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I templari: i cavalieri del Tempio

Le gesta dei cavalieri templari hanno sempre affascinato, innegabilmente sono anche i misteri che spesso si credono nascosti dietro all'esistenza dei Templari. Cerchiamo di fare chiarezza.


I templari: il simbolo dei cavalieri del Tempio

Chi erano i cavalieri templari?

I templari erano cavalieri che decisero di rimanere in Terra Santa e di dedicarsi alla difesa dei pellegrini. Il pellegrinaggio a Gerusalemme era diventato pericolosissimo, non di rado i pellegrini venivano attaccati, assaliti e depredati. I templari hanno avuto certamente un ruolo di rilievo nelle crociate, ma non nacquero per queste, ma per rendere sicuro il cammino dei pellegrini. L'idea del primo maestro dell'ordine, Ugo di Payns, è quella di una militia Christi allo scopo di proteggere i pellegrini. La storia dei cavalieri templari non è nascosta, ma di certo affascinante, arriveranno ad essere potentissimi, talmente potenti da poter far paura, e forse è stata proprio questa la causa principale della loro fine. I cavalieri del Tempio o Templari erano sotto la diretta autorità del papa.

I templari: la storia

La prima crociata

Il 27 Novembre 1095 il papa Urbano II predica la crociata dinnanzi a un concilio provinciale riunito a Clermont. In questo discorso offre una possibilità di riscatto a quei cavalieri banditi che violano la pace di Dio che la Chiesa si sforza di far rispettare. Offre quindi alla cavalleria di andare a lottare contro gli infedeli, di andare a liberare Gerusalemme; "vadano dunque a combattere contro gli infedeli - una battaglia che val la pena di combattere e che merita di concludersi con un trionfo - coloro che finora si sono dedicati a guerre private ed abusive, con grave danno dei fedeli! Diventino cavalieri di Cristo, coloro che non erano che masnadieri! Lottino ora, a buon diritto, contro i barbari, coloro che si battevano contro i loro fratelli e parenti! Guadagneranno ricompense eterne, coloro che divenivano mercenari per pochi miserabili soldi. Lavoreranno per la gloria dell'anima de del corpo, coloro che fino ad ora si affaticavano a danno dell'una e dell'altro. Qui erano tristi e poveri; là saranno gioiosi e ricchi. Qui erano nemici del Signore; là saranno suoi amici" (Fulcherio di Chartres, Historia Hierosolymitana)

I movimenti durante la prima crociata

I movimenti durante la prima crociata

Il successo di questo discorso fu impressionante migliaia di uomini di tutte le condizioni si misero in marcia. Per lo più una massa indisciplinata che massacra gli ebrei della Valle del Reno e che senza guida si muove verso Gerusalemme. Ma oltre a questa massa indisciplinata verso Costantinopoli si muovono gruppi di cavalieri, di signori piccoli e grandi. I veri crociati, quindi, si diedero convegno a Costantinopoli, erano milites di tutte le parti d'Europa, attrezzati per la guerra. L'imperatore Alessio Comneno mirava a trarre vantaggio personale dall'impresa, voleva sconfiggere i Turchi che lo minaccia­vano; i crociati intendevano combattere per il Santo Sepolcro e non per Bisanzio. Scopo della crociata era infatti la liberazione della cristianità occidentale dai Turchi: nessuna promessa di restituzione dei territori ai Greci, antichi possessori.

Nell'anno 1099 i crociati entrano a Gerusalemme e riconquistano i luoghi santi della Palestina. La maggior parte dei crociati ultimato il loro voto tornarono in Europa, le forze rimaste in Terra Santa erano irrisorie e si dispiegavano soltanto in qualche città fortificata o nei castelli frettolosamente edificati nei punti nevralgici del regno di Gerusalemme.

La nascita dei templari

Predoni e briganti infestavano le strade, il pellegrinaggio non era affatto semplice e sicuro, i pellegrini venivano sorpresi, depredati e massacrati. Il regno di Gerusalemme è circondato il suo territorio è una piccola oasi in un deserto intorno di infedeli. "Già poco sicura dunque nel tratto che attraversava la pianura costiera, la strada diveniva del tutto impraticabile, senza scorta, nei passi della Giudea, tra Ramleh e Montoie" (Alain Demurger, Vita e morte dell’ordine dei templari, Il giornale biblioteca storica, Milano:2005, p. 19)

Fu qui che alcuni cavalieri decisero di prolungare il loro voto consacrando la loro vita alla difesa dei pellegrini. Si riuniscono intorno a uno di loro, il primo maestro dell'ordine dei Templari: Ugo di Payns e al suo compagno Goffredo di Saint Omer.

Così questi cavalieri si impegnarono a difendere i pellegrini e proteggere le vie che portano a Gerusalemme, consacrano quindi la loro vita e decisero di fare voto davanti al patriarca di Gerusalemme. Inoltre re Baldovino II li accoglierà in una sala del suo palazzo sulla spianata del Tempio. Più tardi il re Baldovino si sposto nella Torre di Davide e lascerà la sua prima residenza reale a questi cavalieri, questa residenza si identificava con l'antico Tempio di Salomone che i mussulmani avevano trasformato nella moschea di Al-Aksa. Da questo momento L'Ordine creato sarà quello del Tempio e i suoi membri i templari.

Gli inizi

Gli inizi dei templari non sono molto conosciuti i racconti più precisi sono molto posteriori alla fondazione del primo ordine religioso militare della cristianità. Si cita di solito Guglielmo di Tiro che nacque in Palestina verso il 1130, cancelliere del regno di Gerusalemme nel 1174. Cominciò la sua Historia rerum in parti bus transmarinis gestarum durante il regno del re Almarico I (1163-1174), all'epoca in cui questo conduceva vittoriose campagne militari in Egitto e l'avvenire del regno sembrava assicurato e ci dice: "Lo stesso anno 1118, alcuni nobili cavalieri, pieni di devozione per Dio, religiosi e timorati di Dio, rimettendosi nelle mani del signore patriarca per servire Cristo, professarono di voler vivere perpetuamente secondo le consuetudini delle regole dei canonici, osservando la castità e l'obbedienza e rifiutando ogni proprietà. Tra di loro i primi e i principali furono questi due uomini venerabili Ugo di Payns e Goffredo di Saint-Omer" (Guglielmo di Tiro, XII, 7)

Per lo più gli storici hanno riportato l'avvenimento solo succintamente e tramite questi testi ci dicono che la data di fondazione dell'ordine è il 1119 o il 1120. La regola dell'ordine fu invece composta agli inizi del 1129 dagli stessi templari, al concilio di Troyes, il concilio si riunì su richiesta del maestro Ugo di Payns, sotto cui ebbe inizio l'ordine.

Templari: le conquiste dei crociati
Le conquiste dei Crociati che arrivano sino alla penisola del Sinai

La prima pagina dell'ordine dà dei templari una definizione quasi perfetta "In primo luogo parliamo a tutti coloro che rinunciano a seguire la propria volontà e con cuore puro desiderano servire da cavalieri il Re sovrano, indossare con premurosa sollecitudine ora e per sempre la nobile armatura dell'obbedienza. Noi vi esortiamo dunque - voi che avete condotto finora la vita del cavaliere secolare, la quale non ha Cristo come sua causa e da voi abbracciata solamente come servigio umano - vi esortiamo a seguire quelli che Dio ha scelto dalla massa dei dannati e ha destinato alla difesa della Santa Chiesa, e vi chiediamo di unirvi a loro per sempre. Prima di ogni altra cosa, chiunque vorrà essere cavaliere di Cristo, scegliendo questa santissima compagnia, deve mettere nella sua professione una pura diligenza e una ferma perseveranza, virtù che è così degna, così santa e stimata così alta che se tu la conserverai in modo puro e duraturo, servirai nella compagnia dei martiri che a Gesù Cristo donarono l'anima. In questa congregazione è fiorito e resuscitato l'ordine della cavalleria. Un Ordine che disprezzava l'amore per la giustizia, nonostante fosse suo compito, e non faceva quello che doveva: difendere i poveri le vedove, gli orfani, le chiese. Si adoperava invece per nuocere, spogliare, uccidere.

Bene ha operato il Signore Dio con noi, e Nostro Signore Gesù Cristo; il quale ha mandato i suoi amici dalla santa Città di Gerusalemme sulla strada di Francia e Borgogna. Essi, per la nostra salvezza e per l'accrescimento della vera fede, non cessano di offrire la loro anima a Dio, desiderando il sacrificio".

Questa pagina mette in evidenza la vocazione dei Templari, insieme monaci e soldati, come pure la loro convinzione di incarnare la vera cavalleria, quella che la Chiesa si era impegnata a promuovere, quella in difesa dei deboli e della giustizia

L'ordine nacque per varie ragioni:

  • La volontà di rinunciare al mondo di alcuni cavalieri i quali fecero una scelta di tipo religioso
  • La creazione di questo Ordine corrispondeva completamente ai desideri delle autorità religiose e laiche del regno di Gerusalemme, era opportuno infatti dare vita a un'organizzazione nuova e specifica per assicurare una efficace azione di protezione ai pellegrini.
  • L'impegno infuso dal suo primo Maestro: Ugo di Payns

Ugo di Payns

Su Ugo di Payns, signore della Champagne non abbiamo moltissimi dati. Non si sa se abbia partecipato alla prima crociata e se fosse presente nel 1099 all'assedio di Gerusalemme. Alcuni storici lo fanno partire per la crociata e ritornare nel 1100, ma per una data più sicura bisogna aspettare il 1104, anno in cui accompagna il conte Ugo di Champagne che compie il suo primo pellegrinaggio nei luoghi santi. Poi non si sa molto delle successive tappe, si sa che torna di nuovo in Palestina nel 1114 questa volta per fermarsi, si materializza l'idea di una militia Christi allo scopo di proteggere i pellegrini.

L'anno della fondazione del movimento come abbiamo detto oscilla tra il 1119 e il 1120, le fonti non sono tantissime. Ma al concilio di Troyes del 1129 l'ordine doveva avere 9 anni almeno a quanto affermano Giacomo di Vitry e Guglielmo di Tiro.

Nel 1127 Ugo di Payns attraversa il mare con cinque compagni, tre i suoi obiettivi:

  • Dare all'ordine una regola: approvata dalle autorità ecclesiastiche d'Occidente
  • Far conoscere l'Ordine
  • Reclutare nuovi cavalieri: nuovi combattenti di Cristo in protezione della Terra Santa.

Payns non solo era un bravo e pio cavaliere ma era dotato sicuramente di sottigliezza di mente e di eloquenza, tanto che seppe convincere papa Onorio II della utilità e della purezza della milizia di Cristo. Ricordiamoci che all'epoca le classi erano divise nettamente: religiosi, combattenti, e gente comune. Un ordine che legasse le prime due classi non era sicuramente qualcosa di poco originale. Ma certo non era solo, aveva il sostegno di San Bernardo. È lui ad occuparsi della convocazione del concilio di Troyes. Il concilio è presieduto dal legato pontificio Matteo d'Albano e riunisce gli arcivescovi di Sens e Reims. La regola dei templari approvata al concilio fu scritta secondo alcuni proprio da San Bernardo su richiesta di Payns, secondo altri la regola sarebbe stata antecedente al concilio di Troyes.

