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Ottone I

Il Regno di Ottone I


Nel frattempo Ottone I, il Grande, di Sassonia, figlio di Enrico I, re di Germania, nel 951 era stato incoronato re a Pavia. L’anno successivo ricevette il giuramento di fedeltà da Berengario II, marchese di Ivrea e da suo figlio Adalberto; quindi si sposò con Adelaide, vedova di Lotario II, figlio di Ugo di Provenza, re d’Italia (926-947), accentrando così un forte potere.

Ottone I, che si era distinto per la rinascita della Germania, accen­trando nelle mani del re un forte po­tere, grazie all'aiuto dei ve­scovi e degli abati i quali, con l'investitura dei beni dello Stato e di pubblici diritti, erano diventati principi del regno (con funzioni di con­trappeso contro le ten­denze particolaristiche e autonomistiche dei singoli duchi), nel 962 ristabilì l'Impero.

A poco a poco ripresero vigore le istituzioni e le circoscrizioni ecclesiastiche; chiese e monasteri riacquistano la propria libertà; si sviluppò l'espan­sione cristiana verso l'est del­l'Europa. La Santa Sede, pur rimanendo te­atro di gravi vicissitudini, trovò tuttavia protezione nella dinastia degli Ottoni.

Questi gli antefatti. Alla morte del re d'Italia Lotario II (948-50), figlio di Ugo, si offrì a Ottone l'occasione di intervenire nelle fac­cende d'Italia. A chia­marlo fu Adelaide di Borgogna, ve­dova di Lotario II, figlio di Ugo re d'Italia, contro Berengario II (nipote di Berengario I).

Ottone I nel 951 valicò le Alpi e, a Pavia, si fece proclamare re d'Italia (rex longobardorum). Quindi sposò Adelaide. Berengario II però riebbe, come feudo germanico, il regno d'Ita­lia; se nonché entrò in conflitto con papa Giovanni XII (figlio di Alberico) il quale chiese aiuto a Ottone I.

Sceso nel 960, a Roma, dopo aver giurato a papa Giovanni XII sicurezza e difesa dei terri­tori e dei diritti della Chiesa romana, fu incoronato imperatore (2 febbraio 962).

Per 38 anni l’impero era rimasto vacante, essendo stato Berengario I l’ultimo imperatore, il quale fu unto nel 924.

Per la ceriminonia dell’incoronazione l’imperatore, oltre la corona, portava una mitria di stoffa, segno dell’ufficio spirituale dei leviti; egli reclamava, con questo simbolo, il diritto di nominare i vescovi. Si rinnova così l’impero di Carlo Magno: ma questo é il sacro romano impero della nazione tede­sca.

Fu una renovatio imperii (è anche il motto im­presso nelle monete di Ottone), ora stabilmente legato al regno di Germania. Da allora anche le sorti dell'Italia fu­rono sta­bilmente legate al sovrano tedesco, mentre nei confronti della Chiesa, la politica dei sovrani sassoni sarà quella di servirsi dei vescovi per contrapporli ai duchi: consegneranno ai vescovi il pastorale e concederanno loro ampi diritti, tanto da farne principi sovrani; lo stesso Ottone I tenterà di disporre del papa, alla stregua dell’episcopato tedesco.

Pochi giorni dopo, il 13 febbraio 962, con il Privilegium Ottonianum l'imperatore riconfermò alla Chiesa di Roma le donazioni di Pipino e di Carlo Magno e ripristinò la su­premazia impe­riale conforme alla costi­tuzione di Lotario dell'824, che comportava il giuramento di fedeltà da parte del papa ca­nonicamente eletto, prima della consacrazione e il controllo dell'impera­tore sopra i fun­zionari papali.

Da parte loro, il papa e i Romani giurarono di restar fedeli all'imperatore e di non favorire mai Alberigo né suo figlio Adalberto

L’allora pontefice Giovanni XII non mantenne però la promessa per cui Ottone I tornò a Roma e convocò un sinodo in S. Pietro (6 novembre 963) presie­duto da lui stesso. Giovanni XII fu deposto per le sue indegnità (omicidio, sper­giuro, sacrilegio, si­monia e scostumatezza) e fu eletto Leone VIII (963-965), un laico che, in un sol giorno, rice­vette tutti gli ordini sacri.

Questa intromissione dell'imperatore su­scitò una prima rivolta dei Ro­mani, subito domata da Ottone I. Ma alla sua partenza ri­tornò il depo­sto Giovanni XII che, in un concilio al Laterano del febbraio 964, con­dannò i suoi avversari e annullò l'elezione di Leone VIII, in base al prin­cipio "prima sedes a nemine iudicatur".

Alla sua morte violenta (14 maggio 964) i Romani eles­sero Benedetto V (964-965), continuando così lo scisma. Ottone I, che ricono­sceva solo Leone VIII, venne di nuovo a Roma e, convocato un si­nodo al Laterano, depose Benedetto V che condusse prigioniero, con sé, in Germania.

Dopo la morte di Leone VIII (+ 965) venne eletto, d'intesa con l'im­pera­tore, il ve­scovo di Narni, Giovanni, forse un figlio di Teodora junior, che prese il nome di Giovanni XIII (965-973).

Alla sua morte i Romani, capeggiati da Crescenzio di Teodora, cercarono di riprendere il so­pravvento nel­l'elezione papale. Ma il partito imperiale reagì, fa­cendo eleggere Benedetto VI (973-84).

Morto Ottone I (973), i Romani in­carcera­rono e poi strangolarono Benedetto VI e fecero nominare Giovanni Filogato, capo del par­tito greco a Roma che prese il nome di Bonifacio VII (+ 985), ma fu cacciato da un messo imperiale, dopo appena due settimane e fuggì a Costantinopoli.

Sotto la prote­zione di Ottone II (973-83) fu allora eletto il vescovo di Sutri Benedetto VII (975-84). Alla morte di questi, su designazione di Ottone II, fu eletto Giovanni XIV (984), ma Bonifacio VII, tornato da Costantinopoli, si impossessò di nuovo della Sede apostolica la­sciando morire di fame in Castel S. Angelo il suo avversario Giovanni XIV (+985). Di lì a poco morì anche Bonifacio VII (luglio 985) e il popolo, sollevatosi, fece scempio del suo cadavere che fu gettato nudo davanti al caballus Constantini (statua equestre di Marcaurelio, che si trovava di fronte alla basilica di S. Giovanni). Crescenzio il Nomentano, che nella signoria di Roma era succeduto a suo padre Crescenzio di Theodora, fece allora nominare papa Giovanni XV (985-996), esponente dell'aristocrazia romana.