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Ciro

Re persiano, visto come il liberatore da Israele, colui che darà ordine di ricostruire il Tempio e libererà dall'Esilio forzato di parte del popolo di Israele in Babilonia.

L'impero neobabilonese non durò a lungo. Dopo la morte di Nabucodonosor (562 a.C.) cadde rapidamente. Nabonide, fu l'ultimo re di Babilonia, questi salì al trono nel 555 a.C. e lasciò andare in rovina l'organizzazione politica, era un uomo eccentrico e si inimicò i sacerdoti del dio Marduk che era il dio nazionale. Dopo essersi alleato con il re babilonese Naboide, che temeva la potenza bellica dei Medi, Ciro conquistò il regno medo con l'aiuto della stessa cavalleria meda, che si era rivoltata contro il governo dispotico del proprio sovrano. Ciro fu eletto re dei Medi e dei Persiani e assunse il governo del grande impero iraniano. Al posto quindi della temuta monarchia meda, ora Babilonia aveva vicino a sè una ancora più pericolosa monarchia persiana. In realtà Ciro espanse il proprio regno all'inizio verso occidente e oriente. A ovest infatti c'era la Lidia: il re della Lidia, Creso, dopo la vittoria di Ciro sui Medi decise di attaccare l'impero persiano, ma nel 546 a.C. fu sconfitto completamente da Ciro. In tal modo Ciro estese ancora il suo regno e sottomise a se inoltre anche i territori a est dell'Iran.

In Babilonia questi avvenimenti destavano preoccupazione, mentre i popoli occupati dai babilonesi vedevano la situazioni con la speranza in una possibile liberazione. Il Deuteroisaia fa vedere in Ciro lo strumento di Dio (Is 44,28; 45,1) e predisse la caduta di Babilonia (Is 47). L'attacco di Ciro non si fece attendere, l'unica potenza attorno a sè ancora da assoggettare era quella babilonese, Ciro sapeva di essere molto superiore a questa potenza e che avrebbe ottenuto una veloce vittoria. Nel 539 a.C. così attaccò, Nabonide morì in combattimento e i persiani occuparono Babilonia. Ciro fece il suo ingresso in città trattato come liberatore, sia dai sacerdoti di Marduk che da numerosi babilonesi scontenti del governo di Nabonide. Si assoggettarono a lui senza bisogno del ricorso alle armi anche la Mesapotamia e certamente Siria e Palestina. Nel 525 a.C. il figlio di Ciro, Cambise, sottomise anche l'Egitto. I persiani seguivano una via completamente diversa da assiri e babilonesi nel modo di trattare i popoli sottomessi. I persiani rispettarono le tradizioni dei popoli sottomessi, il potere rimaneva naturalmente comunque nelle mani persiane, oltre a essere concentrato nella figura del re, era amministrato anche dai grandi funzionari che erano sempre persiani.

Ma i popoli sottomessi potevano e addirittura dovevano vivere secondo i loro costumi, finchè questi non erano contrari allo stato. Questo risulta anche dal fatto che le iscrizioni erano fatte in varie lingue, proprio per permettere che si mantenessero le tradizioni proprie. In tutta la Siria-Palestina e in Egitto la lingua ufficiale era l'aramaico, l'aramaico si diffuse velocemente come lingua parlata e allo stesso tempo anche come lingua scritta utilizzando i caratteri alfabetici provenienti dal mondo cananeo. Anche nel campo religioso si lasciò molta libertà, anche per rendere più accetto il proprio domino ai popoli sottostanti. Ciro così ripristinò i culti locali in mesopotamia, restituendo anche le statue degli dei che erano state trasportate a Babilonia da Nabonide, mostrandosi in questo modo come rispettoso delle tradizioni. Cambise seguì la politica del padre e liberò l'Egitto dalle tradizioni straniere, e quando arrivò in Israele liberò questo da quelle egiziane. Ugualmente Dario I cercò di conservare e promuovere le tradizioni dei popoli sottomessi.

I persiani quindi non cercarono di fondare il loro impero su un'unica religiosità. L'editto di Ciro interessa particolarmente i giudei, infatti scopo del decreto di liberazione era la costruzione di un tempio al Dio dei cieli a Gerusalmme, che è in Giudea e in Esd 6,3-5 si menziona anche la restituzione degli oggetti sottratti da Nabucodonosor a Gerusalmme. Questo editto è scritto in aramaico. Appunto il testo dell'editto è riportato in Esd 6,3-5, infatti il testo dell'autorizzazione alla costruzione del tempio di Dario I in risposta alla richiesta del satrapo sulla legalità di questa ricostruzione, fu conservato dalla città e più tardi sistemata insieme ad altro carteggio riguardante la ricostruzione di Gerusalmme, nella raccolta di documenti aramei contenuta in Esd 4,6-6,18. L'editto di Ciro fu scritto nel primo anno del suo regno (538 a.C.) e ordina quindi la ricostruzione del tempio nel luogo dell'antico santuario. I mezzi per la costruzione del tempio saranno presi dai fondi publici. Con questo editto si ripara quindi la situazione che si era creata con l'occupazione Babilonese. Tutto ciò non significava l'adempimento della descrizione di Ciro del deuteroisaia, ma dimostrava almeno la speranza in un cambiamento. Inoltre Ciro dà la possibilità agli esiliati di ritornare al proprio paese, questo probabilmente non compare nell'editto di Ciro ma è aggiunto più tardi dal Cronista collegando l'ordine della ricostruzione del tempio con la concessione di tornare al proprio paese. L'opera di ricostruzione inizialmente procedeva con grande lentezza. Ciro incarico Sesbassar di portare a Gerusalmme gli oggetti dell'arredo e di iniziare la ricostruzione, si fecero le fondamenta del nuovo edificio (Esd 5,14-16) ma poi i lavori si fermarono. Il motivo è da ricercarsi in Ag 1,1-11, il popolo era triste e scoraggiato e non vedeva alla ricostruzione del tempio con gioia, neanche quindi l'ordine del re dell'utilizzo dei fondi publici contribuì a mettersi al lavoro per la costruzione. Ognuno si interessava alla propria casa, alcuni vivevano già in case rivestite di legno (Ag 1,4) ma erano un piccolo numero. Gerusalmme era ancora una città distrutta e c'era molta miseria, la siccità (Ag 1,10) e i cattivi raccolti (Ag 1,6) non miglioravano certo la situazione. La costruzione del tempio rimase quindi ferma fino alla morte del re persiano Cambise (522 a.C), questi non lasciò un successore la corona quindi passò a Dario che era stato al diretto seguito di Cambise, arrivato al potere Dario dovette sedare numerose rivolte, nate dopo la morte di Cambise.