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Impotenza copulativa, impotentia coeundi

Speciale Impedimenti Matrimoniali

L'impotenza copulativa antecedente e perpetua, sia da parte dell'uomo sia da parte della donna, assoluta o relativa, per sua stessa natura rende nullo il matrimonio. L'impotenza non consente ai due nubendi di contrarre matrimonio perché, non sono in grado di compiere l'atto sessuale cioè formare una sola carne. È un impedimento di diritto naturale e non dispensabile. Non può essere celebrare il matrimonio quando entrambi i nubendi sono consapevoli di essere affetti da un difetto, che propongono di costituire la famiglia con l'adozione dei figli. In questo caso il matrimonio se è stato celebrato sarà nullo. Se l'impedimento di impotenza è dubbio, sia per dubbio di diritto sia per dubbio di fatto, il matrimonio non deve essere impedito né, stante il dubbio, dichiarato nullo. La sterilità né proibisce né dirime il matrimonio se non che questa non sia stata omessa da uno dei due partner prima del matrimonio (c.1084). L'impotenza che dirime il matrimonio è solo l'impotentia coeundi, ossia l'incapacità a realizzare l'atto coniugale naturale unitivo, con gli elementi essenziali propri dell'atto. L'impotentia generandi o sterilità, cioè l'impossibilità alla generazione, non proibiosce nè dirime il matrimonio. L'impotenza costituisce impedimento solamente se:

  • antecedente al matrimonio, deve esserci al momento del consenso;
  • perpetua che non è curabile con metodi ordinari, leciti e non rischiosi per la vita;
  • certa

L'impotenza può poi essere assoluta o relativa, questo a secondo che l'atto sessuale non si possa compiere con nessuno, oppure solo con il proprio partner.

L'espressione impotentia coeundi è stata introdotta nel linguaggio legislativo da una decretale di Gregorio IX e indicava l'incapacità al coito. Da questo concetto si sono poi sviluppate molte questioni che concorrono all'atto coniugale: erezione, penetra e eiaculazione in vagina (per quel che riguarda l'uomo) e possibilità di subire la penetrazione vaginale e di ritenere il seme maschile (per quanto riguarda la donna).

La dottrina, la giurisprudenza e la congregazione per la Dottrina della Fede si sono impegnate a dare una precisazione del concetto di copula perfetta, fissando quel grado di penetrazione del membro virile necessaria e sufficiente per il concepimento.

La Sacra Romana Rota distingue tra

  • penetratio inizialisi, non sufficiente per la copula coniugale
  • penetratio imperfecta, sufficiente anche se non ottimale.

Nel passato su disposizione di Papa Sisto V, era considerato impotente l'uomo che non era in grado di emettere una eiaculazione. Tale disposizione si riferiva agli eunuchi e spadoni, ma successivamente fu estesa a qualunque difetto che rendesse l’eiaculazione priva di spermatozoi e non idea idonea alla generazione. Questa norma fu eliminata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede (1977) definendo irrilevante l'emissione del seme per il compimento della copula coniugale perfetta.

Per la donna si è discusso fino a che punto una vagina artificiale, ricostruita con operazione di chirurgia plastica possa considerarsi vera. Si è giunti alla conclusione che l'importante sia accessibile al membro virile per la penetrazione. Un altro caso è quello della vagina occlusa, che presenta una chiusura verso l'utero, dovuta a malformazioni o in conseguenza di operazioni chirurgiche. In questo caso secondo il codice vi è impotenza.

Si distingue poi tra:

  • Impotenza strumentale: alterazioni anatomiche dell'apparato genitale
  • Impotenza fisica: dovuta a case organiche (lesioni del sistema nervoso, pertubazioni endocrine)
  • Impotenza psichica: derivante da problematiche psicologiche, in questo caso c'è molta attenzione, infatti la caratteristica dell'essere "perpetua" fondamentale perchè sia nullo il matrimonio, in questo caso è più difficile quindi capire se con cure può essere eliminato il problema.

Sono da ritenersi capaci al matrimonio coloro che hanno subito la vasectomia, le donne prive di organi postvaginali e le cui tube siano occluse. In questi casi si ha la sterilità


Fonti:

Agostino Montan, Il matrimonio