Secondo la regola l'Ordine aveva numerosi tipi di membri:

  • I cavalieri, che appartengono alla nobiltà e che sono i combattenti propriamente detti
  • I sergenti e gli scudieri che sono gli aiutanti, reclutati tra il popolo e la borghesia
  • I sacerdoti e i chierici che assicuravano il servizio religioso dell'Ordine
  • I servitori, gli artigiani, i domestici e altri aiutanti
  • Fatto questo Ugo di Payns poté passare al punto successivo che era quello di far conoscere l'Ordine ma soprattutto di reclutare nuovi addetti, e di trovare donazioni per l'Ordine. Il re Alfonso d'Aragona, non avendo figli, lasciò in eredità il suo regno per un terzo ai Templari, un terzo agli Ospitalieri, un terzo ai canonici del Santo sepolcro, fu una delle tante donazioni ai Templari. Quando Ugo di Payns s'imbarcò per ritornare in Terra Santa, portava con sé un forte contingente di nuovi cavalieri.

    Le critiche all'ordine

    Ugo di Payns ha inventato una nuova figura quello del monaco cavaliere, due etiche che erano radicalmente opposte. Per conciliare serviva un grande cambiamento spirituale che fu quello che portò anche alla crociata.

    Il cristianesimo primitivo condannava ogni guerra ed ogni violenza era una conseguenza del peccato originale sempre cattiva e illecita. Mano mano il pensiero teologico diventa più ricco di sfumature: si può condannare chi risponde ad un'aggressione? Nasce il concetto di guerra giusta. Entra l'idea di guerra giusta, una guerra lontana da mire di ricchezze, una guerra per difendere un diritto e deve essere combattuta se inevitabile dal principe e dall'autorità pubblica.

    Quando nel IV secolo l'impero romano diviene un impero cristiano certe cose cambiano. E così Sant'Agostino dice "Giuste sono le guerre che vendicano ingiustizie". Anselmo attribuiva il potere di decidere il ricorso alla forza alla Chiesa stessa e a nessun altro. Anche per San Bernardo la guerra può essere ammessa solo come male minore. Il cristiano deve agire non con la violenza ma con forza di persuasione, ma una guerra difensiva è giustificata. La crociata per San Bernardo deve essere intesa come guerra difensiva. Quando la guerra diviene contro gli infedeli diventa guerra santa, si combatte per Cristo e per questo ci si aspetta, da chi la combatte, una condotta morale ancora più esemplare.

    La guerra serve quindi per riportare la pace così dice Sant'Agostino "Noi dobbiamo volere la pace e fare la guerra solo per necessità, poiché non si cerca la pace per preparare la guerra ma si fa la guerra per ottenere la pace. Siate dunque pacifici anche combattendo, per condurre con la vostra vittoria coloro che combatterete alla felicità della pace"(Sant'Agostino, Lettera 305).

    In questo grande trionfo non mancarono di certo le critiche, la domanda più importante era quella sulla possibilità che un monaco potesse far scorrere sangue anche se per la Terra Santa, anche se contro gli infedeli. La risposta della Chiesa sembrava esserci stata già con l'indizione della crociata da parte di Urbano II, ma certo in quel momento erano dei secolari a portarla avanti.

    Payns chiese per ben due volte l'aiuto di San Bernardo in questo senso, la risposta faticò ad arrivare ma alla fine scrisse la celebre omelia De laude novae militiae (Lode della nuova cavalleria), una risposta ai dolorosi interrogativi di una comunità in crisi d'identità. In questo testo Bernardo fa notare come la Terra Santa appartiene a Gesù Cristo e quindi non è un regno come tutti gli altri, intollerabile quindi lasciarlo in mano ai Mussulmani, era necessario quindi versare del sangue per conservare quella che è la culla della cristianità. Per questo servivano cavalieri di Cristo, non cavalieri secolari presi da altri interessi. Il vero cavaliere è senza macchia e senza paura e qui Bernardo propone i Templari come modello "si fanno l'un l'altro delle cortesie e praticano la legge di Cristo aiutandosi vicendevolmente" (San Bernardo, De Laude novae militiae). L'omelia ebbe una grande risonanza.

    L'importanza di questa omelia fu enorme il compito dei Templari non era semplice erano persone che cercavano la salvezza della propria anima più che combattenti, conciliare le due cose non era affatto semplice, questa omelia servì quindi probabilmente per sostenere gli stessi dubbi morali dei Templari.

    L'organizzazione ecclesiastica dei Templari

    Nel 1136 muore Ugo di Payns e succede Roberto di Craon, si occuperà dell'organizzazione dei Templari. Chiede a Papa Innocenzo II di mettere i Templari sotto la diretta autorità del papato: fino ad adesso i templari erano sotto l'autorità del patriarca di Gerusalemme, al quale il concilio di Troyes aveva dato la libertà di poter modificare la regola. Così Papa Innocenzo II, il 29 Marzo 1139, emette la bolla Omne Datum Optimum, dove sono fondati i privilegi dei Templari:

    • Per cominciare l'esenzione dalla giurisdizione episcopale. Ora i Templari erano sotto la diretta autorità del papato.
    • L'ordine quindi potrà avere sacerdoti e cappellani che assicurino l'assistenza religiosa e il culto indipendentemente dai vescovi del luogo.
    • Attribuiva al Maestro templare il potere di modificare la Regola, con il consenso del capitolo, poteri tolto quindi al patriarca.
    • elezione del Maestro da parte dei soli monaci senza interventi esterni
    • Il rafforzamento dell'autorità del maestro sui frati, che gli devono totale obbedienza e non possono lasciare l'ordine senza il suo permesso
    • L'esenzione dalle decime, unicamente i cistercensi ne sono esonerati come i Templari.
    • Diritto di costruire oratori e farsi seppellire

    Di certo questi privilegi non quietarono le critiche, anzi tutt'altro, e la gelosia verso i privilegi di questo Ordine aumentò. In questo modo i Templari godono di grande autonomia e di grandi risorse, i Templari iniziano ad acquistare potere. Nessuno certo avrebbe potuto immaginare tanto, nessuno dei primi nove cavalieri aveva potuto immaginare cosa sarebbe accaduto. Poveri cavalieri che si erano riuniti intorno ad Ugo di Payns e che avevano il compito per niente semplice di sorvegliare il cammino dei pellegrini.

    Il 7 aprile 1145 Eugenio III promulgava la bolla Militia Dei, che permetteva ai Templari di costruire loro proprie cappelle, al fine di non mescolarsi durante le funzioni religiose ai peccatori. In questo modo tra l'altro i Templari venivano esentati dall'interdetto e dalla scomunica ei vescovi.

    Le regole dei templari sono molto severe e non pochi sono coloro che alla fine lasciano i loro voti, molti di questi divengono, una volta usciti dall'Ordine, nemici dei Templari.

    Attività economica

    Tutta l'attività militare dell'ordine era sostenuta da una grande attività economica. Lo sforzo di sostenere l'Ordine nella Terra Santa attirava ogni specie di donazione, come abbiamo anche detto precedentemente.

    I Templari avevano una flotta privata con la quale trasportavano i pellegrini ma commerciavano anche e inoltre mandavano approvvigionamenti alle forze templari in Terra Santa. Nel 1292, papa Nicola IV ordinò loro di equipaggiare venti galere nelle acque di Cipro per proteggere l'isola e l'Armenia. Erano esperti nel commercio marittimo e possedevano case nei porti principali dell'Europa meridionale.

    Si donano ai Templari terre, fondi abbandonati, pascoli, rendite di una decima e tanto altro. In Provenza come in altre regioni occidentali tantissime le terre dei Templari, questi imponevano le tasse ai contadini per lo sfruttamento del terreno. I Templari entrarono in possesso di questi terreni:

  • per donazione
  • ma anche, soprattutto in Spagna, se li aggiudicavano in cambio di aiuti militari
  • oppure acquistando terre investendo le liquidità che avevano;
  • oppure ancora attraverso le bonifiche, bonificarono parecchie aree paludose.
  • L'incremento delle ricchezze Templari fu destinato alle attività in Terra Santa, fecero ampi progetti edilizi nei loro quartier generali. Almeno nei primi anni, molte delle loro operazioni erano finalizzate ad agevolare i pellegrini in Terra Santa.

    Quindi si attrezzavano per il finanziamento dei pellegrini uno dei primi prestiti riguarda Petre Desde, prestito concesso in modo che potesse realizzare il pellegrinaggio, promise di lasciare alla sua morte la sua casa oltre a terre e vigneti e orti ai Templari. La reputazione dei Templari fu quella di offrire gratuitamente al pellegrino trasporti sicuri, ma in realtà il guadagno Templare era grande come abbiamo visto. I più ricchi consegnavano denaro ai Templari in occidente per poi riprenderlo in Terra Santa funzionavano in questo modo anche come banche questo per il fatto che possedevano case in Terra Santa e in molte parti dell'Europa. "La sicurezza delle case templari e la possibilità di trasferirvi fondi in caso di pericolo, le rese luoghi ideali per depositare valori e non necessariamente solo denaro e metalli preziosi. Il tempio di Londra, che è stato definito da uno studioso come l'antesignano medievale della Banca d'Inghilterra, era usato come deposito del tesoro reale già dal 1185, e ciò dimostra che già a quel tempo l'Ordine era un potere finanziario di notevole importanza."(Edward Burnman, I templari l'ordine dei poveri cavalieri del Tempio di Salomone, Vonvivio, Firenze:1988)

    I depositi erano messi al sicuro in posti che apparivano inviolabili, la natura militare religiosa dell'ordine fa si che fosse una garanzia depositare ogni sorta di bene prezioso da loro. Si poteva lasciare praticamente di tutto, ma di tutto nel vero senso della parola, si potevano lasciare, gioielli, ma anche cavalli, muli o schiavi mori. I re inglesi erano usuali lasciare gioielli e beni preziosi al Tempio per essere custoditi dai Templari. Anche gli altri ordini religiosi possedevano depositi di sicurezza, ma per quanto riguarda i Templari erano un ordine sicuramente particolare l'essere religiosi e militari insieme dava una sicurezza particolare.

    Abbiamo qualche documento di qualche perdita dei templari, qualche volta riuscirono a rubare ai Templari parte dei beni che proteggevano.

    I templari procedevano anche a confische in seguito, appropriazione di redditi e proprietà al fine di assolvere pagamenti o di soddisfare reclami mossi al proprietario. Questo dimostra la grande fiducia di re e nobili, i quali usavano i Templari nei pagamenti internazionali, contraevano prestiti offrendo garanzie.

    La forza dell'Ordine è grandissima e il loro mercato non si ferma qui. In forza delle loro ricchezze iniziano a prestare denaro a persone di tutte le classi sociali. In Francia i Templari furono i banchieri della casa reale per più di un secolo. In Oriente, Baldovino II di Costantinopoli dette la Vera Croce come pegno per un prestito contratto con i Templari nel 1240 in Siria latina.

    I Templari nel corso di due secoli divennero i banchieri di potenti, papi e monarchi. I papi usavano anche altre banche ma per tutto ciò che riguardava la Terra Santa usava i Templari. I Templari facevano giungere i sussidi papali in Terra Santa e le informazioni a Roma. Ma non solo erano banchieri anche di grandi sovrani, in particolare di Francia e Inghilterra, nelle cui capitali erano situati i due più grandi Templi fuori dalla Terra Santa. Sino a Filippo il Bello il tempio di Parigi fu letteralmente il centro dell'amministrazione finanziaria francese: amministrava le finanze, riscuoteva le imposte, trasferiva capitali, controllava i debiti, pagava i vitalizi. Alcuni regni arrivarono ad essere indebitati con i Templari come il regno d'Inghilterra all'epoca di Enrico III.

