenza del sacramento è da tenersi in grande considerazione in quanto serve ad integrare il rito stesso e a favorire una migliore comprensione del sacramento”.

È chiaro che questa imposizione delle mani, che precede la crismazione, differisce però dall'imposizione della mano con cui si compie l'unzione crismale sulla fronte.  

 Altro cambiamento è l'eliminazione dello schiaffetto, riprendendo l'abbraccio di pace. Ciò che è nuovo in realtà non lo è, perché riprende l'abbraccio di pace, il quale è più antico dello schiaffetto (VII-VIII sec. di origine germanica) .

Dopo l'amen del cresimato, il vescovo gli dice: “la pace sia con te – e il cresimato risponde: “e con il tuo spirito”.

Questo rito – dice il rituale – esprime la comunione ecclesiale del vescovo con tutti fedeli.

Nel RICA lo schema è identico, con l'unica differenza che si riprende una composizione unitaria, con il battesimo e l'eucarestia, sostenendo che in questo modo si rappresenta meglio l'unità del mistero pasquale.

Questo legame significa l'unità del mistero pasquale, lo stretto rapporto fra la missione del Figlio e l'effusione dello Spirito Santo e l'unità dei sacramenti con i quali il Figlio e lo Spirito Santo vengono insieme con il Padre a prender dimora nei battezzati” (RICA, n.34).

Mentre nel RC c'è l'isolamento della confermazione dagli altri due sacramenti d'iniziazione.

 

LA CONFERMAZIONE