TESTIMONIANZE CRISTIANE

 

Le mie testimonianze

 

Ragione e fede

 
 
La ragione non oscura le verità di fede?

In questo Sant'Agostino ci ha detto veramente tanto. In realtà la fede ci fa conoscere la verità senza averne una spiegazione razionale, quindi in modo soprannaturale, la ragione ce la fa conoscere invece seguendo la strada normale dell'uomo che non ha la rivelazione. Come Sant'Agostino insegna il giusto modo è quello di non mettere in discussione la fede, suprema verità, ma cercare di spiegare in modo razionale queste verità della fede. In questo modo diventa più forte in noi la verità scoperta. Come spesso succede ci vuole una via di mezzo, la ragione non deve eccedere credendo di essere lei la padrona, la verità è contenuta nella fede, la fede non deve bloccare la ragione, perché l'uomo è un essere razionale e se lo è, lo è perché possa usare la propria ragione. Come ogni cosa che è stata creata ha un senso positivo ma si può anche usare male, così funziona per la ragione, per questo ha bisogno di essere retta e guidata dalla fede. Non si può non considerare la funzione della ragione in quanto è una caratteristica fondamentale di ogni uomo e proprio il suo utilizzo a dare la nostra natura. Nella strada verso la verità la ragione ha sempre avuto un ruolo importante nella storia del pensiero e la fede non vuole e non può cancellare i risultati a cui è arrivata. Anche perché la fede non copre ogni campo e ha bisogno dell’aiuto della ragione. La cosa importante è che sia la ragione che la fede mirano alla verità e quindi il punto d'arrivo è lo stesso, sono come le espressioni che si fanno a scuola, è bello arrivarci ragionando, ma quella soluzione alla fine ti fa capire spesso qual è la vera strada, quando sbagli e a volte dal risultato si capisce anche il procedimento, la fede è dritta e più semplice, la ragione permette di capire più in profondità le verità di fede, proprio come nell’esempio dell’espressione, saperne il risultato è tanto ma capire come lo si è ottenuto è meglio. Fede e ragione sono quindi due strade diverse che non solo arrivano alla stessa meta ma che spesso si incontrano. D’altronde poi come ci ricorda Sant’Agostino per avere fede bisogna che prima ci sia la ragione che accetti di affidarsi alla fede.

A sostegno: Sant’Agostino

Lontano da noi il pensiero che Dio abbia in odio la facoltà della ragione, in virtù della quale ci ha creati superiori agli altri esseri animati. Lontano da noi il credere che la fede ci impedisca di trovare o cercare la spiegazione razionale di quanto crediamo, dal momento che non potremmo neppure credere, se non avessimo un’anima razionale. Quando perciò si tratta di verità concernenti la dottrina della salvezza, che non possiamo ancora comprendere con la ragione (ma lo potremo un giorno), alla ragione deve precedere la fede; essa purifica la mente e la rende capace di percepire e sostenere la luce della suprema ragione divina: anche ciò è un’esigenza della ragione[1]

È quindi un precetto ragionevole che la fede preceda la ragione. Se infatti questo precetto non fosse conforme alla ragione, sarebbe irragionevole, il che non può essere assolutamente. Se dunque è conforme alla ragione che, quando si tratta di supreme verità, le quali non possono conoscersi, la fede preceda la ragione, qualunque sia il ragionamento che ci convince di ciò, anch’esso deve senza dubbio condurre alla fede.[2]

 

San Tommaso

Essendo contrario al vero solo il falso, com’è evidente dalla loro rispettiva definizione, è impossibile che una verità di fede possa essere contraria a quei principi che la ragione conosce per natura[3]

Giovanni Paolo II

"Tutti gli uomini desiderano sapere"(Aristotele, Metafisica, I, 1), e oggetto proprio di questo desiderio è la verità. La stessa vita quotidiana mostra quanto ciascuno sia interessato a scoprire, oltre il semplice sentito dire, come stanno veramente le cose.[4]

all'uomo spetta il compito di investigare con la sua ragione la verità, e in ciò consiste la sua nobiltà[5]

Non ha dunque motivo di esistere competitività alcuna tra la ragione e la fede: l'una è nell'altra, e ciascuna ha un suo spazio proprio di realizzazione[6]

Ma allora non sarebbe preferibile lasciare la fede e affidarsi alla ragione? In questo modo riusciremmo a essere d’accordo anche con chi non crede al Dio cristiano ma crede in una religione naturale!