    La seconda crociata

    Le conquiste durante la seconda crociata

    Nel 1144 Edessa viene conquistata dalle truppe mussulmane capitanate da Zengi. Il1 dicembre del 1145 il papa Eugenio III pubblica le bolle che bandiscono la seconda crociata. La crociata deve avere un solo capo che è il re di Francia Luigi VII.

    La predicazione della crociata è affidata a San Bernardo, che mobilita per la crociata l'imperatore di Germania Corrado III e raduna tante persone che non sono militari, sul campo di battaglia si vedrà la conseguenza. Il 27 aprile 1147 centotrenta cavalieri del Tempio si riuniscono in un capitolo a Parigi, intorno al Maestro di Francia, Everardo des Barres e al papa Eugenio III, qui organizzarono la loro partenza per la crociata e fu qui che ebbero il consenso di portare in permanenza la croce "affinché questo segno trionfale sia perb essi uno scudo grazie al quale non fuggano davanti a nessun infedele". Il re di Francia e l'imperatore non riuscirono a mettersi d'accordo su un itinerario comune e come vedremo questo non fu affatto buono.

    Non corre buon sangue tra latini e greci, e si vede nell'accoglienza Bizantina, non son visti di buon occhio i latini che sono venuti a fare un loro regno in Oriente. Luigi VII arrivò a Costantinopoli non senza difficoltà e trovò i resti della crociata tedesca, non erano riusciti a partire insieme i due eserciti e la conseguenza per i tedeschi fu molto negativa.

    L'esercito del re francese si addentra nelle montagne dell'Asia minore con pochi viveri, avanzano lentamente decimati da continui attacchi Turchi. Goffredo di Rancogne avanza più rapidamente degli altri ostacolati dai bagagli e dai non combattenti e si separa dal grosso della truppa lasciandoli vittime dei Turchi. Il re in questo caso ammira la disciplina dei templari, tanto da seguirli lui stesso e darli come modello a tutto il suo esercito. Diede il comando allora al Maestro templare che suddivise l'esercito in gruppi di cinquanta cavalieri e ad ogni gruppo venne dato come capo un templare. In questo modo cavalieri come Goffredo di Rancogne che agivano di testa loro si sottomisero all'arte della guerra dei Templari. Ogni movimento era perfetto, bastava uno sguardo del maestro che il templare al comando dei cinquanta uomini si sarebbe mosso in maniera coordinata con la sua piccola schiera di cavalieri.

    Templari: le battaglie dei crociati

    In questo modo i crociati riuscirono ad infliggere gravi perdite ai loro avversari, ma principalmente ad uscire da quella situazione. Infatti la crociata ebbe una fine disastrosa, Luigi VII dovette lasciare una parte del suo esercito ad Adalia, dove si era fatto massacrare e si imbarcò per Antiochia, ma lo stesso Luigi VII disse che in realtà senza i Templari probabilmente non sarebbero usciti da quella situazione.

    La crociata naturalmente si tirò addosso molte critiche, i latini di oriente richiedevano milites, San Bernardo aveva chiamato anche chi non era abile nel combattere, si richiedevano non pellegrini, ma ordini militari.

    Everardo des Barres esce come l'eroe della crociata, a capo dei Templari di Francia porta ordine nelle schiere di un esercito incontrollabile. Diviene Maestro del Tempio nel 1149. Più tardi lasciò questa carica tornando a una vita votata alla contemplazione. Quindi non sarà lui ma il suo successore Bernardo di Tremelay responsabile di un episodio che dà molta meno gloria ai Templari.

    La città di Ascalona era l'ultima piazza del litorale ad aver resistito al primo slancio dei crociati, si credeva imprendibile, era un'impresa difficile, l'assedio durò quattro mesi e sarebbe di certo stato abbandonato senza il contributo degli ordini militari. I Templari divennero padroni nel mentre della città di Gaza che era stata loro affidata nel 1149. E qui c'è il comportamento non esemplare da parte del Maestro Bernardo di Tremelay, almeno a quanto raccontato da Guglielmo di Tiro, aperto il varco, fece passare unicamente i Templari, dandogli così la possibilità di prendere la maggior parte del bottino.

    Il che non fu comunque una gran mossa, i quaranta templari entranti in città furono circondati e uccisi dai turchi e lo fu lo stesso Maestro. Possibile anche che questa sia una versione di Guglielmo di Tiro sempre molto critico contro i Templari, ne ha sempre attaccato l'orgoglio e la cupidigia, e forse quei quaranta templari si sono trovati solo davanti la breccia, anche perché quale Templare esperto poteva non sapere che non era così semplice entrare in quella città anche avendo aperto una breccia? Ascalona venne alla fine conquistata il 19 Agosto 1153. Forse i Templari volevano oltre a Gaza anche questa città e potrebbe essere uno dei motivi del loro ingresso per primi in città, più che per saccheggiare per entrare per primi nella città, forse per mire sulla città stessa. Comunque Baldovino III diede la città a suo fratello Amalrico forse anche per reprimere un po' le pretese dei Templari.

    La caduta di Ascalona garantì la sicurezza della parte meridionale del regno e aprì ai Franchi la via dell'Egitto. Ma la situazione geopolitica del Vicino Oriente stava cambiando e non a favore del Regno di Gerusalemme. Nel 1154 l'Egitto è fatimita, al Cairo regna un califfo sciita, eretico quindi agli occhi del califfato sunnita di Bagdad. Nur-ed-Din aveva appena unificato la Siria e ora mirava all'Egitto, per unificare tutto il mondo mussulmano, e poi farla finita con i cristiani. Il regno di Gerusalemme si trovava a dover far di tutto per evitare questa unione, gli ordini militari sempre aggressivi nei confronti degli infedeli sono pronti a guidare qualsiasi tipo di incursione armata, ma certo il regno di Gerusalemme aveva poche risorse umane per poter mantenere nel caso le possibili conquiste. I contrasti sono notevoli, anche all'interno dell'ordine, c'è la mentalità soprattutto dei nuovi crociati, quella della guerra armata, quella di non scendere a patti quella di nessuna tregua, si scontra con i più esperti con chi sa che ora è inutile, che bisogna organizzarsi prima di qualsiasi altra cosa, questi vengono accusati di scendere a patti con gli infedeli. Le perdite dei Templari obbligano a chiamare altre truppe dall'Occidente, questi nuovi crociati sono per la guerra, faticano ad accettare l'idea di tregua. In questo periodo si acuisce anche la rivalità tra i due ordini militari, rivalità che c'è sempre stata tra i due ordini, anche se poi ora come sempre saranno al fianco nel momento delle imprese militari.

    Nel 1167 il re Almarico I riuscì a procurarsi una posizione di sicuro vantaggio sul Saladino per l'Egitto. In Egitto si instaurò una sorta di protettorato franco, i Templari avevano partecipato a tutte queste spedizioni egiziane, a quanto pare con parecchi uomini. Il re Almarico I volendo approfittare di un sabotaggio dell'applicazione dell'accordo da parte del Visir Shawar, che deteneva il potere in Egitto, finì per proporre con Gilberto d'Assailly, maestro dell'Ospedale un attacco in Egitto per sottometterlo interamente. I Templari non erano d'accordo, Bertrando di Balnquefort maestro dell'Ordine non voleva che fossero i latini a prendere l'iniziativa nella rottura dell'accordo, quindi non partecipò alla spedizione. Il Maestro dell'Ordine rimane fedele quindi a un trattato negoziato proprio da un templare dell'Ordine: Fouchier. L'obiettivo della conquista dell'Egitto inoltre non era realistico, c'era una scarsità di uomini per realizzarla. Tutto si concluse con una sonora sconfitta e il Saladino entrò vittorioso al Cairo, si sbarazzò di Shawar e prese il suo posto, l'impero mussulmano ora era tutto unito, anche se la piena unità di raggiungerà solo con la morte di Nur-ad-Din, a favore del Saladino che sarà a capo di tutti i mussulmani.

    Da registrarsi due cose il re Almarico segui l'Ordine dell'Ospitale in una folle impresa e questo ebbe una conseguenza disastrosa per la situazione di Gerusalemme, per la prima volta un Ordine militare non seguì una battaglia contro gli infedeli, così fecero i Templari. Ormai tra l'altro da tempo in ogni decisione da prendere riguardo interventi militari si sentivano i maestri dei due grandi ordini militari, che hanno una notevole importanza. I Templari vengono usati come arbitri nei conflitti locali, spesso mandati da re per trattare riconciliazioni, sono ottimi negoziatori.

    Nel 1174 morì re Almarico di tifo. Questa morte giovò ai Templari che erano arrivati a forti conflitti con il re. L'autorità regale perse potere a causa delle reggenze, vista l'età minore dei re, e crescono le profonde divisioni con le classi dirigenti dello Stato. Gli Ordini militari sono quelli che difendono il Regno di Gerusalemme, in Europa si parla tanto di crociata, ma la si fa poco e sono loro che sono qui, le cronache del tempo ne parlano sempre più come eroi temerari. Sotto il regno del figlio lebbroso di Almarico le forze si riunirono sotto il pericolo mussulmano, i Templari prendono parte attiva nella difesa del regno. Il 22 novembre del 1177 riportano una vittoria contro i trentamila mamelucchi del sultano Saladino: la vittoria di Mont Gisard, fu una delle più umilianti sconfitte del Saladino: i suoi uomini si trovarono privi di cibo e di risorse d'acqua sotto gli attacchi ripetuti delle truppe franche mentre si ritiravano in fuga verso l'Egitto. Questa lezione la ricorderà bene ad Hattin in una situazione opposta a questa. Subito dopo le truppe reali e i templari si dirigono a nord per portare rinforzi alla frontiera del Giordano, e al Guado di Giacobbe, sotto Safed, costruiscono il castello detto Chatelet, la difesa del quale è affidata ai Templari.

    Regno di Gerusalemme

    Nel 1179 ci fu la prima rivincita del Saladino che fece distruggere il castello templare al Guado di Giacobbe, i Templari furono fatti prigionieri e tutti trucidati tranne il maestro dell'Ordine Oddone di Saint-Amand che viene fatto prigioniero e morì in prigione.

    Nel 1180, dopo le rovinose sconfitte dell'anno precedente, vennero concluse delle tregue con il Saladino. Il Regno non era sicuramente al massimo splendore, la paura era tanta, e anche gli stessi Ordini a quanto dice Guglielmo di Tiro si erano chiusi nei propri castelli, aspettando di essere assediati.

    In questi anni Balduino IV ha la lebbra e a tratti affida il regno in reggenza ad altri, così come fa con Raimondo di Tripoli, che per dieci anni fu prigioniero dei mussulmani e liberato tramite riscatto dall'Ordine dell'Ospedale, fu reggente del regno dal 1174 al 1176, anno in cui Balduino IV, divenuto maggiorenne assume il potere e si appoggia a una figura non ben voluta dai baroni che è Guido di Lusignano. A partire dal 1183 i fallimenti di Lusignano e l'ostilità dei nobili nei suoi confronti portano il re a rivolgersi nuovamente a Raimondo III, Lusignano aveva sposato la sorella di Balduino IV, madre dell'erede al trono Balduino V, che ha solamente 5 anni quando il re si sente vicino alla morte. Balduino IV figlio di Almarico muore il 16 Marzo 1185, Lusignano manovra in modo che non siano rispettate le disposizioni di Baldovino IV e il 20 luglio 1186 Sibilla, sorella di Baldovino IV, e Guido vengono incoronati al Santo Sepolcro dal patriarca, che è del loro partito.

