Neemia
Giudeo al quale fu dato il compito di ricostruire le mura di Gerusalemme, e che fece alcune riforme per il popolo. Artaserse I, re persiano, un uomo debole, molto influenzato dalle donne e dai cortigiani sale al potere. Il suo regno è pieno di rivolte che i generali del re dovettero soffocare, i popoli sottomessi sanno di poter contare sull'aiuto della Grecia. In questo contesto di insicurezza, il re persiano decide la ricostruzione delle mura di Gerusalemme e diede al giudeo Neemia, che era entrato nei favori del re, il compito di ricostruirle. Questo atto politico venne inteso da Neemia come un atto di fede (Ne 2). La ricostruzione delle mura preoccupa i popoli vicini che si lamentano con il Artaserse e chiedono la sospensione dei lavori. Nonostante ciò Neemia continuò la sua missione, ma in segreto e cercando di finire il prima possibile. Alla costruzione partecipavano solo i Giudei puri, che erano scherniti quindi sia dagli stranieri che dai Giudei esclusi a causa del sincretismo. La situazione era difficile, spesso i popoli vicini attaccavano i lavori, i lavoranti dovevano quindi essere armati e cercare di difendere le parti più deboli. In Ne 6,15 si racconta delle azioni anche contro Neemia, si prova a farlo arrestare per spirito di rivolta contro i persiani, di rapirlo, ma nonostante tutto il lavoro viene terminato in cinquanta giorni. Questo secondo Neemia appunto ma lo storico Giuseppe Flavio dice che si protrassero per oltre due anni e che furono completati nel 437. Ora Gerusalemme era di nuovo una città e per ripopolarla Neemia ordinò che ogni località della Giudea mandasse un decimo degli abitanti a Gerusalemme (Ne 7; 11).
Neemia cerca poi di eliminare gli squilibri sociali, di far cessare l'usura e per questo obbliga i grossi proprietari terrieri a rinunciare ai propri crediti (Ne 5-6); fa inoltre una riforma della imposta rinunciando anche alla parte che gli spettava come governatore. Nel 433 viene richiamato a Susa, al suo ritorno scopre che tutte le sue prescrizioni religiose e morali sono state violate (Ne 13). Il sommo sacerdote Eliasib, invece di essere garante dell'Ortodossia, ha riannodato l'amicizia con gli stranieri. Al suo ritorno Neemia quindi ristabilisce l'ordine in maniera energica, caccia gli stranieri, vieta i matrimoni misti, ristabilisce le regole del sabato. Urtato dal sincretismo del popolo giudeo Neemia rigetta tutti gli impuri. Questo divieto colpisce in particolare i Samaritani che si considerano adoratori di Jahvè. Samaria resta aperta allo straniero e al commercio, mentre la Gerusalemme si chiude.