
Tempi.it ha intervistato Giancarlo Cerrelli, vicepresidente dell’Unione giuristi cattolici italiani, è stato invitato in trasmissione, e ha messo in crisi la teoria di Fabrizio Marrazzo, portavoce di Gay Center. La puntata di martedì 20 agosto di “Uno Mattina Talk”, andata in onda su Rai Uno. Ha parlato della proposta di legge che, se approvata, punirebbe con il carcere i reati indefiniti di “omofobia” e “transfobia”.
Cerrelli, Marrazzo ha detto che è necessaria una legge come questa che, innestata sulla legge Mancino, prevede il carcere per tutelare gli omosessuali da chi li discrimina.
Dopodiché ha raccontato che grazie a lui era stato chiuso un sito in cui si prendeva in giro un ragazzo omosessuale che si era suicidato. Sono quindi intervenuto facendo notare che quanto da lui raccontato conferma che le norme per tutelare ogni persona discriminata, anche omosessuale, esistono già. Sono previsti, infatti, dal codice penale: reati per percosse, lesioni, minacce, ingiurie, diffamazione, diffamazione a mezzo stampa e, poi, vi è l’articolo 61 sulle aggravanti per motivi abietti o futili. L’introduzione da quattro anni delle norme sullo stalking rende, inoltre, possibile una efficace prevenzione. A quel punto non sapeva più che dire.
Il portavoce di Gay Center ha detto testualmente che è giusto introdurre un reato di opinione contro l’omosessualità.
È così emersa chiaramente la posizione del mondo gay che, come ha lasciato intuire Marrazzo, dovrebbe prevedere il carcere per chi dovesse considerare l’omosessualità una malattia, un disagio o un disordine. È chiaro, dunque, l’intento rieducativo del popolo italiano, che si vuole dare alla legge anti-omofobia.
Lei ha fatto notare che i concetti di “omofobia” e “transfobia” sono troppo vaghi. Chi verrà punito?
È indicativo ciò che il portavoce del Gay Center Marrazzo ha fatto intuire, quando ho espresso in trasmissione che l’omosessualità è da intendersi come un disordine e un disagio esistenziale. In presenza di una legge sull’omofobia, queste espressioni sarebbero punite. Ed io aggiungo: con il carcere e con sanzioni accessorie.
Marrazzo ha sostenuto che Benedetto XVI ha dichiarato che gli omosessuali sono contro la pace del mondo.
Sono intervenuto per dire che secondo me non era vero. La conduttrice Benedetta Rinaldi ha dimostrato serietà professionale andando a verificare e si è dovuta scusare con il pubblico leggendo le vere parole del Pontefice e smentendo Marrazzo: «La struttura naturale del matrimonio va riconosciuta e promossa, quale unione fra un uomo e una donna, rispetto ai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione».
Si è fatta una gran confusione dicendo che papa Francesco ha parlato di non giudicare un gay se cerca Dio.
Sono d’accordo con il Papa. Ma che significa non giudicare la persona? Di certo non accontentarsi di dare una pacca sulla spalla. Che significa accogliere l’altro? Mentire se c’è qualcosa che non va o portare con lui un possibile problema? Chi non si interroga sull’altro non è capace di amare, cioè di accompagnarlo nel cammino alla felicità, in cui tutti abbiamo bisogno di essere risollevati ogni volta che cadiamo.Il resto è comoda tolleranza.
Anche senza una legge, lei è già stato accusato dal mondo gay. Alessandro Zan, deputato e capogruppo di Sel in Commissione Ambiente ed esponente del mondo Lgbt, ha scritto che chiederà l’intervento della Commissione di Vigilanza.
«È impensabile – si legge nel comunicato diffuso da Zan – che il servizio pubblico si faccia megafono di tesi, teorie e personaggi che esprimono opinioni discriminanti e che si scagliano contro la discussione in corso in Parlamento». Non solo, nel comunicato si legge che la puntata era stata «costruita per parlare di omofobia e della discussione dell’estensione della legge Mancino».