    Il Maestro Templare ebbe in questo notevole influenza, Gerardo di Ridefort giunge in Terra Santa durante il regno di Almarico I, entra al servizio di Raimondo di Tripoli come cavaliere mercenario, ha ricevuto quindi un feudo come stipendio, il conte di Tripoli gli promette la mano di una ricca ereditiera, e Gerardo di Ridefort era ansioso di accasarsi. Ma Raimondo era a corto di soldi e non sa resistere alle offerte allettanti di un ricco pisano e dimentica la sua promessa, questo non gli verrà mai perdonato. Gerardo di Riderfort entra quindi nell'ordine e la sua ascesa è rapidissima, e designato Maestro dell'Ordine all'inizio del 1185. Gerardo di Riderfort fu il principale artefice del successo di Guido Lusignano. Alla morte di Balduino V, invano un Raimondo diffidente cercherà di convincere Sibilla a rispettare il volere del fratello, il patriarca e il Maestro dei templari spingevano per l'incoronazione.

    Raimondo di Tripoli raggiunse un modus vivendi soddisfacente con il Saladino. Un avventuriero Rinaldo di Chatillon attaccò, nonostante la tregua una ricca carovana egizia.

    Raimondo III nonostante ciò riuscì a mantenere una non facile tregua, il Saladino aveva giurato di condurre una jihad contro Gerusalemme e di uccidere con le proprie mani Reginaldo. Annuncia in base agli accordi con Raimondo la rappresaglia contro il territorio di Acri, e Raimondo consente il passaggio alle truppe mussulmane a condizione che l'incursione duri un solo giorno e risparmi le città e la popolazione civile.

    Gerardo di Ridefort a questo punto, appena viene a sapere di questo, sconsigliato dal Maestro degli ospitali eri che da altri, alla testa di centoquaranta cavalieri attacca a Casal Robert i settemila mamelucchi di Saladino, l'esercito templare era numericamente inferiore a quello del Saladino. Fu uno sterminio, lui e pochi altri fuggirono miracolosamente, per rappresaglia la popolazione di Nazareth fu ridotta interamente in schiavitù. Il rancore tra Gerardo di Ridefort e Raimondo di Tripoli crebbero dopo questo avvenimento. La sconfitta fu un disastro è sicuramente una grande macchia di questo Maestro, fece perdere parecchi dei migliori templari, senza considerare che la situazione del regno di Gerusalemme fu messa ancora più in bilico. Dopo ciò il Saladino si portò a Tiberiade e ne iniziò l'assedio nel 1187. Tiberiade era difesa da Eschiva, la moglie di Raimondo.

    Raimondo raccolse le forze e le unì a quelle di Guido di Lusignano, mentre i Templari arruolavano contingenti con le loro ricchezze. Raimondo aspettava la ritirata del Saladino, nonostante la propria moglie ne era ostaggio, ma non voleva mettere per questo in pericolo l'intero esercito, era un suicidio cercare di avanzare, sotto il caldo del sole cocente: senza punti ove vi fosse acqua la missione non era semplice. Inoltre il Saladino avrebbe dovuto ritirarsi secondo Raimondo non poteva stare ancora per troppo tempo lontano dalle sue terre. Pare che la maggior parte degli uomini presenti fossero dello stesso avviso, poiché molti di loro conoscevano il paese quanto Raimondo e sapevano che era impensabile avanzare senza punti di rifornimento d'acqua sicuri. Per questo invece fu accusato da Gerardo di Ridefort di debolezza, il Maestro sosteneva che Raimondo era un traditore e che Tibiriade era a poche miglia di distanza. Insinuò che re Guido se avesse rifiutato di attaccare sarebbe passato da codardo agli occhi del nemico per questo Guido Lusignano finì per aderire al pensiero del Maestro templare. Raimondo sosteneva che il Saladino non poteva rimanere ancora a lungo a Tiberiade e che quando se ne fosse allontanato avrebbero potuto riprendere la città, ma che era un suicidio muovere ora l'esercito.

    Guido diede all'esercito l'ordine di mettersi in marcia la mattina di Venerdì 3 Luglio 1187. Fornendo inoltre uno stimolo in più all'esercito mussulmano, il venerdì era il giorno santo mussulmano, il giorno preferito per compiere imprese militari. L'obiettivo era Tiberiade i soldati cristiani erano bersagliati dalle frecce dei soldati mussulmani a galoppo. L'esercito verso mezzogiorno si trovò nelle sorgenti di Turano, che erano a un terzo della strada sino a Tiberiade. Ora si sarebbero potuti fermare a Turano, dove disponevano d'acqua o continuare verso Tiberiade, che si trovava nove miglia più avanti. Si decide di avanzare verso Tiberiade verso il villaggio di Hattin in modo da evitare il grosso del contingente del Saladino. Appena l'armata lasciò Turano il Saladino mandò degli uomini che bloccavano l'eventuale ritirata prendendo ed occupò la sorgente, in caso di ritirata non avrebbero avuto un posto per accamparsi con dell'acqua. L'esercito dovette accamparsi durante la notte circondato dalle truppe mussulmane, i soldati che lasciavano il campo per cercare acqua erano colpiti dai tiratori mussulmani. Il Saladino fece accendere incendi nella macchia intorno per rendere con il fumo ancora più insopportabile la sete dei soldati. Accasciato dalla sete e dal caldo l'esercito la mattina del quattro luglio si rimise in marcia sotto il sole già a quell'ora rovente e si dovette accampare sul poggio di Hattin. I primi a essere attaccati furono i Templari della retroguardia, i crociati vennero accerchiati, i soldati ruppero i ranghi e si dettero alla fuga, Raimondo riuscì con pochi altri con una carica disperata a rompere le linee nemiche e a fuggire il re fu invece catturato, il resto delle truppe massacrate. Presero la tenda reale la Vera Croce, la parte migliore delle guarnigioni di tutti gli stati crociati era stata distrutta. L'odio del Saladino si scagliò per prima contro Rinaldo di Chatillon. Il Saladino lasciò in vita sorprendentemente il Maestro del Tempio, più tardi lo si accusò di aver abbracciato la fede mussulmana, al quanto inspiegabile questa liberazione che però probabilmente fu pagata con il castello templare di Gaza.

    Il 2 Ottobre 1187 cadde Gerusalemme ormai senza più difese. Il Saladino arrivò sino a Gerusalemme ridusse in schiavitù la maggior parte della popolazione e il Templum domini e il Tempio di Salomone ridivennero moschee. Tiro resistette agli attacchi del Saladino, grazie a Corrado del Monferrato aiutato da Templari e Ospitalieri. Gerardo di Riderfort tornò al comando dei Templari intanto e decide insieme a Guido di porre l'assedio ad Acri, mossa avventata che costò la morte al Maestro il 4 Ottobre 1189. Intanto dopo gli episodi di Hattin si preparava finalmente la terza crociata. Il re tedesco Federico Barbarosa morì nel Giugno del 1190 attraversando l'Asia Minore, ma in Oriente sbarcarono il re Francese Filippo II e l'angioino Riccardo I. Il 12 Luglio 1191 I crociati con Riccardo I e Filippo II conquistarono Acri. Filippo II ripartì per la Francia dopo tre settimane, Riccardo rimase nella speranza di riconquistare Gerusalemme.

    Durante la marcia da Acri verso sud lungo la costa, l'esercito cristiano si era trovato particolarmente in difficoltà e qui l'esperienza degli ordini militari fu essenziale, e risaliva ai giorni della marcia di Luigi VII attraverso l'Asia Minore. Ci furono perdite consistenti soprattutto di cavalli e fu essenziale l'apporto degli Ordini che riuscirono a recuperare buoi e foraggio, guarendo gli uomini e respingendo i continui attacchi. Nella battaglia di Arsuf del 7 Settembre ancora una volta il ruolo chiave da Riccardo fu assegnato agli Ordini militari. Era essenziale mantenere ordine in battaglia per questo il sovrano si affidò agli Ordini. Questi successi consentirono di risollevarsi al Regno di Gerusalemme, reintegrando le città costiere sino a Giaffa, compresa Acri, ormai divenuta la città più importante, dove tutti i movimenti militari avevano stabilito il proprio quartier generale. Non riuscì invece la conquista di Gerusalemme, il consiglio dei residenti era di attendere non c'erano le possibilità di riprenderla ora. Tra questi residenti i due Ordini militari, con la morte di Gerardo di Ridfort i Templari erano tornati alla loro tradizionale cautela.

    Fu deciso quindi di ripiegare verso la costa e di riedificare Ascalona in modo da poter sorvegliare i turchi mentre recavano viveri dall'Egitto a Gerusalemme.

    I templari rimasti senza maestro nel 1189 elessero dopo diciotto mesi, nel 1191, Roberto di Sablè, vassallo del re d'inghilterra Riccardo I. Per l'intero svolgimento della crociata aveva fatto affidamento sui Templari, Riccardo I, ora si rafforzò ancora di più questo affidarsi a loro. A Roberto di Sablè succederà Gilberto Erail.

    I templari poterono acquistare, dal re Riccardo I, l'isola di Cipro, questo dimostra le grandi finanze dell'ordine, la situazione non fu semplice, il 5 Aprile del 1192 scoppiò una rivolta a Nicosia, dove si diceva la guarnigione avesse trattato la popolazione alla stregua di villani, e solo una disperata carica dal castello salvò i Templari. Nel maggio del 1192 Riccardo vendette perciò l'isola a Guido di Lusignano, al quale il mese precedente era subentrato Corrado del Monferrato al titolo di re di Gerusalemme. Quando nell'Ottobre del 1192 Riccardo iniziò il viaggio di ritorno in Occidente, e fu scelto un gruppo di Templari per accompagnarlo nel pericoloso viaggio di ritorno, forse vestito proprio da crociato, venne catturato nei pressi di Vienna da Leopoldo d'Austria per essere poi venduto all'imperatore Enrico VI e rilasciato solo nel Febbraio 1194. La Crociata aveva ottenuto buoni obiettivi, sicuramente migliori di quelli di alcune crociate precedenti. Nel 1193 muore il Saladino che aveva unificato il mondo mussulmano.

    Roberto di Sablè morì il 28 Settembre del 1193 al suo posto fu eletto Gilbero Erail. In questo periodo le tensioni tra Templari e Ospitalieri salgono dovrà intervenire il Papa Innocenzo III per fare da giudice tra i due. Il Papa ci teneva per avere il pieno controllo dei Templari e non accettò che i Templari venissero toccati da altri tanto che annullò la scomunica inflitta dal vescovo di Sidone a Gilberto Erail. Allo stesso tempo il Papa si preoccupava delle lamentele contro i Templari e del loro orgoglio eccessivo. Quando Innocenzo III fu elevato al soglio pontificio nel 1198 decise di dare assoluta priorità a una crociata, la Terza Crociata aveva ottenuto tanto, ma certo molti luoghi santi erano ancora nelle mani degli infedeli, Gerusalemme compresa.

