I SACRAMENTI

La confermazione

 

Dati patristici

 

            I padri non hanno scritto nulla sulla confermazione, la preoccupazione dei padri è vedere l'unità dell'iniziazione.  Pensavano in termini unitari, siamo noi che poi abbiamo iniziato a separare. Nonostante si considera il lavacro battesimale come qualcosa di compiuto, nella liturgia troviamo dei riti post battesimali che non mancavano mai: l'imposizione delle mani, la signatio e l'unzione, che non troviamo sempre nello stesso ordine nelle varie chiese, ma che sono sempre presenti e strettamente legate al dono dello Spirito e strettamente legate alla ministerialità del vescovo, anche perché la conclusione era l'abbraccio di pace del vescovo stesso e poi la partecipazione alla comunione.  In altre parole, a questi tre riti, soprattutto a partire del III secolo, si lega l'idea di un dono successivo al lavacro battesimale particolarmente legato al dono dello Spirito .

L'imposizione delle mani: è il più antico e richiama la prassi apostolica di conferire il dono dello Spirito. Chi collega di più lo Spirito a questo gesto è Tertulliano in De Baptismo, n.8: “ finito il lavacro battesimale, dopo ci viene imposta la mano, con una preghiera di benedizione per invocare e invitare lo Spirito Santo”.  Un testo simile si ha in un altro suo libro Il De Resurrezione, dove oltre all'imposizione della mano, ricorda anche la Consignatio.

Consignatio: La carne viene segnata dalla croce perché l'anima ne sia difesa, la carne viene coperta dall'imposizione delle mani perché l'anima sia illuminata dallo Spirito”. Il segno della croce per invitare al combattimento e l'imposizione delle mani per lo Spirito Santo. Ancora più diretti sono alcuni riferimenti di Cipriano, il quale parla di un uso comune, nella Chiesa del suo tempo, di imporre le mani sui battezzati per comunicare lo Spirito Santo. La consignatio è il segno di croce che preferibilmente si fa sulla fronte e che nella tradizione greca richiamava lo sfraghis, cioè il marchio, il sigillo. Nella prassi cristiana, il segno della croce, era già conosciuto, non nel segno ampio come facciamo oggi, ma come lo si fa quando si legge il vangelo. Di questo ne parla Tertulliano nel De corona n.3. inserito nella liturgia battesimale, assunse un significato legato al dono pneumatico. Non più come un gesto devozionale, ma gesto pneumatico. Il papa Innocenzo I dice(Dz 215):“Spetta al vescovo compiere la consignatio per il dono dello Spirito”, questo ci fa vedere come già, in questo periodo, la consignatio ha un ruolo, quasi più importante dell'imposizione delle mani.

L'unzione: le testimonianze sono molte, soprattutto in oriente. Cirillo di Gerusalemme nelle Catechesi mistagogiche n.21,arriva a paragonare l'olio consacrato del crisma, al pane consacrato: “Devi tenere nella stessa considerazione l'olio consacrato e il balsamo con il pane consacrato”. Riflessione molto forte, questa di Cirillo che paragonando la consacrazione del crisma a quella eucaristica e sostenendo che è essa (l'unzione) a produrre il dono dello Spirito. Il Paragone eucaristico è ardito, se vediamo come il pane eucaristico che comunica il Cristo, secondo l'interpretazione di Cirillo, dobbiamo dire che, l'unzione crismale ci comunica allo stesso livello sacramentale, lo Spirito Santo: “Battezzati in Cristo siete rivestiti di Cristo siete diventati conformi al Figlio di Dio. Divenuti partecipi venite chiamati Cristi. Anche voi, quando siete risaliti dalla piscina delle sacre fonti, vi fu conferito il crisma il quale è figura di quello che unse Cristo, cioè lo Spirito Santo. Guardasti bene dal pensare che quello è un balsamo ordinario, come il pane eucaristico, dopo l'invocazione dello Spirito non è più semplice pane, ma corpo di Cristo così anche questo santo balsamo, dopo l'invocazione non è più solo balsamo, ma è carisma di Cristo e dello Spirito Santo reso efficace dalla sua presenza, esso viene spalmato simbolicamente sulla tua fronte e sugli altri sensi il corpo viene crismato col balsamo materiale, l'anima viene santificata col Cristo santificatore”.

            Questi erano i tre riti post-battesimali e i significati che i padri accludevano a ciascuno di essi. Tutti e tre confluiscono il dono dello Spirito Santo.

            Tertulliano lega particolarmente questi riti allo Spirito Santo, finito il lavacro battesimale, viene l’imposizione delle mani per invocare lo Spirito Santo. Tertulliano ricorda anche la signatio, la carne viene segnata dalla croce, perchè l'anima ne sia difesa, la carne viene coperta dal segno delle mani perchè l'anima ne sia illuminata. Il segno della croce indicava l'invito al combattimento, alla fortificazione, come lo scudo, ampio, per la difesa, l'imposizione delle mani è più in rapporto con lo Spirito Santo.

            Cipriano parla dell'uso di imporre le mani per ricevere lo Spirito Santo. La signatio prima era solo sulla fronte, poi si allarga. Facevano spesso il segno della croce, non era legato all'unzione, era un rito a parte, oggi l'unzione si fa con la signatio, l'unzione prima era vera, si metteva l’olio in testa. Per Innocenzo I la materia della confermazione è la signatio, questi tre riti erano talmente presenti che non era poi chiaro quale fosse il rito principale della confermazione. Oggi in realtà tutti e tre i riti sono fusi in uno.

