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Prima guerra mondiale

La prima guerra mondiale fu un evento senza precedenti nella storia moderna, in quanto segnò profondamente la vita degli uomini e della Chiesa.


Alcuni dati su questa guerra:

La Santa Sede si è trovata impegnata in questo conflitto a sua insaputa, perché in ogni paese fedeli e gerarchia sono stati mobilitati ed hanno partecipato più o meno attivamente alla guerra. Anche se la guerra ha avuto solo effetti negativi per la Chiesa, in quanto fu una grande sconfitta dell’umanità oltre che una sconfitta politica per la Santa Sede che non riuscì, nonostante gli svariati tentativi, a fermarla, sono da registrare 2 fatti positivi:

  1. il 1° è che tale guerra permise la reintegrazione dei cattolici nella loro nazione;
  2. il 2° è che tale conflitto favorì un ritorno alla fede e segnò la sconfitta dell’ideologia del progresso;

A seguito della morte di Pio X salì al soglio pontificio Giacomo della Chiesa che prese il nome di Benedetto XV il cui pontificato fu contrassegnato da tre dimensioni: pace, missioni, ecumenismo. Egli scelse come suo collaboratore il cardinale Gasparri che fu Segretario di Stato fino al 1930, con cui cercò di rafforzare l’imparzialità e non la neutralità della Chiesa in campo politico, per due motivi:

In una 1° fase l’obiettivo della Santa Sede fu quello di mantenere l’Italia fuori dal conflitto perché c’erano diverse preoccupazioni:

La decisione del governo Italiano di entrare in guerra contro l’Austria fu presa nell’intento di conquistare i territori dell’Italia del Nord in mano all’impero austro-ungarico. Il papa cercò di mediare la posizione dell’Austria e dell’Italia cercando di convincere la prima a concedere i territori contesi, ma la mediazione fallì a seguito del trattato di Londra del 1915 con cui l’Italia entrò in guerra. Tale trattato stipulato con i paesi dell’Intesa conteneva nell’articolo 15 una disposizione che riguardava l’esclusione della Santa Sede dai trattati di pace che si sarebbero tenuti a guerra conclusa, in quanto l’Italia temeva che il papa ponesse sul tavolo delle trattative il problema delle Questione Romana.

In una 2° fase l’obiettivo della Santa Sede fu quello rifermare il conflitto e quindi si adoperò per promuovere una pace negoziata, di compromesso, con una serie di dichiarazioni pubbliche e cercando di riprendere i contatti diplomatici con i paesi belligeranti. Tutti questi sforzi furono all’origine della Nota ai capi di Stato dei paesi belligeranti pubblicata il 16 agosto del 1917, che conteneva una proposta di pace che si articola in 3 punti:

L’idea del documento era quella di trovare una pace di compromesso che doveva tenere conto delle aspirazioni dei popoli (principio della nazionalità), quindi l’indipendenza del Belgio e la salvaguardia dell’impero austro-ungarico dalla disgregazione, in quanto entrambi Stati cattolici. Ma tale nota fu un fallimento, dopo cui il papa non prese più iniziative a riguardo e non fu chiamato a partecipare alla conferenza di pace di Parigi del 1918. ma nonostante il fallimento è opportuno precisare che:

Una delle ragioni del fallimento dell’iniziativa di pace di Benedetto XV è che egli urtò contro l’ostilità degli stessi cattolici e la manifestazione più clamorosa di ciò fu il discorso che il domenicano Sertillanges fece nella chiesa della Madeleine a Parigi, nella quale alla presenza di tutte le autorità civili e religiose e durante una manifestazione pubblica di sostegno al governo francese respinse il documento papale, opponendo la pace fondata sulla sconfitta della Germania, una pace di diritto alla pace di compromesso sostenuta dal papa. Anche in altri paesi ci furono dichiarazioni in tal senso, ma questo peggioramento tra Roma e le altre Chiese locali ha favorito la reintegrazione dei cattolici in vari paesi, i cui casi più evidenti furono:

L’Action française è un movimento nato alla fine dell’800 nel contesto dell’affare Dreyfus, che fu all’origine del feroce anticlericalismo di Stato. Il suo ispiratore fu lo scrittore francese Maurras, sotto la cui influenza il movimento ha propagato una dottrina che puntava sul:

Tale movimento trovò l’appoggio dei cattolici perché Maurras, essendo di origine cattolica e quindi, legato alla tradizione della Chiesa, diceva che il cattolicesimo era l’elemento essenziale della nazione francese, per la restaurazione dell’ordine politico. Quindi l’alleanza con la Chiesa era strumentale perché veniva usata per fini politici, si parlò infatti di cattolicesimo naturalizzato oppure scristianizzato. Maurras riconosceva alla Chiesa romana due meriti:

  1. di aver trasmesso all’umanità l’antico retaggio greco-latino;
  2. di aver limitato l’accesso alle Scritture e di avere organizzato l’idea di Dio;

Così, nel suo pensiero, la Chiesa aveva attenuato il carattere antisociale e quasi sovversivo del monoteismo giudeo-cristiano, ritenuto pericoloso per l’ordine sociale perché fa appello alla coscienza del singolo, e proponeva l’unica idea di Dio accettabile per la società, che si opponeva al protestantesimo, la peggiore espressione del cristianesimo. nonostante il carattere eretico dei suoi scritti egli riuscì a sedurre gran parte dei cattolici francesi, soprattutto del clero e degli ambienti intellettuali, per almeno due motivi:

    l’anticlericalismo francese: l’Action française era l’unico movimento che difendeva la Chiesa;
  1. l’ossessione antimodernista di tale movimento che rigettava tutta la tradizione dei lumi;

La condanna romana avvenne in due tempi:

  1. la prima condanna dottrinale del gennaio del 1914, avvenne con la messa all’indice di 4 opere di Maurras e della rivista del movimento. Il decreto di condanna fu promulgato, ma non pubblicato perché papa Pio X temeva di danneggiare l’unità della Chiesa e di minarne il futuro;
  2. ma Pio XI, nel dicembre del 1926, riaprì la questione e condannò tale movimento, che all’indomani della guerra era visto come il movimento nazionale vittorioso;

Il caso fu riaperto perché dopo un sondaggio presso la gioventù cattolica belga, su chi fosse il più grande pensatore cattolico, Maurras fu additato da una larga maggioranza. Quindi l’arcivescovo di Bordeaux, mons. Andrieux, metteva in guardia contro una scuola di pensiero religiosa, morale e sociale contraria agli insegnamenti della Chiesa, e il papa successivamente gli inviò l’approvazione della condanna, che non fu bene accolta né dai cattolici né dall’episcopato. Il papa, dunque, in una locuzione del 1926, indirizzata ai cattolici francesi ribadì il divieto di aderire all’Action française, e ricordò ai vescovi il loro dovere di spiegare le direttive pontificie. Gli esponenti del movimento rifiutarono di sottoporsi a tale condanna che intesero come politica e non religiosa, ma il papa ribadendo il valore religioso e non politico della condanna, comminò la scomunica a coloro che avrebbero aderito al movimento. Condannando Maurras e il suo movimento, il papa si rifiutò di approvare “l’apologia di un cattolicesimo senza cristianesimo” e il fatto che “non era possibile romanizzare la chiesa in senso pagano”, in tal modo la Chiesa riaffermava l’universalità del messaggio cristiano e la sua trascendenza rispetto a tutte le culture e civiltà, affermando il primato della morale sulla politica.