    I partecipanti alla quarta crociata contrattarono con Venezia il trasporto via mare, senza essere i condizione di pagarlo, acconsentirono a venir dirottati verso Costantinopoli nel 1204, non ebbe grande esito questa Crociata. Quando Innocenzo morì nel Luglio del 1216 il suo successore Onorio III portò avanti i progetti per la Quinta Crociata. Le forze crociate nel Novembre del 1219 espugnarono Damietta, situata sul delta del Nilo. Al-Kamil offrì a questo punto Gerusalemme in cambio del ritiro dei franchi, l'offerta però fu respinta da Pelagio, d'accordo con i Templari d'altra parte era indifendibile così Gerusalemme. Nel 1220 la crociata si bloccò i cristiani si arroccarono nelle loro posizioni, attendevano aiuti per proseguire. Al Muazzam aveva iniziato l'attacco nella palestina del Nord fu così che il Maestro Templare tornò a difendere a nord. Acri e Tiro subirono gravi danni. I crociati erano ansiosi dell'arrivo di Federico e dei tedeschi.

    Nel Giugno del 1221 al-Kamil avanzò nuove proposte di pace, che non differivano da quelle dell'Ottore del 1219, questa volta i templari si dimostrarono favorevoli. Pelagio convinto che Federico II stesse per arrivare le respinse. L'esercito crociato rimase intrappolato senza viveri non poteva né ritirarsi né attaccare. Sottoposti a questa pressione i cristiani dovettero accettare di lasciare Damietta. Il mancato arrivo di Federico II decretò la fine della Quinta Crociata.

    Dopo la sconfitta del 30 agosto 1221, Federico II continuava a non arrivare, nel 1225 il patriarca e i maestri degli Ordini militari scrivono una lettera a Gregorio IX lamentando il prlungato ritardo.

    Federico partì per la Crociata, sbar­cando ad Acri il 7 settembre 1228. La spedizione di que­sto impe­ratore scomunicato non aveva carattere religioso: egli pensava di rea­lizzare il piano di suo padre Enrico VI, cioè di egemonia nel Mediterraneo. All'arrivo fu accolto con gioia, sino alle lettere papali che dicevano di non aver nessun contatto con Federico II scomunicato, i Templari si opporranno allora all'imperatore Federico II, scomunicato dal Papa proprio a causa del suo ritardo alla partenza di questa crociata. Ora il suo arrivo non era ben visto né dai Templari né da molti altri crociati, e soprattutto non era ben visto né dal Patriarca né dall'Ordine dell'Ospedale. Il 4 Febbraio 1229 Intavolate trattative con il sultano di Egitto Malek-el-Khamil, padrone della Palestina, si giunse al trattato di Giaffa, con il quale Federico II ottenne il dominio della città di Gerusalemme, Betlemme e Nazaret, con le strade che le collegavano a S. Giovanni d'A­cri, promet­tendo in cambio che per dieci anni non ci sarebbero stati at­tacchi degli Occidentali contro l'Egitto. I luoghi santi rimanevano ai mussulmani, anche questo di certo non piacque ai templari, inoltre l'assenza di mura rendeva la città totalmente aperta ai saccheggi. Federico II il 18 Marzo 1229 si pose in testa la corona reale. Due giorni più tardi venne il legato papale che mise sotto interdetto la Città Santa e scomunicò il re. Federico II addirittura per vendicarsi assediò ad Acri il castello dei Templari. Nel 1230 Federico II tornato in Francia non solo si impossessò delle magioni templari ma imprigionò i frati. Ci fu un periodo di battaglie e tensioni tra gli ordini militari tra Templari, Ospitalieri e Teutoni. Intanto gli imperiali vengono pian piano scacciati, nel 1243 i Templari, grazie alle alleanze con il Sultano di Damasco, cominciarono a rioccupare le loro case di Gerusalemme. Ma gli assalti dei sultani d'Egitto non tardarono e Gerusalemme fu riconquistata l'esercito franco fu distrutto e di trecentoquarantotto templari trecentododici erano caduti.

    Tutto questo creò di nuovo l'impeto della crociata e fu così che Luigi IX re di Francia, prende la croce, conquisto Damietta il 6 Giugno 1249. Nella battaglia di Mansura il re affidò l'avanguardia dell'esercito ai Templari e al fratello Toberto d'Artois, questo si impegnò in una battaglia solitario senza rispettare gli ordini del re e del Maestro Templare Gugliemo di Sonnac, trovò la morte con tutti i suoi compagni e i Templari che l'avevano dovuto seguire per non lasciare solo il suo debole contingente. Fu un disastro un'epidemia di Tifo e dissenteria decimò l'esercito e il re fu fatto prigioniero il 5 aprile 1250.

    Morì anche Gugliemo di Sonnac, suo successore fu Rinaldo di Vichiers. I templari erano riusciti con la politica di alleanza con Damasco a concludere un particolare trattato che re Luigi li obbligò a rompere, questo per porre fine alla fama che avevano preso i templari di orgogliosi e insubordinati. Il 25 aprile 1254 il re di Francia riparte per tornare in patria.

    Quando divenne maestro nel 1273 Gugliemo di Beaujeu, il regno di Gerusalemme si riduceva alla città di San Giovanni d'Acri, Tripoli, Tortosa e Beirut. I templari erano gli unici a tenere a bada i mussulmani, cosicché in pratica il maestro templare era il re senza corona del regno.

    Nel 1289 Tripoli cadde in mano al sultano Qalaoun, l'avvento dei mongoli aveva rallentato i mussulmani, ma i baroni francesi non seppero comprendere l'importanza di una possibile alleanza con i mongoli. Nel 1291 sbarcarono ad Acri dei crociati italiani che non erano soldati professionisti, questi si avventarono sui Mussulmani e li massacrano, era un periodo di tregua, accordato ai cristiani dal sultano del Cairo, ora pretese il sultano l'immediata punizione dei colpevoli. Il consiglio di Acri temporeggiò, fu così che il Sultano arrivò sotto le mura di San Giovanni d'Acri con 60 mila cavalieri e 160 mila fanti, mentre la città contava 40 mila abitanti.

    Il 18 maggio aperta una larga breccia nelle mura, il sultano ordinò l'assalto. I maestri del Tempio e dell'Ospedale marciarono insieme per difendere la Torre maledetta. Guglielmo di Beaujeu fu ferito sotto l'ascella da una freccia, mentre si ritirava barcollando alcuni pensarono che si ritirasse "Quando si sentì colpito, si ritirò e credettero che fuggisse; alcuni crociati di Spoleto lo fermarono gridando: 'per amor di Dio, signore, non ci abbandonate o la città è perduta!'. E lui rispose 'non sto fuggendo, sono morto, guardate il colpo' ". Steso su uno scudo, fu trasportato nella commenda templare dove morì nel giro di qualche ora. I mamelucchi forzarono le ultime difese e fecero strage della popolazione urlante. Diecimila persone trovarono rifugio nella commenda del Tempio, Pietro di Sevry, maresciallo del tempio era riparato lì. La volta resistette dieci giorni agli attacchi dei mamelucchi. Al-Ashraf offrì ai Templari una resa con l'onore delle armi e la possibilità di partire per Cipro, Pietro di Sevry e i suoi Templari vennero portati davanti al sultano che li fece decapitare contro la parola data. La caduta del regno latino di Gerusalemme avviene con la presa di Acri del 1291 definitivamente, e con la strage della popolazione e dei Templari.

    I Templari cercarono di difendere Sidone, avevano eletto come Maestro Tibaldo Gaudin, questi partì per Cipro per andare a prendere rinforzi e non tornò più, Sidone cadde il 14 Luglio. Cipro a questo punto era piena di fuggitivi, gli Ordini militari avevano stabilito qui il loro quartier generale.

    Nel 1292 papa Nicolo IV, sperando di poter riconquistare la Terra Santa pensò a una fusione tra gli ordini militari, ma il tutto non si avverò mai. Nel 1293 muore Tibaldo Gaudin, sostituito da Giocomo di Molay. Questi dopo la sua elezione s'imbarcò per l'Europa, con l'obiettivo di sensibilizzare alla Terra Santa i principi europei. La sua propaganda non ebbe gran successo, nel 1300 il Maestro templare mise in piedi un corpo di spedizione formato, da Templari, Ospitalieri e Ciprioti. L'obiettivo fallì ma poterono impadronirsi di Road in cui venne creata una roccaforte templare. I mamelucchi sbarcarono sull'isolotto e fecero strage, da quel momento gli Ordini militari restarono condannati all'inattività e aspettavano una nuova crociata. Gli Ospitalieri non credendo ormai più alla crociata si spostarono in Francia, mentre Molay da quel momento lotta per una crociata generale.

    Critiche e declino

    Templari: il simbolo. Due cavalieri sullo stesso cavallo, simbolo di umiltà
    Il simbolo dell'Ordine, due cavalieri su uno stesso cavallo, simbolo di umiltà

    Le originarie motivazioni di Ugo di Payns sostennero l'Ordine del Tempio per un breve periodo. Poi man mano l'ordine lasciò un po' di quegli ideali che erano alla base dei fondatori. I primi risentimenti contro l'ordine iniziarono con l'indipendenza dalle autorità ecclesiastiche. Sin dal 1154 il patriarca di Gerusalemme lamentò l'abuso dei privilegi da parte dei Templari. Guglielmo di Tiro, fu un grande oppositore dei Templari, li descrive come arroganti e superbi "Per un lungo periodo essi mantennero intatto il loro nobile scopo e condussero la loro attività in modo abbastanza saggio. Con il passare del tempo, però, essi cominciarono a scordare l'umiltà, guardiana di tutte le virtù, la quale, sedendosi di proposito sul gradino più basso, non corre pericolo alcuno di cadere. Essi si allontanarono dal patriarca di Gerusalemme, il quale aveva permesso la costituzione del loro Ordine e i loro privilegi iniziali, e gli rifiutarono obbedienza che invece gli avevano mostrato i loro predecessori. Essi costituirono motivo di preoccupazioni anche per le chiese di Dio, in quanto si sottrassero ai loro tributi e disturbavano ingiustamente i loro possessi"(Guglielmo di Tiro, Hystory, I, p.526-527)

    I Templari non si fecero mai voler bene dalla gerarchia locale delle Terra Santa, secolare o ecclesiastica che sia. In realtà come abbiamo visto furono criticati sin dall'inizio, sia per la particolarità del proprio ordine, monaci che prendevano le armi, monaci militari, sia per i privilegi notevoli che avevano.

    Verso la fine del XII secolo l'attacco si concentrò verso i due peccati principi dei Templari: l'orgoglio e l'avarizia. Papa Innocenzo III, in una lettera del 13 Settembre 1207, condannò formalmente l'orgoglio dei Templari. La diffusione dei movimenti di povertà volontaria rafforzò le accuse contro la loro avarizia, tutta chiara quando il Maestro Bernardo di Tremelay durante l'assedio di Ascalona fa entrare prima i Templari in modo da prendere la maggior parte del bottino.

    Secondo Innocenzo era l'eccessivo orgoglio che li portava ad abusare dei privilegi accordati loro. Anche la politica di reclutamento fu accusata chiunque fosse pronto a pagare due o tre denari all'anno poteva essere ammesso all'Ordine e quindi sepolto anche se scomunicato. La bolla Sull'orgoglio dei Templari fu usata successivamente per molte accuse rivolte contro di loro. Il sentimento popolare per le mancanze dei Templari aumentò durante il secolo XIII, sino a che Clemente IV ancora una volta li rimproverò e suggerì loro di mostrare maggiore umiltà e moderazione. Etienne de Sissi, maresciallo dell'Ordine venne scomunicato, Clemente ricordò ai Templari come l'Ordine dipendesse dal Papa. Poco dopo Gregorio X accusò il Maestro Tommaso Berard di depravazioni non specificate, probabile fossero legate a usura e guadagni eccessivi.