             Con il passare del tempo questi tre riti tengono a semplificarsi e divengono due perché la signatio si inizia a fare con il pollice unto nel crisma. Quindi ci sarà una semplificazione dei riti, e una diversificazione maggiore fra oriente e occidente: l'oriente darà maggiore importanza all'olio, e l'occidente darà maggiore importanza all'imposizione delle mani.

            Una caratteristica occidentale, nel VII sec., sarà anche la progressiva separazione fra battesimo e confermazione, per vari motivi. Il principale è perché questi riti sono assegnati alla ministerialità del vescovo.

Mentre in oriente manterrà lo stretto legame fra i due sacramenti, e la ministerialità è assegnata anche ai presbiteri.

Allora, quando il cristianesimo, in occidente, si diffonde nelle campagne, per il rito del battesimo occorrerà sempre un vescovo, ma non essendo sempre reperibili questo sarà motivo di separazione dei due riti (battesimo e confermazione). Un altro motivo, in occidente sarà quello di battezzare i bambini per il pericolo di morte. Queste difficoltà influiranno molto sulla separazione dei due riti.

L'uso del termine tecnico di confermazione, lo troviamo nel ordus romanus XI della seconda metà del VII sec.

            Il distacco dal battesimo paradossalmente  danneggia la cresima perchè se leggiamo i testi dei predicatori del tempo, devono convincere i cristiani già battezzati a cresimarsi, siamo già nel V-VI secolo.  La crisi di questo sacramento inizia già da qui. Si lega la confermazione al tema del combattimento, è necessaria la confermazione per combattere i nemici della fede, così fa il soldato. Importante fu l’omelia di Fausto che influenzerà anche Tommaso, non verrà attribuita a Fausto, ma a Papa Milchiade (Somma teologica III pars q.72).

Fausto vescovo di Rietz che cerca di superare questo handicap, legando soprattutto il sacramento della confermazione al combattimento:“ È necessaria la confermazione per poter combattere i nemici della fede. Così ti fa milite”.

 

Fausto di Rietz:         (fine IV sec.) importante perché tenta una riflessione sistematica sulla confermazione, ma è importante per una celebre omelia di pentecoste, dalla quale parte dal disinteresse dei fedeli: “La confermazione può mai conferire qualcosa a colui che è già rinato in Cristo? Non abbiamo ricevuto già tutto dal fonte battesimale se dopo di esso è necessario un'aggiunta di nuovo genere” (Corpus Cristianorum SL 101-337). Importante quest'omelia perché usa un linguaggio militaresco, usando l'espressione che la confermazione ci rende soldati di Cristo. Importante quest'omelia, perché nel medioevo non verrà attribuita  a Fausto, ma a papa Melchiade e questo condizionerà l'autore successivo: Tommaso, il quale sintonizza la sua teologia sulla confermazione sui contenuti proposti in questa omelia.

 

Tommaso:                  caratterizza la confermazione con le idee della forza dell'irrobustimento: “nel battesimo noi nasciamo, nella confermazione noi cresciamo”. Il battesimo, per Tommaso, equipaggia il credente, con il dono pieno dello Spirito, al combattimento per Cristo.

Summa III pars. qst 72 art.5: “Nel battesimo, l'uomo riceve la facoltà di compiere gli atti che riguardano la propria salvezza, in quanto la vive in se stesso. Nella confermazione riceve, invece, la facoltà di svolgere attività attinenti al combattimento spirituale contro i nemici della fede”.

L'intuizione di Tommaso che va recuperata è l'idea che il battesimo è per me, mi da un dono per la salvezza mia; mentre  la confermazione mi fa per gli altri, mi decentra da me stesso, mi toglie da una sorta di narcisismo spirituale per relazionarmi con gli altri. Il battesimo equipaggia il credente nel dono, nella cresima si ha la pienezza. Nel battesimo si riceve la facoltà di compiere gli atti della propria salvezza, la confermazione invece riguarda il combattimento, il tuo rapporto con gli altri, se al battezzato tutto ruota intorno a lui, nella cresima si leva dal centro e si pone al servizio dell'umanità. Nella cresima il dono della salvezza è perchè il credente sia al servizio degli altri.

Comunque Tommaso rimane nella idea generale della confermazione come dono dello Spirito per il combattimento, così lo riceve anche il magistero, soprattutto nel Concilio di Firenze nel Decreto per gli Armeni.

Concilio di Firenze:   Da riportare è il concilio di Firenze, sacramento dato nella forza, interessante come colga il tradizionale riferimento allo Spirito Santo come forza, dato come forza. (Dz 1319): “L'effetto di questo sacramento è che in esso lo Spirito Santo è dato come forza, così come fu dato agli apostoli nel giorno di Pentecoste affinché, come loro, il cristiano confessi con audacia il nome di Cristo. Per questo il confermato viene unto sulla fronte, perché sulla fronte si manifesta il rossore, affinché non arrossisca in nome di Cristo e per questo viene segnato con il segno della croce.

Concilio di Trento:   Non riproduce questa plastica descrizione di Firenze, si limita soprattutto ad anatematizzare le posizione dei protestanti, in particolare con tre canoni (Dz 1628-1630), i quali sono:

1-      anatematizza coloro che sostengono che la confermazione è una vana cerimonia (quindi, in negativo, coloro che negano la sacramentalità della confermazione, ed in positivo, Trento definisce la sacramentalità della confermazione);

2-      anatematizza coloro che affermano che ingiuriano lo Spirito Santo quelli che attribuiscono una certa efficacia al crisma;

3-      anatema a quelli che negano che il ministro ordinario della confermazione è il vescovo. Difende la ministerialità del vescovo.

 

 

LA CONFERMAZIONE