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Il clero

Uno dei problemi maggiori che si poneva la chiesa di quel periodo, era il problema del clero


Come restaurare dignità potere e funzioni del clero? Molti preti molti religiosi lasciarono al momento della riforma protestante perché erano in crisi. Questo clero aveva perso la sua credibilità, non aveva più la considerazione e la stima dei fedeli, del popolo di Dio, anche se l'immagine non costituiva la realtà. C'erano anche bravi pastori, ma certo c'erano gravi lagune che riguardavano lagune morali, ma anche di preparazione e formazione. Fino al Concilio di Trento nessuno riuscirà a risolvere questo problema. Per quanto riguarda la situazione dell'alto clero, cioè cardinali, vescovi, abati, c'era il problema della loro vita privata, una vita che non faceva onore alla loro vocazione, vivono come principi del loro tempo. Un altro problema riguardava i benefici ecclesiastici, avere responsabilità di un ufficio sacro dava il diritto a percepire una rendita ecclesiastica legata all'esercizio di questo ufficio. Chi perseguiva i benefici in quel periodo non era chi realmente esercitava l'ufficio, pochi prelati accumulavano le rendite degli uffici senza gestirli veramente. In paesi come Francia e Germania c'era un accumularsi di cariche in poche famiglie, i figli di queste famiglie facevano entrata nell'ordine per avere un posto sicuro e percepire rendite, e non per vocazione. Non era raro vedere in una sola persona un cumulo di diversi benefici ecclesiastici. Per quanto riguarda la situazione del basso clero, c'era il problema dell'immoralità, il concubinato era molto presente, ma anche l'ignoranza, non avevano quasi nessuna nozione di latino e di Sacra Scrittura. Tutto questo dava scandalo al popolo. Non c'erano istituti di formazione per i preti, i cosiddetti seminari, saranno un'invenzione del concilio di Trento. Pochi di questi preti dell'epoca avevano potuto frequentare l'università, si accontentavano molti di qualche piccola nozione. La situazione nei conventi non era molto migliore. Fra le altre questioni oltre all'ignoranza ricordiamo: il concubinato, l'indegnità e le precarie situazioni economiche dei singoli preti.

Ci fu in questo periodo l'invenzione del libro a stampa, questo contribuì a mettere in crisi l'egemonia culturale dei monaci. Molti di questi religiosi che conducevano una vita molto dissoluta approfittavano del momento della crisi della chiesa e della riforma protestante per abbandonare la loro vocazione. Ci fu un tentativo di dire una parola da parte della Chiesa, fu un concilio, il concilio Laterano V (1512-1517) convocato da Papa Giulio II, convocato senza grande convinzione, l'istanza conciliare vista da Roma era sempre qualcosa di pericoloso, poteva essere anche ostile a un papa il concilio, quindi il concilio non era voluto dai vertici della chiesa e dai vari papi, il concilio fu aperto da Papa Giulio II e proseguito da Leone X e si concluse nel 1517. Questa fu un'occasione per i sostenitori di una riforma di esprimersi. Nonostante ciò questo concilio rimase una grande occasione perduta, non riuscì ad attuare le riforme che doveva, avrebbe potuto forse evitare la riforma protestante. In questo stesso anno finito il concilio, inizia la riforma protestante di Lutero. Con questo concilio ci fu una certa consapevolezza dei problemi della chiesa e la necessità di porci rimedio. Durante il concilio furono redatti diversi decreti di riforma, fra questi quelli sulla predicazione e quello sulla stampa, però nessuno di essi fu posto in esecuzione, il risultato fu che l'intento del concilio fallì. Fu adottato un decreto che riservava il compito di predicare ai migliori elementi, si voleva evitare il ripetersi dell'esperienza del Savonarola. Si è parlato della stampa e della pericolosità che poteva permettere la veloce diffusione di errore, cercò il concilio, quindi, di evitare che la stampa potesse divenire strumento di errori inerenti la Chiesa. Con questo decreto fu introdotto il principio della censura preventiva da parte dell'autorità ecclesiastica.