    I Templari senza crociata

    Quando il concetto di crociata e l'ideale crociato vennero meno, venne a mancare la loro ragion d'essere. I Templari aspettavano una crociata che non sarebbe più arrivata. La crociata inoltre aveva perso un po' il suo senso, da lotta per la liberazione diventa lotta contro gli eretici nella famosa crociata contro i catari e diviene lotta contro i nemici del Papa come Federico II, addirittura Bonifacio VIII farà una crociata contro la famiglia dei Colonna a Roma che si era opposta alla sua autorità.

    Dopo il 1291 la situazione dei Templari è quindi particolare, qui si registra ancora di più la separazione tra l'idea dell'Ordine, l'idea di San Bernardo e la realtà. Era ormai lontano il combattere in Terra Santa, anche se sembra che il Maestro Giacomo Molay non abbia veramente mai smesso di crederci. Il movimento era nato per difendere i luoghi santi, questa era stata l'idea che li aveva resi vivi, che gli aveva dato tutti quei privilegi, che li aveva riempiti di donazioni. Il De Laude di San Bernardo li identificava per lo più, se non unicamente, come cavalieri alla difesa della Terra Santa, la loro missione era fallita.

    Il 6 Giugno 1306 vennero convocati a comparire davanti Papa Clemente V i Maestri del Tempio e dell'Ospitale. Giacomo di Molay invita il papa a non unire gli ordini in quanto ci sono discordie tra questi ordini, arriva ad affermare che la rivalità tra i due ordini era una buona cosa sempre stata a vantaggio dei cristiani contro i mussulmani. Il Maestro rifiutò l'idea quindi di una fusione. Invitò il papa a proclamare una nuova crociata, forse non si rendeva conto della situazione intorno a lui.

    I Templari si trovavano in una difficile situazione la causa della sconfitta della guerra veniva riversata su di loro, si diceva che erano scesi a patti con i mussulmani, si accusavano le continue discordie tra chi avrebbe dovuto lottare uniti. Coloro che erano usciti dall'Ordine non davano delle grandi testimonianze, si parlava dei contrasti con gli Ospitalieri come causa del fallimento del Regno di Gerusalemme, senza considerare come nonostante i contrasti nei momenti importanti questi due ordini hanno sempre combattuto a fianco.

    Ai Templari si rimproveravano i cattivi costumi, la loro ricchezza aveva portato probabilmente ad allontanarli dal loro ideale iniziale, si diceva spesso "bere come un Templare". Girava inoltre anche ogni sorta di falso pettegolezzo, giravano voci di libri segreti, di volgarità. Inoltre i privilegi che avevano ormai risultavano sempre più intollerabili visto ora la loro inutilità.

    L'ordine però continuava ad impegnarsi contro gli infedeli, molti dei contemporanei probabilmente nutrivano ancora speranze in loro e sicuramente la situazione era divisa, ma la maggior marte dei contemporanei probabilmente li vedeva ancora come eroi. E così si sentivano anche la maggior parte di loro probabilmente, erano un Ordine di cavalieri che avevano dato sicuramente tanto alla Chiesa, che si erano occupati a rischio della propria vita della difesa della Terra Santa, che avevano lottano senza paura in molte circostanze e che erano stati sino all'ultimo alla difesa della Terra Santa. Come detto almeno il loro Maestro non sembrava aver perso le speranze, si organizzava per una nuova crociata, per tornare a riprendere la Terra Santa.

    Si può pensare quindi che gli arresti furono del tutto inaspettati, sicuramente lo erano gli arresti da parte del re visto che erano un Ordine sotto il controllo unicamente del Papa, ma probabilmente non c'era in definitiva nessun vero timore, solo alcune critiche e accuse a cui rispondere.

    La fine dei Templari

    Filippo il Bello e i Templari

    Filippo il Bello era divenuto re nel 1285 a soli diciassette anni, avvertì con forza il fascino e l'autorevolezza della santità del suo avo, Luigi IX, del quale ottenne la canonizzazione nel 1297. Filippo IV era cresciuto nella convinzione che la Francia fosse il regno prescelto da Dio i cui sovrani godevano del suo particolare favore per la fede dimostrata.

    Filippo il Bello in realtà non aveva da lamentarsi di loro gli avevano sempre dato il loro appoggio. Erano i banchieri del re. Nel corso delle forti contese che hanno opposto il re di Francia e Papa Bonifacio VIII, i templari hanno generalmente patteggiato per Filippo il Bello, seppur con forti divisioni interne, ricordiamoci che per regola i templari erano sotto lo stesso controllo del papa. D'altronde anche il trasferimento del tesoro reale al Tempio del Louvre potrebbe essere una mossa suggerita dai templari stessi, come ha suggerito Marion Melville, che non volendo disubbidire al Papa, in occasione dell'imposta sui beni del clero a vantaggio delle finanze reali, avrebbero così lasciato le mani libere al Re nella gestione del suo tesoro. Nel 1302, i Templari, avevano accordato al re il loro sostegno contro Bonifacio VIII, con qualche resistenza, ma il visitatore di Francia Ugo di Pairaud aveva usato la sua autorità, e riceve dal re una lettera di protezione per se stesso e per il suo Ordine. Nel 1306 i Templari protessero il re in una delle loro case mentre era assediato da alcuni rivoltosi, alcuni accusarono anche i Templari visto che si impegnarono solo a proteggere senza disperdere i rivoltosi, ma certo la regola proibiva loro di usare la spada contro un cristiano, anche se in questo caso la vita del re era minacciata. D'altronde come abbiamo già detto erano i banchieri reali, gestivano molte funzioni che sicuramente, se Filippo il Bello avesse saputo qualcosa, non sarebbero state lasciate ai Templari.

    Tutto sembrava assolutamente normale qualche giorno prima dell'arresto appena il giorno prima il Maestro dell'Ordine, Giacomo di Molay, aveva accompagnato il re nella chiesa dei Giacobini per assistere ai funerali di Caterina di Courtenay, moglie di Carlo di Valois, fratello cadetto del re.

    Il motivo per il quale il re francese fece questo arresto incredibile può avere sicuramente vari motivi, e occorre a mio avviso presentarli tutti per poi scegliere quello più possibile. Naturalmente non si può stare nella testa di Filippo il Bello, come al solito c'è un motivo ufficiale, che è il motivo di eresia, il motivo che poi vedremo più tardi sarà quello che tenterà di estorcere nelle confessioni sotto tortura. Vediamo i vari motivi che possono aver portato il re francese a questo assalto ai templari:

    • In primis il motivo ufficiale: non è escluso che si fosse persuaso della colpevolezza templare, magari legato anche agli altri possibili motivi che vedremo dopo, ma che ci fosse questa consapevolezza in lui con l'obbligo morale di passare subito all'azione, d'altra parte questo era quello che vedeva come obbligo dei re francesi come abbiamo detto prima. Era quello che fondava la sua credenza nella Francia scelta da Dio, i re francesi sino ad ora era stati sempre attenti sia in Francia che fuori a tenere il cristianesimo puro e a lottare contro eresia o avversario. Filippo manteneva un atteggiamento distaccato e austero, Bernardo Saisset, vescovo di Pamiers dirà "non è un uomo, è una statua", il re era segnato da una forte moralità censoria, lo stesso processo contro Bonifacio VIII, sicuramente è legato a motivi storici diversi, ma ufficialmente era a causa di problemi morali. Se veramente Filippo si fosse convinto che serpeggiasse nei templari eresia e depravazione sessuale, certo seguendo la sua mentalità non avrebbe sicuramente osato ad intervenire. Nel 1314 umiliò i suoi figli e punì le loro mogli per una vicenda di adulterio. D'altronde anche l'attacco agli ebrei oltre che avergli fruttato molti guadagni era motivato dal fatto che credeva calpestassero le ostie consacrate. Quindi certo sta a noi avere una nostra visione, bisogna vedere se Filippo il Bello nascondesse sotto motivi di lotta all'eresia le battaglie contro i suoi nemici o per i propri guadagni, o se questo fosse in realtà una casualità o se ancora le due cose stanno insieme. D'altronde la rimozione delle ricchezze da mani così depravate come quelle dei Templari sarebbe stato a questo punto compito di un re cristiano, come si riteneva. Da aggiungere a questo sicuramente l'influenza di un consigliere come Nogaret sicuramente abile a trovare prove, talvolta anche false per andare ad ottenere ciò che vuole. Potrebbe essere stato questo consigliere a sconsigliarlo in maniera adeguata sino a convincerlo della colpevolezza dei templari, anche se certo non è così semplice da credere che Nogaret si sia messo ad indagare da solo sui Templari senza il minimo ordine o richiesta da parte del re. Più difficile immaginare che sino alla fine pensasse a questa colpevolezza certa, visto che tentò in ogni modo di accelerare il processo temendo che potessero risultare innocenti, certo a quel punto ci aveva messo la faccia, se fossero stati assolti sarebbe stato un bel problema di immagine.
    • Diciamo che il motivo forse più citato e quello forse più vicino anche rispetto al contesto è quello della confisca dei beni templari. Il tempo di Filippo non era un periodo di agio, l'inizio del regno fu gravato dalla fallimentare crociata del padre contro l'Aragona, del 1284-1285, e negli anni seguenti si aggiunsero le guerre contro l'Inghilterra e le Fiandre, vi era estremo bisogno di denaro. Questo si vede anche nella tassazione del clero che creò il primo contrasto con Bonifacio VIII tra il 1296 e il 1297. Le confische ai banchieri italiani del 1291 e del 1311 e agli ebrei del 1306 dimostrano le grandi necessità finanziare di Filippo. I Templari, l'abbiamo già detto, disponevano non solo di grande ricchezza monetaria essendo banchieri, ma anche di terreni e proprietà immobiliari e mobiliari in ogni regione della Francia. Inoltre nel 1306 Filippo aveva ordinato di ristabilire una coniazione conforme agli standard fissati da Luigi IX nel 1266, questa operazione richiedeva grandi quantità della materia prima necessaria.
    • Oppure ancora probabilmente vedeva questa come un'occasione di indebolire il papato, i Templari erano in pratica l'esercito del papa, ubbidivano soltanto al papa e oltre al potere di ricchezze c'era un potere militare. Certo è che non in Occidente i Templari non erano grandi combattenti, quelli si riservavano per l'Oriente ormai, ma comunque in questo modo salì sopra al potere del papa, con ciò eliminò uno dei movimenti strettamente legati al Papa che rappresentavano anche un prestigio per lui, nonché una fonte di comando, l'obiettivo di Filippo il Bello come quello di Bonifacio VIII era l'egemonia completa sia in campo spirituale che temporale, un Ordine che fosse così legato al papa e su cui avesse solo potere il Papa certamente cozzava contro questa sua idea. Il Tempio e l'Ospedale erano istituzioni religiose e militari subordinate al papa, in qualche modo il segno del suo potere temporale, l'esercito della Chiesa. Bonifacio non se ne era servito, ma avrebbe potuto farlo.
    • Forse ancora temeva il grande potere dei Templari, questo è meno credibile un po' perché, come abbiamo detto, in Occidente non era più come prima di ordine militare, in pratica oramai erano come francescani e domenicani, non erano più guerrieri in occidente. Ma certo il potere non è solo militare i possedimenti erano tanti, e potevano forse sembrare uno stato nello stato? Sia Filippo III che Filippo IV cercarono di impedire l'estensione dei possedimenti templari oltre i limiti della conferma di Luigi IX del 1258, ma ciò va considerato come uno dei tentativi compiuti da molti sovrani del tempo per ridurre le proprietà tenute in manomorta dalla Chiesa.
    • L'idea dell'unione dei due ordini anche potrebbe aver contribuito, in realtà l'idea dell'unione dei due ordini militari, Templari e Ospitalieri, aveva sicuramente stuzzicato Filippo, che vedeva questi due ordini sotto il proprio diretto controllo, il no del Maestro Templare probabilmente non fu visto benissimo dal re francese.
    • Continuando con la storia Nogaret quindi aprì un inchiesta sui Templari. Il processo dei Templari sarebbe una continuazione del processo a Bonifacio VIII.

