Monarchiani modalisti, Sabelliani, Patripassiani
I Monarchiani propriamente detti (modalisti) esasperavano l'unicità del Padre e del Figlio così da farne una sola Persona; in questo modo, le Persone della Trinità erano semplici energie o modi di apparire della Divinità: Dio Padre apparve sulla terra come Figlio; per questa ragione, ai loro oppositori, sembrava che i monarchiani facessero patire e soffrire il Padre. Ad occidente furono chiamati Patripassiani, mentre ad oriente Sabelliani. Il primo di loro a visitare Roma, probabilmente, fu Prassea, che poco prima del 206-208 era attivo a Cartagine; tuttavia, questi non era, apparentemente, un eresiarca perché gli argomenti confutati, in seguito, da Tertulliano nell'Adversos Praxean erano, indubbiamente, propri dei monarchiani romani.
La Storia
La dottrina modalista fu, probabilmente, elaborata da Noeto (da cui Noeziani), vescovo di Smirne. Noeto scelse per sé il nome di Mosè e per suo fratello quello di Aronne. Quando venne accusato di insegnare che il Padre patì sulla croce, egli negò, ma, dopo che ebbe trovato alcuni discepoli, fu nuovamente interrogato, ed espulso dalla Chiesa (Assemblea di Smirne del 200. Morì poco dopo senza ricevere sepoltura cristiana. Ippolito lo sbeffeggiava sostenendo che fosse un seguace di Eraclito poiché, in ossequio alla teoria dell'unione degli opposti, sosteneva che Dio è sia visibile che invisibile. Dopo la sua morte, giunsero a Roma sia Prassea che il suo discepolo Epigono. Essi furono ben accolti prima da Papa Vittore I e quindi da Papa Zefirino poiché i modalisti erano strenui oppositori dei montanisti, ma tale accoglienza fu funestata dalle ire di Tertulliano, simpatizzante di quel movimento, a cui avrebbe, in seguito (207), aderito. Epigono non venne menzionato nel Syntagma di Ippolito, che fu scritto prima del 205. Tale omissione potrebbe dipendere da due fattori: non era ben conosciuto in città, oppure ancora non era arrivato. In seguito, secondo Ippolito (Philosophumena, IX, 7), Cleomene, un seguace di Epigono, fu autorizzato da Papa Zefirino, che in cambio ricevette del denaro, a fondare una scuola che fiorì con la sua approvazione e con quella di Papa Callisto I. Forte di questa testimonianza, Hagemann sosteneva che si dovrebbe concludere che Cleomene non fosse affatto un noeziano, ma un oppositore ortodosso della teologia errata di Ippolito. Lo stesso scrittore fornì anche ragioni più ingegnose ed interessanti (sebbene non proprio convincenti) per identificare Prassea con Callisto: egli tentò di dimostrare che i monarchiani attaccati da Tertulliano nel Contra Praxean e da Ippolito nel Philosophumena seguivano identici dogmi, che non erano necessariamente eretici; negava che Tertulliano volesse intendere che Prassea venisse da Cartagine, e spiegava che l'anonimo refutatore di Prassea non era Tertulliano, ma Ippolito stesso. È vero che è facile immaginare che Tertulliano ed Ippolito avessero travisato le idee dei loro oppositori, ma non può essere provato che Cleomene non era un seguace dell'eretico Noeto, e che Sabellio non si formò alla sua scuola.
Sabellio divenne presto il leader dei monarchiani di Roma, forse anche prima della morte di Zefirino (circa 218). Epifanio affermava che Sabellio avesse sviluppato le sue idee leggendo il Vangelo greco degli Egiziani; i frammenti di quell'apocrifo suffragano l'ipotesi. Il papa scomunica Sabellio intorno al 220. Le correnti monarchiane organizzate, comunque, si estinsero prima del V secolo a causa delle varie scomuniche che la Chiesa aveva emesso nei loro confronti, ad opera di Papa Callisto I e di vari Concili tenutisi nel corso del IV secolo.