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Transustanziazione

Il termine “transustanziazione” vuol dire la mutazione del pane e del vino nel corpo e sangue del Salvatore, avviene sul piano della sostanza. Nel momento della consacrazione, la sostanza del pane e del vino muta nel corpo e sangue di Cristo. Si usa un linguaggio filosofico per spiegarlo: la sostanza mura mentre gli accidenti restano quelli del pane e del vino. La sostanza è l'essenza della cosa, quel pane e quel vino è il corpo e il sangue di Cristo, ma mantiene gli accidenti, mantiene l'aspetto, il colore, il gusto, del pane e del vino, mantiene quindi tutto ciò che è accessorio.

Non è molto semplice oggi capirlo, perché la scienza ha reso oggi il concetto molto diverso da quello che pensavano Aristotele e Tommaso. Per Tommaso la sostanza è l’essenza metafisica della cosa ed indica negli accidenti la realtà empirica, la realtà che sperimentiamo. La sostanza quindi, al contrario degli accidenti, non è empirica, ma è metafisica, non la sperimentiamo con i sensi, va oltre. Parlando di transustanziazione, bisogna afferrare bene il concetto di presenza del Signore nel pane e nel vino. Di certo non è la presenza allo stesso modo di quando Gesù camminava con noi su questa terra, ma è del tutto particolare e non paragonabile ad altri tipi di presenza, soprattutto perché non si percepisce attraverso i sensi, ma attraverso la fede.

Tommaso parla di presenza non “sub propria specie”, ma “secundum modum substantiae”, cioè Gesù non è presente secondo la realtà storica, ma è presente in modo sostanziale. Per questo motivo l’eucaristia non è sottomessa alle leggi dell’estensione: un frammento di pane consacrato contiene il tutto del corpo e non una parte. La transustanziazione non elimina i segni del pane, al punto che se cessano le specie, cessa anche la presenza sostanziale.