Ma il governatore repubblicano Perry ha convocato una sessione straordinaria del Senato per poter aggirare il “filibuster” (l’ostruzionismo). E, durante il voto finale, la polizia, presente in modo massiccio nella tribuna riservata al pubblico, ha espulso i manifestanti abortisti più rumorosi prima che lanciassero bottigliette riempite di urina ed escrementi. Oltre a vietare le interruzioni di gravidanza dopo le 20 settimane dal concepimento (salvo pericoli gravi e imminenti per la salute della madre) la nuova legge innalza gli standard di sicurezza delle cliniche che praticano l’aborto, equiparandoli a quelli dei centri chirurgici, che hanno regole e prassi più severe. Una misura che potrebbe portare alla chiusura di 37 delle 42 cliniche specializzate del Texas. Inoltre i medici che eseguono un aborto dovranno garantirsi la possibilità, in caso di complicazioni, di far ricoverare la donna in un ospedale che non disti più di 30 miglia. Limitazioni vengono introdotte anche all’uso della pillola abortiva, la RU-486, che dovrà essere somministrata sotto strettissimo controllo medico. «Oggi il Texas ha compiuto il passo finale nel suo storico sforzo di proteggere la vita», ha commentato Perry, che ha fatto sapere che firmerà la nuova legge. La misura è il risultato di una campagna condotta da alcuni gruppi di difesa della vita che vogliono cambiare le regole americane sull’aborto Stato per Stato e non puntare gradualmente a un nuovo pronunciamento della Corte suprema che vanifichi la sentenza pro-aborto di quarant’anni fa.
Elena Molinari
Fonte: Avvenire