Se tu conoscessi tutta la verità la lasceresti per ricercarla di nuovo in altro modo? Oppure la terresti ferma e cercheresti di approfondirla per vedere in che altro modo puoi arrivarci? Inoltre quando si cerca di capire i motivi di qualcosa è molto utile sapere dove si arriverà, per essere guidati in maniera più sicura e non smarrirsi lungo la strada, infatti il lavoro della ragione è lungo e una volta arrivati si rischia sempre di non avere la verità tutta intera. Non avrebbe senso lasciare i risultati di un espressione per calcolarla, conviene tenere i risultati in modo da controllare se c’è qualche errore nei calcoli e magari sistemarli. Quindi perché non credere alla fede e affidarsi solo alla ragione, visto che Dio stesso è sceso sulla terra per dirci come stanno le cose? Possiamo tranquillamente affidarci alla fede e scoprire sempre più la verità anche con la ragione in modo da approfondirla e di farla scoprire anche a chi magari è lontano dalla fede cristiana, facendogli vedere come nella religione cristiana risiede la verità e lo testimonia anche il ragionamento. Inoltre ci sono cose come l’incarnazione che non possono capirsi solamente con la ragione, a cui ci si può arrivare solo con la fede. Esistono cose a cui la ragione non può arrivare o la cui strada è molto difficile da trovare e per questo la fede è la strada sicura, la sicurezza che altrimenti con la sola ragione non potremmo avere, come fa infatti Platone nei suoi dialoghi riconoscendo che non può essere sicuro di niente e mette sempre di nuovo tutto in discussione, la fede invece ci dà delle certezze, certezze che si può cercare di capire meglio ma che non c’è bisogno di mettere in discussione.

A sostegno: Giovanni Paolo II

La ragione non può svuotare il mistero di amore che la Croce rappresenta, mentre la Croce può dare alla ragione la risposta ultima che essa cerca.[7]

la fede libera la ragione in quanto le permette di raggiungere coerentemente il suo oggetto di conoscenza e di collocarlo in quell'ordine supremo in cui tutto acquista senso. In una parola, l'uomo con la ragione raggiunge la verità, perché illuminato dalla fede scopre il senso profondo di ogni cosa e, in particolare, della propria esistenza.[8]

Vaticano I

Si deve a questa divina Rivelazione se tutto ciò che delle cose divine è di per sé assolutamente inaccessibile alla ragione umana, anche nella presente condizione del genere umano può facilmente essere conosciuto da tutti con certezza e senza alcun pericolo di errore[9]

Si, ma con la ragione si arriva anche a cose false.

Questo è vero. La ragione tende alla verità, ma non sempre ci arriva, per questo la verità si trova nel dialogare con gli altri (nella dialettica), affinché questi riescano a farti trovare dove sia il tuo errore per correggerlo e arrivare più vicino alla verità. La ragione conduce l’uomo  a cose false semplicemente quando è usata male. Se il fuoco ha bruciato la nostra casa non vuol dire che dobbiamo rinunciarci anche solamente per riscaldarci. Proprio per correggere questo suo problema la ragione ha bisogno di essere poggiata sulla fede, in modo da essere più forte. La fede fa vedere dove la ragione deve arrivare e per questo si può in caso sbagli direzione correggersi, capire i motivi dell’errore e seguire la nuova strada.

