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L'era dei totalitarismi

L'avvento degli stati totalitari: Comunismo, Nazismo e fascismo


L’evento maggiore di tutta la storia politica del secolo XX è stato l’avvento di un nuovo tipo di Stato, quello totalitario, diverso sia da quello liberale che quello autoritario, in quanto tale tipo di Stato non vuole eliminare la Chiesa, né sottoporla al suo controllo, ma vuole sostituirsi ad essa come nuova religione, nuova verità. Nello stesso tempo lo Stato totalitario tende a sopprimere la distinzione tra la sfera privata e quella pubblica e ciò allo scopo di unificare la società in conformità ad un’ideologia unificatrice e totalitaria. L’idea centrale di questo nuovo tipo di Stato è diversa a seconda di quale totalitarismo si tratta:

Il concetto di totalitarismo fu usato per la prima volta, nel 1923, per denunciare i misfatti del fascismo, mentre dopo la 2° guerra mondiale, questo concetto fu esteso per qualificare i vari regimi totalitari.

Gli Stati totalitari non potevano ammettere la presenza della Chiesa cattolica, vista come ostacolo alla propria ideologia, nel contempo l’atteggiamento della Chiesa fu, inizialmente, quello di una politica concordataria, allo scopo di preservare i suoi diritti, mentre solo successivamente adottò una strategia antitotalitaria.

In Italia nell’ottobre del 1922 Mussolini, appena salito al potere, cercò di risolvere la Questione Romana, cosa che alla Chiesa costò la soppressione del partito di don Sturzo e la rinuncia per il clero ad ogni forma di partecipazione politica. Si arrivò in tal modo alla firma dei patti Lateranensi del 11 febbraio del 1929 tra il cardinale Segretario di Stato Gasparri e il Duce. Questi patti contenevano 2 documenti:

  1. un trattato diplomatico tra l’Italia e la Santa Sede, che poneva fine alla Questione Romana, in cui la Chiesa accettava di avere perso il potere temporale e l’Italia accettava l’autorità della Santa Sede sul Vaticano e gli altri territori e si impegnava a versare un finanziamento, a titolo di rimborso;
  2. un concordato tra la Chiesa e lo Stato, in cui il cattolicesimo ritrovava il suo posto nella società italiana, cioè era riconosciuta come religione di Stato e dunque, si affermava la cattolicità dell’Italia, il carattere sacro di Roma, la libera comunicazione dei vescovi con la Santa Sede, il riconoscimento della religione nelle scuole pubbliche e il matrimonio concordatario;

Il testo fu interpretato in maniera diversa da entrambi le parti:

Dopo la risposta del papa, il regime avviò una violenta campagna di stampa e di intimidazioni contro le organizzazioni giovanili dell’Azione Cattolica, cui voleva plagiare le coscienze per farli aderire all’ideologia fascista. Il papa reagì condannando questa “statolatria pagana” con l’enciclica Non abbiamo bisogno del 26 giugno 1931, in cui si afferma l’assoluta incompatibilità tra la concezione fascista dello Stato da un lato e la dottrina cattolica e il diritto naturale dall’altro. Entrambe le parti volevano evitare la rottura e, quindi, la crisi del ’31 si chiuse con l’accordo del 2 settembre 1931, col quale:

Dal 1931 al 1938 si può parlare di una sorta di “consenso” tra la Chiesa e lo Stato fascista, che trovò il suo culmine nella cosiddetta “Campagna d’Etiopia”, cui il papa fu contrario a differenza del resto della Chiesa che pensò a tale colonizzazione come un opportunità di evangelizzazione per il popolo etiope. Ma la rottura avvenne nel 1938 per 2 motivi:

Da questo momento la “collaborazione” tra lo Stato fascista e la Chiesa diventò impossibile.