Ma come? È stata anche trasmessa la testimonianza di un giovane omosessuale che, anonimamente, ha raccontato di essere stato discriminato.
Sembrava tutto predisposto. Io e molti altri abbiamo avuto questa sensazione.
Il mondo della politica pare intimidito.
C’è una miopia che affligge anche il mondo cattolico: non ci si accorge di quello che potrà succedere. Anche molti parlamentari che si dicono cattolici non avvertono che, approvando una tale legge, si facilità la marcia e la penetrazione nella nostra cultura dell’ideologia del gender, che ha di mira la decostruzione della nostra società, con un’iniziale omosessualizzazione dei generi. Eppure basta mettere il naso fuori casa per capirlo. In Inghilterra comuni cittadini che si sono detti a favore del matrimonio naturale vengono licenziati. Accade lo stesso in Germania e in America, dove addirittura si comincia a parlare di rieducazione degli eterosessuali. Questa pretesa di rifare l’uomo e di smontare la natura ha in sé un carico di dolore enorme. Ma dobbiamo schierarci e non contrattare. Se questa legge passa, così com’è, cioè innestata sulla legge Mancino, ci priveranno della libertà di educare. Un qualsiasi genitore convinto e che volesse educare secondo natura, potrebbe essere denunciato se, ad esempio, rispondesse a un figlio, che ha sentito il contrario, che la sessualità non è una scelta culturale e percettiva.
Fonte: Tempi.it
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E la mia parola, come pure tutti gli interventi, non ha mai avuto intento polemico o distruttivo e non nasce mai da alcun genere di risentimento. Sono pronta ad intervenire nel dibattito pubblico, laddove si dialoga sulle grandi questioni su cui la Città di Roma si trova a decidere per il futuro della società. L'obiettivo è quello di realizzare una leale collaborazione nel profondo rispetto della laicità delle istituzioni. Quella sana laicità che sta a cuore ai cattolici, ma non può essere confusa con quel laicismo che vorrebbe fare della religione un fatto esclusivamente privato. Uno Stato e una Città sono realmente laici quando sono in grado, e lo dimostrano nei fatti con comportamenti concreti, di rispettare le convinzioni dei loro cittadini. Lo dico proprio avendo come obiettivo la salvaguardia dei diritti. Stiamo parlando, infatti, e voglio augurarmelo, dei diritti di tutti e, quindi, anche quelli dei cattolici e di quanti hanno opinioni diverse".
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«Dobbiamo sempre ricordare che la libertà accademica deve fondarsi sull’integrità, deve sempre essere corretta e mostrare rispetto per gli altri». Così Michael Lovell, rettore dell’università cattolica Marquette in Wisconsin, ha giustificato l’avvio della procedura di licenziamento del professore di Scienze politiche John McAdams (foto a fianco). L’università vuole licenziare il docente per le critiche espresse contro l’ateneo, che non ha difeso uno studente a cui è stato proibito di esprimere la sua contrarietà alle unioni omosessuali durante una lezione.
IL CASO. Tutto è cominciato a novembre 2014, quando lo studente dell’università guidata dai gesuiti ha raccontato a un giornale universitario di essere stato bollato come “omofobo” e messo a tacere durante una lezione di Teoria etica per aver contestato le parole della docente junior di filosofia Cheryl Abbate.
Abbate sosteneva che i diritti gay fossero una questione ormai assodata: «Tutti sono d’accordo su questo e non c’è bisogno di discutere». Lo studente, al contrario, ha fatto notare che l’affermazione doveva essere discussa e che censurare le argomentazioni contro il matrimonio o l’adozione gay a causa della sua visione personale avrebbe rappresentato un grave precedente. La docente ha allora definito quelle dichiarazioni «razziste e sessiste», invitando il ragazzo ad abbandonare il corso perché non aveva «il diritto di fare commenti omofobi».