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Superstizione

Dal punto di vista etimologico, superstizione (super?stitio) sembra significare «un isolamento al di sopra o fuori del mondo sensibile». Oppure il termine potrebbe avere avuto origine dai riti e dalle preghiere rivolti alle divinità perché «sovrastino», proteggendoli, gli invocanti; o dalle pratiche attuate per calmare le furie divine «sovra?stanti» i mortali impauriti dalle calamità.

Generalmente con questo nome si esprimono sia le credenze religiose che favoriscono pratiche occulte, sia le diverse forme di culto religioso che falsificano la vera religione. Dunque, si ha la superstizione in due modi : sia rendendo al vero Dio un culto sconveniente in base e circostanze e modi da lui riprovati, sia rivolgendosi alle false divinità, agli idoli, e soprattutto al demonio. È un eccesso, non riguardo alla quantità di onore e di sottomissione resi al Creatore, ma riguardo alla condizione e alla opportunità dei riti e delle prassi cultuali.

Dice S.Tommaso che si può mancare per eccesso «secundum quantitatem proportionis» in due forme:

  • ratione modi (1’orientamento è mantenuto verso Dio, ma è corrotto il genuino sentimento religioso con pratiche inutili o ridicole) ;
  • ratione rei quae colitur (si sbaglia quanto al termine stesso del culto: o perchè si adorano esseri creati, o perché se ne cerca il favore per raggiungere traguardi superiori alle possibilità dell’uomo, per provocare danni ai nemici, per ottenere notizie sul futuro contingente o sulla situazione di anime di persone decedute).

I1 culto falso è quello per cui si onora il vero Dio, ma in modo proibito da Dio stesso o dalle leggi della Chiesa o dalla stessa legge naturale. Il culto superfluo è quello che, al corretto e debito culto divino, aggiunge delle circostanze inutili, stolte o sconvenienti, praeter Ecclesiae consuetudinem e contro il buon senso e la serietà.

L'idolatria rende alle creature il culto dovuto a Dio (latria), sia dirigendolo all’immagine di una falsa divinità (idolo) presa per la divinità stessa, sia all’idolo creduto come manifestazione o materializzazione o abitazione della divinità, sia a qualunque altra creatura. L’idolatria può essere formale (congiunta alla sincera volontà di rendere culto) o materiale (finta, che simula esternamente il culto).

La divinazione è una superstiziosa inquisizione delle cose occulte o dei futuri contingenti, usando mezzi occulti ed impotenti, riprovati da Dio, oppure invocando esplicitamente o implicitamente il demonio; oppure attribuendo a diversi eventi naturali (segni, sorti, ecc.) un valore indicativo della realtà e degli eventi sconosciuti che in sè non hanno. Almeno virtualmente con la divinazione si vuole forzare l’ordine stabilito da Dio, e perciò è grave ingiuria contro di Lui. Talora si agisce però solo per curiosità e leggerezza.

«Di fronte ai fenomeni meravigliosi che assomigliano all’arte divinatoria perché non si conosce una spiegazione naturale soddisfacente, il criterio da seguire sembra il seguente: finche non sia assolutamente esclusa la spiegazione naturale, i fenomeni portentosi devono essere attribuiti a forze naturali ignote; quando è certo che un fenomeno non ha spiegazione naturale, si deve supporre un intervento del demonio piuttosto che degli spiriti fedeli a Dio, a meno che sia accompagnato da segni speciali d’intervento celeste. [...] L’agire di Dio inoltre ci induce a pensare che egli non muti il corso naturale degli eventi se non in casi rarissimi, i quali, a loro volta, sono caratterizzati da circostanze che favoriscono il riconoscimento dello speciale intervento divino. Un’altra norma è la seguente: non è vietato sperimentare le forze della natura, anche cercando effetti insoliti e come tali giudicabili come fenomeni meravigliosi, quando l’esperimento viene effettuato per verificare poteri della materia ancora sconosciuti»1. Spiegazioni «naturali» si possono dare per fenomeni come la chiaroveggenza, la rabdomanzia, la telepatia, la chiromanzia...

Si chiama vana osservanza il tentativo di ottenere qualche effetto con l’impiego di mezzi che né per natura loro, né per istituzione ecclesiastica o divina, sono a ciò adatti; o quando senza espressa invocazione del demonio si vuole ottenere con mezzi sciocchi (amuleti, corni, ferri di cavallo) una scienza, la salute fisica, la difesa da disgrazie, e la conoscenza di eventi futuri per coordinarvi la propria condotta.

La vana osservanza diviene stregoneria quando si invoca il demonio o per operare effetti mirabolanti (magia) o per nuocere con il suo intervento (maleficio). La magia è l’arte di dominare le forze della natura e della vita con poteri, almeno apparentemente, superiori all'uomo; oppure l’arte di conseguire effetti che sono o che appaiono superiori alle loro cause naturali (si tratta della magia nera o diabolica). Nel maleficio, oltre alla malizia del ricorso al demonio, si ha la mancanza alla carità ed alla giustizia.

Lo spiritismo è l’arte di evocare gli spiriti per entrare in comunicazione con essi. Tale tentativo, in quanto vuole sovvertire il regime naturale determinato da Dio, implica ovviamente un peccato di superstizione. La religione insegna che tra le anime dei defunti e noi non deve esserci altra relazione che spirituale, a base di ricordi e di preghiere. Dio non può consentire alle nostre morbose curiosità, e non può quindi permettere che le anime soddisfino i nostri desideri di temeraria presunzione.


1) M. Zalba, Superstizione, p.1023-1024.