A sostegno: Sant’Agostino

Come non devi evitare qualunque ragionamento per il fatto che c’è pure un falso ragionamento, così non devi evitare qualsiasi spiegazione razionale per il fatto che se ne trova pure qualcuna falsa. [...] alla falsa ragione è da preferire senza dubbio non solo la vera ragione con cui comprendiamo le verità che crediamo, ma anche la fede nelle verità che ancora non abbiamo comprese. Ad ogni modo è meglio credere ciò ch’è vero, per quanto non ben capito, che pensar di capire come vero ciò che al contrario è falso. La fede infatti ha i suoi occhi, con cui vede in certo modo ch’è vero ciò che ancora non vede chiaro e coi quali vede con assoluta certezza che ancora non vede chiaro ciò che crede. Orbene, chi mediante la vera ragione capisce ciò che prima riteneva certo solo per fede, è senz’altro da preferirsi a chi desidera ancora di capire ciò che crede. Qualora poi costui non sentisse nemmeno un tale desiderio e considerasse quale solo oggetto da credere le verità che ancora dovesse intendere, ignorerebbe a che giova la fede. Infatti la fede ispirata dal sentimento religioso non vuol restar separata dalla speranza e dalla carità. Il fedele quindi deve credere quel che ancora non vede in modo da sperare e amare di vedere in futuro.”[10]

La ragione da sola raggiunge la verità?

Qui mi sembra giusto riprendere dal maestro Platone, lui purtroppo aveva solo la ragione e la definisce come un’imbarcazione da fortuna, una zattera in mezzo al mare, e dice che se avessimo una rivelazione divina potremmo affrontare il mare con una vera nave. A questa domanda risponderei con un altra domanda: “si può raggiungere la vetta di una montagna scalandola o si può fare solo con un elicottero?” la risposta è si ma è molto più difficile scalarla. La stessa cosa succede con fede e ragione. La ragione può raggiungere la verità ma deve essere aiutata per essere veramente sicura. Come ha detto San Giustino, la religione cristiana è la verità, quindi ogni volta che è stata detta una verità questa appartiene alla religione cristiana. Così si può considerare cristiano anche Socrate perchè ha conosciuto le verità che Cristo ha rivelato prima che Cristo le rivelasse. Chiunque porta la verità porta Cristo quindi ci sono dei cristiani anche prima di Cristo. La verità si raggiunge quindi anche con la ragione, ma ci sono verità che sono molto difficili da capire con la ragione, verità che hanno bisogno della fede.

a sostegno: Vaticano I

 “La stessa madre Chiesa ritiene e insegna che Dio, principio e fine di ogni cosa,  può essere conosciuto con certezza mediante la luce naturale della ragione umana a partire dalle cose create; infatti, dalla creazione del mondo, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute (cf. Rm 1,20): ma tuttavia è piaciuto alla sua sapienza e bontà rivelare se stesso al genere umano, nonché gli eterni decreti della sua volontà per altra via, questa volta soprannaturale.[11]

La verità è quella della maggioranza?

No, assolutamente, la verità è una e sola. Le persone leggono la verità ma se la maggior parte delle persone dicono una verità diversa da quella reale, diversa da questa sola e unica verità che è la realtà,  non vuol dire che questa della maggioranza sia la verità. L'unico modo per avvicinarci alla verità è quello attraverso la ragione, tralasciando in questa sede la via più facile della rivelazione. Quindi si arriva alla verità attraverso i ragionamenti, dando al mio interlocutore le ragioni di ciò che dico e essendo pronto a cambiare la mia opinione se l'altro riesce a confutarla.

a sostegno: Platone

"Gli uni credono di confutare gli altri, quando chiamino molti e stimati testimoni a deporre in favore delle proprie dichiarazioni, e quando l'avversario, invece, faccia venire a deporre un solo testimone o nessuno. Ma questo genere di confutazione non ha alcun valore ai fini della verità"[12]

La sola fede dà più garanzie?

