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Patti Lateranensi

Patti Lateranensi è il nome con cui sono noti gli accordi di mutuo riconoscimento tra il Regno d'Italia e la Santa Sede sottoscritti l'11 febbraio 1929. Lo scopo principale dei Patti Lateranensi era la risoluzione della cosiddetta “questione romana”, cioè della sovranità della Santa Sede sulla città di Roma, a seguito della caduta dello stato pontificio nel 1970.

Nel 1923 ci fu un primo incontro del card. Gasparri con Mussolini, ed entrambi concordarono sul fatto che bisognava migliorare i rapporti, e instaurarono un dialogo permanente, attraverso il gesuita Tacchi Venturi.

La Santa Sede si affrettò a cercare un regolamento della questione romana. Il progetto preparato dalla Santa Sede fu ben accolto dal governo fascista. Pio XI pur essendo in linea di massima molto favorevole ad ottenere un accordo in realtà era sempre attento, visto l'atteggiamento del fascismo, ciò che preoccupava era l'educazione dei giovani, il governo sembrava già voler monopolizzare l'educazione dei bambini, infatti con l'opera nazionale Balilla si andava in questa direzione.

Così Pio XI già nel '26 afferma che la concezione dello stato che sta proponendo il fascismo non è la concezione cattolica perché fa dello stato il fine e dell'uomo un mezzo. Si vede già quindi questa diffidenza e prudenza verso questo regime.

L'avvocato Francesco Pacelli, fratello di Eugenio, si occupa dei Patti Lateranensi insieme a Gasparri. Si parla di Patti Lateranensi al plurale perché sono due. Ormai la questione romana era alle spalle, ci si preoccupava del futuro della Chiesa in Italia. Viene quindi chiusa la questione romana, ma in cambio di questo riconoscimento che costituiva un successo per il governo italiano, le concessioni del governo italiano erano molte, riconosceva la religione cattolica come sola religione dello stato, la sovranità della Santa Sede in campo internazionale, la piena proprietà e la suprema giurisdizione sul Vaticano, nasce così lo stato della città del Vaticano. Ai Patti viene legata una convenzione finanziaria che prevedeva una grossa somma di denaro per i danni ingenti subiti per la perdita del patrimonio di San Pietro. Si riconoscevano gli effetti civili del matrimonio religioso, si riconoscevano le organizzazioni dipendenti dalla Chiesa Cattolica.

Il concordato non fu senza conseguenze per la Chiesa, il partito popolare italiano fondato da Don Luigi Sturzo venne soppresso

All'indomani della firma di questi patti ci fu un grande entustiasmo, l'esclamazione di Pio XI “Abbiamo ridato Dio all'Italia e l'Italia a Dio”, ne è il fulgido esempio. Tuttavia ben presto si vide delle profonde divergenze sull'interpretazione concordato. Mussolini così riaffermò il primato dello Stato sulla Chiesa, lo stato è cattolico ma anche fascista, anzi soprattutto fascista. Il 5 giugno del 1929 il Papa ribadiva i diritti della Chiesa e minacciava di non ratificare i Patti Lateranensi, tuttavia lo scambio delle ratifiche dei patti avviene il 7 giugno del 1929 ma non pose fine al conflitto tra la Chiesa e il regime fascista.

Non tutti nella Chiesa vivevano questo entusiasmo papale, alcuni nella corrispondenza privata facevano vedere delle riserve, a cominciare da Montini, futuro Paolo VI.