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Scribi

Esperti di scrittura, tra i quali figuravano non pochi sacerdoti colti, gli scribi erano specializzati nella trascrizione dei testi sacri, sempre in lingua ebraica, quindi dotti conoscitori di dottrine e di regole cultuali ed etiche. La loro presenza è già segnalata nel VI secolo a.C. da Geremia come concorrenziale ai sacerdoti.

Lo scriba era colui che, nei primi tempi della sua affermazione come soggetto culturale, doveva anzitutto conservare la Legge di Dio contenuta nelle Scritture, ma a partire dall'esilio, ebbe anche l'incarico di leggerle, tradurle e interpretarle al popolo in quanto "uomo del libro". La sua posizione si andò così sempre più affermando, organizzandosi come professione ambita e riverita in confronto ai lavori manuali. L"ascesa degli scribi nella società ebraica fu determinata dal venir meno dei profeti, di cui essi si fecero continuatori e ideali eredi.

Fu merito degli scribi aver fatto progredire la dottrina ebraica sulla vita futura, rivisitando il pensiero arcaico anche grazie al confronto con le analoghe tematiche circolanti nel contesto culturale ellenistico, di cui erano a conoscenza. Dall'ambiente degli scribi uscì anche