La sola fede non esiste, in quanto anche su ciò che ci è stato rivelato dobbiamo continuamente ragionare per interpretarlo, la Teologia fa proprio questo. I seminaristi infatti prima di fare tre anni di teologia iniziano facendo due anni di filosofia, proprio perché non esiste teologia senza filosofia. Non esiste fede senza ragione. La ragione deve non mettere in crisi la fede, la fede è la cosa più sicura che c’è ma non perché la ragione non arrivi alla verità da sola, ma perché è per lei da sola più difficile. Anzi una sola ragione, di un solo individuo, senza il dialogo e la crescita con gli altri è impossibile che raggiunga la verità. E’ utile quindi provare la verità che si è conquistata con l’umiltà di poter riconoscerla errata nel caso lo sia, e il sentire e apprendere le verità che gli altri hanno scoperto con il loro ragionare. E’ importante allo stesso modo e atto d’amore cristiano diffondere le verità scoperte in modo da poter confrontarle con gli altri e da aiutare gli altri a correggere i propri errori, come gli altri fanno con i nostri. Il tutto deve essere frutto di un amore per la Verità e non della voglia di vincere, perché non è una partita, a vincere alla fine del dialogo, se fatto bene, se ci si avvicina di più alla verità sono entrambi, se invece ci si allontana si perde entrambi. Così se una persona che ha una falsa verità, riesce a farla vincere con la sua dialettica, a perdere non è solo l’altro che si vede sottratto di una verità che invece possedeva, ma anche il “vincitore”, in quanto aveva una possibilità di avvicinarsi alla verità, possibilità che ha perso e quindi è rimasto nella sua povertà senza aver accolto la possibilità di poter essere arricchito dalla verità. In questo senso si vede chiaramente quanto la superbia sia uno degli ostacoli più grandi alla verità. Serve il dialogo con gli altri per arrivare alla verità, il dialogo con la Verità stessa che è la fede aiuta notevolmente il compito della ragione. La sola fede è una fede vissuta senza essere compresa e non è molto, è bello essere come bambini che si affidano ai propri genitori ma i bambini crescono con i loro continui perché. Trovare le ragioni delle verità di fede fino al punto dove possiamo spingerci con la nostra ragione, direi che non solo sia utile ma importantissimo.

a sostegno: Giovanni Paolo II

" Se esiste il diritto di essere rispettati nel proprio cammino di ricerca della verità, esiste ancor prima l'obbligo morale grave per ciascuno di cercare la verità e di aderirvi una volta conosciuta.[13]

anno: 2004


 

[1] Sant’Agostino, Lettera 120, 1.3

[2] Sant’Agostino, Lettera 120, 1.3

[3]San Tommaso,  Somma contro i Gentili cap VII

[4] Giovanni Paolo II, Fides et Ratio, n.25

[5] Giovanni Paolo II, Fides et Ratio, n.17

[6] Giovanni Paolo II, Fides et Ratio, n.17

[7] Giovanni Paolo II, Fides et Ratio, n.23

[8] Giovanni Paolo II, Fides et Ratio, n.20

[9] Pio IX, Dei Filius, cap. II

[10] Sant’Agostino, Lettera 120, 1.6

[11] P. Hunermann, Denzinger, ed. Devoniane, Bologna 1995, 3001.3004-3005

[12] Platone, Gorgia, 471e, NEWTON, 1997

[13] Giovanni Paolo II, Veritatis Splendor, n. 34

 

IMPORTANTE: Sono dell'idea di Platone: la verità si raggiunge attraverso la dialettica. Nessuno conosce la verità per intero se non Dio stesso quindi i miei ragionamenti potrebbero non essere veri o forse devono essere completati. Per le obiezioni al mio ragionamento e per le domande da integrare potete inviare e-mail a imafa@libero.it

"Chiunque legge quest’opera, dunque, prosegua con me se avrà la mia stessa certezza, ricerchi con me se condividerà i miei dubbi; ritorni a me se riconoscerà il suo errore, mi richiami se si avvedrà del mio. Insieme ci metteremo così sui sentieri della carità, in cerca di Colui del quale è detto: Cercate sempre il suo volto. In questa disposizione d’animo pia e serena vorrei trovarmi unito, davanti al Signore Dio nostro, con tutti i miei lettori di tutti i miei libri" Sant'Agostino, De Trinitate

 

Dove arriva la ragione?