      Importante è la figura di Nogaret che non va affatto sottovalutata, Filippo il Bello lo chiamò alla sua corte come consigliere e lo fece cavaliere. Nel 1303 si segnalò per la lotta e il processo a Papa Bonifacio VIII. L'attentato di Anagni del 7 settembre 1303 fu da lui orchestrato, in questa occasione Bonifacio VIII lo accusò di essere patarino, cioè cataro. Le accuse contro i Templari furono dello stesso stile di quelle lanciate a Bonifacio VIII: eresia, sacrilegio, tradimento della Chiesa ecc.. Nogaret fu anche l'esecutore del sequestro dei beni degli ebrei nel 1306. In una memoria, inoltre, aveva indicato i Templari come responsabili della sconfitta in Terra Santa e aveva proposto la confisca dei loro beni per finanziare una nuova crociata. Sarà nominato cancelliere del regno il 22 settembre 1307, pochissimo tempo prima dell'arresto dei templari, di cui probabilmente è stata parte attiva.

      Verso l'arresto

      Importante il ruolo anche di Esquieu di Floyran, ha accolto le confidenze di un templare prigioniero, le avrebbe riferite inizialmente al re d'Aragona, Giacomo II, il quale non lo ascoltò e quindi provò con Filippo il Bello. La denuncia di Esquieu di Floyran procurava al re l'occasione di incolpare subito i Templari, fornendogli moventi apparentemente inattaccabili, poi sarebbe arrivato il turno degli Ospitalieri. Il re quindi ufficialmente favorì i Templari e stette al loro fianco, ma di nascosto lavorava alla loro rovina.

      L'11 ottobre 1303 era morto Bonifacio VIII, succedette Benedetto XI, che però morì improvvisamente il 7 luglio del 1304, il giorno prima il Papa si stava preparando a scomunicare Nogaret. Sul soglio pontificio sale Clemente V, una personalità vedremo al quanto debole, pronta sempre a scappare e temporeggiare, molto meno a prendere decisioni. Sarà il primo papa avignonese, famoso l'incidente durante la sua incoronazione in cui cadde un muro sul quale si era ammassata una folla di spettatori, lo stesso Papa cadde da cavallo, da alcuni fu preso come segno di sventura.

      Il 21 Aprile 1307 il re si incontro con Clemente e comunicò al papa precise informazioni sui Templari, estratte dal dossier di Nogaret. Clemente protestò, non voleva credere alla colpevolezza dei Templari, e dubitava delle prove di Nogaret. Filippo il Bello finse di condividere i suoi dubbi e gli suggerì di autorizzare l'apertura di un processo. Clemente V non oppose un rifiuto categorico e promise che si sarebbe informato e disse al re di proseguire le sue indagini e tenerlo informato.

      Nogaret intanto dal 1306 lavora all'inchiesta e interroga persone che sono state cacciate dall'ordine per vari motivi, e inoltre fa infiltrare delle spie nell'ordine stesso.

      Nell'entourage del papa c'erano dei Templari e Giacomo di Molay fu sicuramente preavvisato di ciò che si tramava contro l'Ordine. Infatti nel Giugno del 1307 il Maestro dell'Ordine presiede un capitolo dell'ordine a Parigi, probabile che si sia parlato delle voci sgradevoli che circolavano sull'ordine almeno a partire dal 1305. Questa volta si tratta di critiche grosse non come quelle di superbia e avarizia, si parla di eresia, idolatri, sodomia. Chiede al pontefice di aprire un'inchiesta per dimostrare l'insensatezza delle accuse vergognose rivolte contro l'ordine.

      Il 24 agosto 1307, il pontefice fa sapere al re di Francia che avrebbe ordinato l'apertura di un'inchiesta e scrisse a Filippo il Bello: "Tu ci hai scritto che ci invierai ambasciatori nel giorno dell'Assunta; dobbiamo farti sapere che, secondo le disposizioni dei medici, noi dobbiamo seguire un certo regime fino ai primi giorni di settembre; poi dobbiamo prendere delle medicine. Inviaci dunque i tuoi ambasciatori verso il mese di ottobre. Ti sovvieni di quel che ci hai detto a Lione e a Poitiers riguardo ai Templari; ciò che hai detto, a noi è sembrato incredibile, impossibile; in seguito abbiamo saputo cose inaudite, ma siamo costretti ad esitare e ad agire secondo i consigli dei nostri fratelli. Il Gran Maestro e i precettori dell'Ordine hanno protestato, supplicandoci di procedere a un'inchiesta. Hanno chiesto di essere assolti se risulteranno innocenti e di essere condannati se colpevoli, cosa che non crediamo siano. Non sapremmo, dopo il parere dei nostri fratelli cardinali, come rifiutare ai Templari ciò che domandano. E poiché la questione è grave, ci recheremo venerdì a Poitiers in modo da pensare con i nostri fratelli a ciò che sarà ritenuto necessario fare. Tu ci rimanderai le informazioni che avrai potuto raccogliere, sia per lettera sia attraverso i tuoi ambasciatori".

      L'inchiesta papale si sarebbe trascinata per anni, il re lo sapeva, e addirittura i Templari potevano uscirne con una piena assoluzione. Quindi decise di fare da sé anche se la cosa era pericolosa e illegale, si trattava di calpestare la giurisdizione della Chiesa. Riunì una commissione nell'abazia di Maubuisson vicino a Pontoise. La lettera di Clemente fu considerata un accordo tacito all'apertura dell'inchiesta. Egidio di Aycelin faceva notare come il processo poteva spettare unicamente al Papa visto che i Templari solo da lui potevano essere giudicati e che il contrario avrebbe portato conseguenze estreme. Nogaret, che come abbiamo detto, si era schierato a suo tempo contro Bonifacio VIII che era stato scomunicato da Benedetto XI, era solito impiegare accuse di pratiche magiche ed eretiche per attaccare i nemici del re, ribatté invece che l'assenso all'apertura del processo era nella lettera del 24 Agosto.

      Il 14 settembre 1307 Filippo il Bello inviò messaggi sigillati a tutti i balivi e siniscalchi del regno ordinando l'arresto dei templari e la confisca dei beni da loro detenuti. Un operazione incredibile, fatta nello stesso tempo in tutte le parti della Francia, i Templari furono arrestati. Nelle lettere si mostrava stupito dei crimini dei templari, incredulo, ma dice di essersi dovuto arrendere all'evidenza.

      I commissari dovevano immediatamente interrogare i Templari, poi chiamare i commissari dell'Inquisitore, i quali dovevano:

      • Notificare loro che il papa e il re erano stati informati dei loro crimini
      • Promettere il perdono se avessero confessato la verità
      • Ricorrere alla tortura per ottenere la confessione
      • Interrogarli in particolare sui voti e le promesse fatte al momento dell'entrata nell'Ordine
      • Vigilare che le confessioni non venissero ritrattate

      I crimini di cui li si accusava:

      • Dopo la loro accettazione li si portava dietro l'altare e li si obbligava a rinnegare Gesù Cristo per tre volte e sputare sulla croce
      • Il commendatario li faceva spogliare e li baciava sulla schiena in basso, sull'ombelico e sulla bocca
      • Li invitava a unirsi carnalmente ai fratelli se lo richiedevano, questo la regola prescriveva
      • Il Templare portava delle cordicelle sopra la camicia che non doveva mai togliere, queste erano state prima messe intorno a un idolo
      • I preti dell'ordine non consacravano il corpo di Nostro Signore

      I commissari dovevano far pervenire al re solo le confessioni. Nei riguardi dei Templari poterono essere usate le torture più dure infatti non c'era il minimo accenno a torture aderenti a quelle accettate da papa Innocenzo IV con la bolla Ad extirpenda del 1252 contro le eresie, soprattutto catare. A Filippo il Bello, molto probabilmente, non interessava la verità, forse non gli era mai interessata, ma interessava che le confessioni avvenissero e che acquistasse senso il suo operato a questo punto, sapeva benissimo come in realtà le torture portavano a confessioni anche menzognere, poco tempo prima infatti scriveva al vescovo di Tolosa "Sono informato da numerose lamentele che il fratello Folco di Saint-Georges, inquisitore della fede nel Tolosano, commette delle atrocità, costringendo quelli che accusa di eresia a confessioni menzognere, minacciando o applicando la tortura, e quando non riesce a strappar loro delle parole sufficienti a condannare la loro innocenza, subordina falsi testimoni". In questo momento ormai il re aveva fatto qualcosa che esulava dal suo mandato, quindi l'unico modo di uscirne bene era quello che risultassero colpevoli i Templari, a questo punto quindi, qualsiasi sia stato il motivo di partenza, a lui interessava che fossero colpevoli in ogni modo.

      I templari forse erano stati avvertiti del tutto, ma non fuggirono, non fecero nulla forse perché sicuri della propria innocenza, forse perché pensavano che nessuno avrebbe osato mettere le mani sul Tempio: dipendendo solo dal Papa in effetti l'ordine avrebbe dovuto rendere conto solo a lui, neanche al re di Francia. Fieri di appartenere a un ordine eroico disprezzavano le critiche. Non opposero la minima resistenza neanche all'arresto di Filippo, d'altronde come abbiamo più volte detto, sarebbero andati contro al loro giuramento sulla regola se avessero alzato la spada contro i cristiani.

      Nogaret si occupò personalmente di arrestare Giacomo di Molay e i suoi fratelli nella commenda di Parigi. Era un ampia fortezza, ma entrò chiedendo gli fosse aperto in nome del re e non incontrò la minima resistenza. Pochi i templari che fuggirono, una ventina all'incirca e tra questi c'era il Maestro di Francia Gerardo di Villers, fuggirono esclusivamente perché si trovavano fuori dalle loro case in quel momento. Filippo il Bello ora aveva ottenuto ciò che voleva ma la sua missione non era finita gli occorrevano il prima possibile le confessioni dei Templari e bisognava avere l'assenso del popolo e degli altri stati.

