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Mosè

Mosè è la figura predominante della Torah, accompagna la storia di Israele dall'Egitto fino alla terra di Canaan. Es 2,1-10 parla della nascita di Mosè nel tipico modo in cui una leggenda parla dell'eroe. Ci sono però dei dati storici inconfutabili. Per prima cosa nacque in Egitto, a testimoniarlo oltre il racconto della Bibbia stessa è il fatto che "Mosè" è un nome egiziano, esattamente “è una componente di nomi egiziani teofori che ne indicano il portatore come figlio (ms) di una divinità, oppure come una sua personificazione umana”1. Questo significa che nel racconto dell’adozione di Mosè ci può essere qualcosa di vero. Mosè quindi nacque in Egitto ma i suoi genitori erano ebrei, e conosceva bene la natura egiziana.

Es 2,11-22 parla della fuga di Mosè dall'Egitto, il suo arrivo a Madian, l'accettazione dell'ospitalità offertagli dal sacerdote Ietro o Reuel e il matrimonio con una delle figlie, Sipora. Da questa unione nacque un figlio, Gershom. "Le relazioni di Mosè con Madian sono state messe in dubbio: si è affermato che il suo nome fu inserito in queste tradizioni e testi soltanto più tardi. Ma in epoche successive Madian fu uno dei nemici tipici d'Israele e l'ostilità dei madianiti divenne proverbiale (cfr. Num. 25,6-9 con il racconto di Baal Peor; Num. 31 e la guerra santa tra i due popoli; e, soprattutto, le tradizioni su Gedone, Giud. 6-8, rievocate molto più tardi in Is. 9,3). In questo contesto appare inverosimile attribuire alla tradizione l'invenzione delle relazioni del proprio eroe fondatore con i nemici ereditari e il suo successivo matrimonio con una delle figlie 'del sacertode di Madian'". Il matrimonio invece con una kenita potrebbe essere un'invenzione per controbilanciare l'impressione negativa del matrimonio medianti.

Mosè abitò nel paese di Madian e qui intorno conobbe il dio JHWH, probabilmente come un dio originariamente madianita. Da qui recò la promessa ai compagni di una terra dove scorre latte e miele. Questa promessa diede l’ultimo impulso alla fuga dei nomadi dall’Egitto che era minacciato dall’esterno da più parti negli anni 1234-1230 a.C. e quindi il periodo era favorevole alla fuga. Nella salvezza dall’Egitto, fu percepito quell’elemento irrazionale che fece evolvere la religione da quella di un gruppo nomade a quella universale. Dopo la fuga sembra che la schiera di Mosè si diresse verso l’oasi di Kades, per poi incamminarsi verso la Palestina. La sconfitta con gli Amaleciti glielo impedì e dovette abbandonare anche Kades, portò però con lui i sacerdoti dei luoghi santi, cioè i leviti. Questi sacerdoti aderirono alla religione di JHWH identificando la divinità di kades con il dio della schiera di Mosè. Da kades poi si diressero verso il monte che nell’Antico Testamento è chiamato Sinai, monte di Dio oppure Horeb.

1) Georg Fohrer, Storia della religione israelitica, II,5