TESTIMONIANZE CRISTIANE

 

Conosciamo e crediamo

 

Esegesi dell'Antico Testamento

 

Il culto ebraico

 
FESTE ANNUALI
Festa degli azzimi/Pasqua  
Festa della mietitura/Pentecoste  
Festa del raccolto/delle Capanne  
Festa del 1°giorno del 7° mese  
Festa del 10°giorno del 7°mese  
   
I SACRIFICI PRINCIPALI
Sacrificio quotidiano/'Olat lattami

 

Sacrifici del Sabato e le nenomenie

 

Olocausto/Olà Il sacrificio dell'olocausto è ben attestato nei brani della storiografia deuteronomistica e soprattutto nella composizione sacerdotale. L'olà tradotto con olocausto è un sacrificio importante, tutto viene bruciato in onore del signore, il sacrificio principe perché si brucia tutto in onore del signore. Andava offerto l'animale più sano. Quando uno è povero e non può offrire un vitello o un agnello, è sufficiente che offra un paio di colombe o di tortore. La pelle del sacrificio va ai sacerdoti e c'era la regola che non si potevano avere contenitori se non quelli comprati dai sacerdoti, gli altri erano impuri. Erano fatti di pelle tutti i contenitori, non c'era la plastica allora.
Oblazione/Minha Il secondo capitolo parla della minha, dell'oblazione, nelle attestazioni più antiche extrabibliche domina il significato di tribuno o dono in senso profano, è probabile che anche presso gli ebrei minha sia stato un termine inizialmente usato per indicare il pagamento dei tributi ai vincitori, oppure offerti in omaggio per raggiungere qualche scopo. Parallelamente o forse in seguito, minha venne usata per indicare anche un dono presentato alla divinità, spostandosi così dall’ambito semantico profano a quello religioso. In babilonia e in Egitto si usava molto l'offerta farinacea, questa è proprio un'offerta farinacea, nei testi dopo l'esilio di parla di oblazione solo in relazione all'olocausto. In ogni rito e in ogni festa si offre l'olocausto, si deve offrire quindi anche l'oblazione. Questa farina viene bruciata come memoriale.
Sacrificio di Comunione/Zaebah Selamim  
Sacrificio espiatorio/Hattat  
Sacrificio di riparazione/'Asam  
Sacrificio di investitura/Millu'im  
   
ALTRI TIPI DI SACRIFICIO
Rito della gelosia  
Purificazione di un lebbroso  
Sacrifici votivi e spontanei/Naedaer Nedaba

Il termine naedaer viene usato in senso generale per indicare un voto, come nei testi d Gn 28,20; Gd 11,30; 1 Sm 1,11.21; 2 Sm 15, 7-8, nei quali Giacobbe, Jefte, Anna e Assalonne s’impegnano a rispettare una promessa a favore della divinità, se questa si interessa a risolvere un loro problema. Normalmente si tratta di un sacrificio di comunione offerto come naedaer. La vittima può essere presa dai bovini, dagli ovini e dai caprini, purchè sia maschio e senza difetto. Nel v.23 c’è una differenza fra i due tipi di sacrifici: se come sacrificio spontaneo (nedaba) è tollerato che il giovenco o l’agnello possano anche non essere ben proporzionati, ciò è inammissibile per i sacrifici naedaer. Il vitellino, l’agnello e il capretto devono restare sette giorni con le loro madri e solo a partire dall’ottavo giorno dopo la loro nascita saranno graditi alla divinità; la vacca madre e la pecora madre non possono essere immolate nello stesso giorno in cui vengono immolati i loro piccoli e viceversa.

Sacrificio di ringraziamento/Todà

Accanto a naedaer e nedaba è nominato anche Todà (v.29), sacrificio pacifico offerto come ringraziamento, è una qualifica del sacrificio di comunione, nel v.30 si precisa che le parti del dono o del sacrificio di ringraziamento devono essere consumate in giornata, secondo la disposizione di Lv 7,15.  Un sacrificio zaebah selamim si può offrire come todà, ma rimane sempre zaebah selamim. Parlando dell'eucarestia togliamo il zaebah selamim e parliamo solo di todà, todà come rendimento di grazie, ma la sostanza è zaebah selamim, todà è solo la qualifica. La carne del sacrificio di comunione veniva mangiata dagli offerenti, la qualificazione dell'offerta poteva essere diversa. La remissione dei peccati è questo riscatto che Gesù paga per liberare tutti noi da questo peccato originale. Non si può andare a prendere il pane del zaebah selamim se non si è uniti, se non si è in comunione. I cristiani non fanno altro che riprendere le liturgie ebraiche e riprenderle, naturalmente riviste un po', non si sgozza più l'agnello dello zaebah selamim. Questo agnello non è più un agnello reale che viene sgozzato, ma viene portato pane e vino che ricordano l'agnello portato per sgozzare. Il pane e il vino diventano sangue e corpo di Cristo. Il sangue dell'hatta't purifica, prima di iniziare un discorso di comunione anche noi ci purifichiamo "confesso a Dio onnipotente", recuperiamo questa purità che avevamo perso, si può procedere per la comunione si leggono le letture, come nella sinagoga.

 

Esegesi dell'Antico Testamento