      Il 16 ottobre, Filippo il Bello indirizzò ai principi e ai prelati della cristianità delle lettere, invitandoli ad imitarlo e far arrestare i templari che si trovavano nei loro stati. Ebbe unicamente tre risposte affermative da parte del duca della Bassa Lorena, del conte di Juliers e dell'arcivescovo di Colonia. Il resto della cristianità rispose a Filippo che era giurisprudenza del Papa unicamente. In particolari severe le risposte di Edoardo II d'Inghilterra e Giacomo II d'Aragona, entrambi credono alla purezza dell'Ordine e sono pronti a difenderlo. Anche la reazione del Papa è stizzita "il vostro comportamento impulsivo è un insulto contro di noi e contro la Chiesa romana" scrive al re il 27 ottobre dicendo:"Figli carissimi, lo diciamo con dolore, in sprezzo a ogni regola, mentre noi eravamo lontani, avete messo le mani sulle persone e sui beni dei templari, siete arrivato fino a metterli in prigione e, il colmo del dolore, non li avete rilasciati; inoltre a quel che si dice, andando più avanti, avete aggiunto al dolore della prigionia un altro dolore che, per riguardo alla Chiesa e a noi, riteniamo di passare per il momento sotto silenzi. Avevamo comunicato alla Vostra Altezza Serenissima, con le nostre lettere, che la questione era stata presa in mano e che intendevamo cercare in modo degno la verità. Nella stessa lettera vi pregavamo di aver cura di comunicarci quanto avevate scoperto su questo argomento, promettendo di trasmettervi quando avremmo noi stessi scoperto. Ciò malgrado, voi avete commesso questi attentati sulla persona e sui beni di individui che sono subordinati direttamente a noi e alla Chiesa romana. Da questo procedimento affrettato, tutti notano, e non senza ragione, un oltraggioso disprezzo nei confronti nostri e della Chiesa romana".

      Questo arresto di Filippo senza nessuna autorizzazione da parte del Papa era un nuovo colpo al papato. Dopo aver umiliato la Chiesa nella persona di Bonifacio VIII ora continuava mettendo in discredito uno dei suoi Ordini più importanti. Clemente V certamente fu contrario alla decisione di Filippo, ma non aveva grande polso, immaginiamo solamente come avrebbe reagito in questa circostanza un papa come Bonifacio VIII o Innocenzo III. Clemente V non dispone la liberazione dei Templari, non minaccia la minima sanzione contro il sovrano eppure ha tutto il resto dell'Europa dalla sua parte. Uno dei pontefici precedenti non avrebbero aspettato due volte a dare una scomunica al sovrano francese e magari, perché no, un Bonifacio VIII avrebbe anche inaugurato una crociata contro di lui. Certamente i tempi erano cambiati da quelli dei suoi predecessori, ma Clemente V di certo non fu uno dei papi più decisi e coraggiosi della storia della Chiesa.

      I Templari quindi naturalmente rimasero nelle prigioni. Confessarono quasi tutti, pochissimi resistettero e non furono gli esponenti più importanti, lo stesso Maestro dell'Ordine confessò, ma d'altronde le torture devo essere state veramente crudeli e senza limiti. Questo fu un'arma per Filippo il Bello, che presentò queste confessioni a un Clemente V che sbollita la rabbia fu disposto a parlare o trattare. Il Papa acconsentì a questo punto a consentire l'arresto dei Templari in tutta Europa, in compenso chiese e ottenne che le loro persone e i loro beni fossero rimessi alla Chiesa.

      Il 22 novembre 1307, promulgò la bolla Pastoralis proeminentia. Il documento prescriveva l'arresto dei templari e il sequestro dei loro beni e la loro restituzione nel caso fossero stati provati innocenti. Anche se con queste note, comunque la bolla parlava di arrestare i Templari in tutta Europa cosa che gli altri stati cristiani non avrebbero mai fatto senza l'ordine del Papa. L'intenzione di Clemente era comunque quella di proteggerli dai tribunali dei vari stati e di difendere le loro proprietà.

      Nel dicembre 1307 Clemente V inoltre mandò a Parigi due cardinali, Berengario di Fredol e Stefano di Suisy, al fine che ottenesse dal re che rinunciasse ai Templari e ai loro beni. Filippo il Bello acconsentì a tutto, sapendo che tanto il Papa non aveva le forze per sorvegliare i Templari e che i beni li avrebbe comunque per ora tenuti lui anche se rigorosamente separati, non cambiava nulla quindi, i Templari rimanevano nelle prigioni del re. Anche se in questo modo Filippo non potè impedire ai due cardinali di interrogare a porte chiuse Giacomo di Molay, Ugo di Pairaud e alcuni altri dignitari. Questi sicuri di una protezione del Papa raccontarono tutto, raccontarono dell'arresto e delle torture e le promesse di Nogaret, quindi ritrattarono le confessioni e dichiararono che trentasei tra loro erano morti per le torture. Clemente V appena saputo questo nel febbraio del 1308 revocò i poteri degli inquisitori e sospese il procedimento.

      Questo annullava in pratica tutte le confessioni, in questa situazione molto probabilmente i templari sarebbero stati prosciolti. Filippo il Bello ora si trovava in una posizione assai scomoda, Clemente V era ancora più convinto ora dell'innocenza dei Templari. Il re francese a questo punto aumenta le pressioni nei confronti del papa e mobilita l'opinione pubblica del regno, stesso modo con cui aveva agito contro Bonifacio VIII. Cerca l'appoggio dell'università chiedendole se può un potere laico intervenire in caso di errore evidente, la risposta dell'università è negativa, difende la giurisdizione ecclesiastica e afferma che il Tempio è un ordine religioso, ammette che dato le confessioni c'è il grave sospetto di eresia. Altro mezzo la diffamazione, vengono pubblicati libelli anonimi contro il papa che è accusato di nepotismo, di favorire l'eresia e altro, tutto accompagnato dal continuo riferimento a Bonifacio VIII. Le pressioni su Clemente V sono tante, come le accuse di voler difendere i Templari, inoltre per mettere in imbarazzo il Papa, il re francese rimise sul tavolo il processo di Bonifacio VIII. Clemente volle sentire i Templari lui stesso, e lo chiese al re di Francia, mossa sbagliata, naturalmente non poteva sentire tutti i Templari e quindi la scelta dei sessantadue Templari da portare fu accurata, nessun dignitario e parecchi avevano lasciato l'Ordine e avevano offerto la propria testimonianza prima dell'arresto. Dal 27 Giugno al 1 Luglio 1308 ripeterono le loro confessioni anche di fronte al papa quindi: avevano tutti rinnegato Cristo con la bocca e non con il cuore, sputato sulla croce o a fianco, ricevuto il consiglio di unirsi carnalmente ai loro fratelli anche se mai attuato, avevano finto di adorare l'idolo barbuto. Il Papa rimase colpito e aspettò di sentire i dignitari e il Maestro, ma questi non arrivarono, si fermarono vicino Chinon, si erano ammalati nel corso del viaggio e non potevano proseguire, difficile da credere questa scusa. Il papa capì che si cercava di ingannarlo e mandò tre cardinali a interrogarli, Nogaret assisteva agli interrogatori e questo era illegale, i dignitari confessarono tutti, e i cardinali informarono sia il Papa e sia Filippo il Bello invocando misericordia sui dignitari del Tempio

      Il 5 luglio Clemente V cede, gli inquisitori vengono richiamati, agiranno insieme ai vescovi nell'ambito dell'organizzazione diocesana. Il Tempio in quanto tale sarebbe stato oggetto di una inchiesta approfondita, affidata, per ciascuno dei regni interessati a una commissione pontificia, al papa il compito di scegliere i commissari.

      L'8 agosto 1309 la prima commissione ecclesiastica di Francia apre le sue sedute a Parigi, nel monastero di Santa Genoveffa. È composta pressoché unicamente da vescovi devoti al re. Il 26 novembre 1309 il Maestro dell'Ordine, Giacomo di Molay compare davanti ai commissari, quando gli viene letta la deposizione fatta davanti ai delegati del Papa la rifiuta si fa due volte il segno della croce poi dopo aver parlato con Guglielmo di Plaisians dice di dargli tempo per pensare. Quando il Maestro tornò di fronte alla commissione chiese di parlare esclusivamente con il Papa. I commissari gli promisero di scrivere al Papa. Le difese dell'Ordine non mancarono né le accuse verso le false confessioni che derivavano dalle torture.

      La commissione riprende i lavori il 3 febbraio 1310, i difensori dell'Ordine aumentano cinquecentotrentadue frati provenienti da ogni parte dei regno dichiarano di volerlo difendere. La loro difesa è sempre più salda e la situazione diventa preoccupante per il re, e il re passa ai fatti ottiene dal papa che sia affidato a Filippo di Marigny il vacante arcivescovado di Sens, ora il Vescovado di Parigi dipende da quello di Sens, spetta a Filippo Marigny chiudere con un concilio le inchieste diocesane della sua provincia sui singoli templari. Il 10 maggio l'arcivescovo convoca tale concilio e fa condannare al rogo cinquataquattro templari di Sens, che aveano confessato i propri crimini nel 1307, ma che difendendo l'Ordine davanti alla commissione degli otto erano ricaduti nell'errore. Altri roghi ci furono nei giorni successivi, i Templari continuavano a dirsi innocenti. I due difensori principali dell'Ordine Pietro Boulogne e Rinaldo di Provins, spariscono non se ne sanno i motivi. I pochi templari che compaiono ancora davanti la commissione lo fanno in uno stato pietoso confessano tutto qualunque cosa, si contraddicono mettendo in imbarazzo la commissione stessa.

      La commissione conclude le udienze il 26 maggio 1311, parte a questo punto il concilio il 16 ottobre 1311. Il desiderio del Papa è ora quello di farla finita al più presto con questa storia, ma la maggior parte del concilio vuole sentire la difesa dei templari. Alla fine di ottobre sette templari fanno irruzione nel concilio e affermano di voler difendere l'Ordine.

      Clemente V si rende conto del pericolo. Se ha tanta fretta di concludere è perché non vede l'ora di occuparsi della crociata e non vuole offrire il pretesto al re di Francia di intervenire su vecchie questioni riguardanti Bonifacio VIII.

      Rogo dei templari
      Molay e Charney messi al rogo

      Nel marzo 1312 Filippo convoca gli stati del regno a Lione, il 20 marzo annuncia il suo arrivo a Vienne con il suo esercito. Il tempo stringe e il papa di sua iniziativa pubblica la bolla Vox in excelso con cui scioglie l'Ordine.

      Una bolla del 2 Maggio 1312, la Ad providam attribuisce all'Ordine dell'Ospedale i beni templari.

      Molay sarebbe dovuto essere interrogato dal Papa, che però alla fine si fece sostituire da tre cardinali, la sentenza era quella di carcere perpetuo e severo, ma a quel punto il Maestro Molay e Charney maestro di Normandia, s'opposero con ostinazione ritrattando tutto ciò che avevano detto e dichiarando unico loro delitto quello di essersi prestati a confessioni false per salvare la loro vita.

      Lo stesso giorno, il 18 Marzo 1314, fu costruito un rogo. I due condannati vi salirono la sera stessa, chiedendo di volgere lo sguardo verso Notre-Dame, gridarono ancora la loro innocenza e dinnanzi a una folla attonita morirono con il più sereno coraggio.

      Le morti nell'anno stesso di Clemente V di malattia e di Filippo il Bello durante una caccia diedero corso a leggende, che narravano che Molay avesse vaticinato ai suoi persecutori che durante l'anno sarebbero comparsi davanti a Dio, questo è solamente una leggenda. La massoneria francese poi inventò altre storie e altre leggende, riguardo a segreti protetti dai Templari.

      Massimiliano Salerno

      Anno: 25 Ottobre 2008

      Bibliografia

      • Malcolm Barber, La storia dei Templari, Piemme, Casale Monferrato:1997
      • Edward Burman, I templari l'ordine dei poveri cavalieri del tempio di Salomone, Convivio, Firenze:1988
      • Alain Demurger, Vita e morte dell'Ordine dei Templari, Mondadori, Milano:2006
      • Andreas Beck, La fine dei Templari, Piemme, Casale Monferrato:1994