Per quanto riguarda i rapporti con la Germania nazista, la Chiesa, da una parte, manteneva le condanne contro il nazismo e, dall’altra, doveva cercare un’intesa col nuovo regime. Hitler giunse legalmente al potere il 30 gennaio 1933 perché fu eletto Cancelliere del Presidente della Repubblica per risolvere la grave crisi economica in corso. Appena salito al potere, Hitler fece delle affermazioni rassicuranti sia verso la Chiesa, sia verso gli altri Stati, promettendo di rispettare i vari concordati in vigore e dichiarandosi disponibile a instaurare rapporti diplomatici con la Santa Sede. Quindi il 20 luglio 1933 fu firmato il concordato fra la Chiesa e la Germania, anche il negoziato in vista del concordato si era svolto in un clima pesante, che aveva visto l’arresto di molti preti e lo scioglimento di numerose associazioni cattoliche. Così con il concordato la Chiesa cercò di avere “una base giuridica di difesa”, in cui venivano soddisfatte le sue esigenze minime:

Ma il prezzo che la Chiesa dovette pagare, fu, come accadde in Italia, il divieto di partecipare a qualsiasi attività politiche, cosicché il partito cattolico del “centro”, dopo aver votato pieni poteri a Hitler, decise per l’autoscioglimento, lasciando come unico partito quello nazista. Ben presto ci fu il fallimento della politica concordataria, in quanto vennero approvate leggi contro le associazioni e la stampa cattolica, in quanto il concordato era ritenuto carta straccia dai nazisti, che parlavano di Kirchenkampf, che aveva lo scopo di sostituire la religione cristiana con la nuova religione della “razza ariana”.

Dal 1933 in poi, il cardinale arcivescovo di Monaco Faulhaber non esitò a denunciare il carattere anticristiano del nazismo, anzi fu il principale autore dell’enciclica redatta in tedesco Mit brennender Sorge, con cui il nazismo fu condannato anche se non espressamente menzionato. Anche se le autorità del Reich ne vollero impedire la diffusione, gli fu impossibile data la pubblicità che tale enciclica ebbe, una volta che fu letta in tutte le chiese della Germania, la domenica delle palme. Tale enciclica coincideva con la pubblicazione di un’altra enciclica, la Divini Redemptoris del 1937 che voleva colpire il comunismo ateo.

Per quanto riguarda i rapporti con la Russia, la Chiesa approvò la caduta dell’impero zarista, nell’ottobre del 1917, protettrice della Chiesa ortodossa, in quanto vedeva di buon auspicio la possibilità di una maggiore influenza. Questo ottimismo si tradusse nella creazione di due nuovi organismi: la Congregazione per le Chiese Orientali e il Pontificio Istituto Orientale. Nonostante il carattere apertamente ateo del nuovo regime sovietico, il Vaticano, sotto il pontificato di Benedetto XV e Pio XI, cercò di trovare una forma di accordo favorevole agli interessi della Chiesa. Infatti alla conferenza economica del 1922 a Ginevra il ministro degli esteri russo Cicerin dichiarò la disponibilità del suo paese a voler instaurare un rapporto diplomatico con la Santa Sede, che nella persona del cardinale Segretario di Stato Gasparri rispose affermativamente, in quanto la Chiesa cercava la collaborazione degli altri Stati per ottenere il rispetto. Ma le trattative segrete fatte a Berlino, che dovevano condurre ad un concordato, fallirono, anche se nel contempo la Santa Sede cercò di adottare anche la strategia clandestina, facendo penetrare segretamente nel 1926 il gesuita francese Michel d’Herbigny che fu consacrato vescovo e gli fu affidato il compito di organizzare segretamente la gerarchia cattolica in Russia, ordinando 4 vescovi, che furono arrestati in quanto lo stratagemma fu scoperto. Con l’ascesa al potere di Stalin, apertamente ostile alla Chiesa, ci fu un inasprimento progressivo della politica religiosa e ciò provocò un inasprimento dei rapporti con la Santa Sede, che anatematizzò lo stalinismo con 24 interventi pontifici che culminarono nell’enciclica Divini Redemptoris del 1937.