TESTIMONIANZE CRISTIANE

 

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I grandi santi e la loro storia

 

Santa Matilde di Hackeborn

   

Santa Matilde di Hackeborn fu badessa, ad Helfta, monastero che, senza appartenere all’ordine cistercense, ne seguiva gli statuti.

Nata nel 1240/41 ad Helfta, in Sassonia. Apparteneva ad una delle più nobili e potenti famiglie Turingie, era la terza figlia del Barone. La sua consorella, Santa Geltrude di Hackeborn, badessa del convento di Helfta, nel VI libro dell’opera Liber specialis gratiae (Il libro della grazia speciale), in cui vengono narrate le grazie speciali che Dio ha donato a santa Matilde, così afferma:

Ciò che abbiamo scritto è ben poco in confronto di quello che abbiamo omesso. Unicamente per gloria di Dio ed utilità del prossimo pubblichiamo queste cose, perché ci sembrerebbe ingiusto serbare il silenzio, sopra tante grazie che Matilde ricevette da Dio non tanto per lei medesima, a nostro avviso, ma per noi e per quelli che verranno dopo di noi(1).

Quest’opera è stata redatta da santa Gertrude e da un’altra consorella di Helfta ed ha una storia singolare. Matilde, all’età di cinquant’anni, attraversava una grave crisi spirituale, unita a sofferenze fisiche. In questa condizione confidò a due consorelle amiche le grazie singolari con cui Dio l’aveva guidata fin dall’infanzia, ma non sapeva che esse annotavano tutto. Quando lo venne a conoscere, ne fu profondamente angosciata e turbata. Il Signore, però, la rassicurò, facendole comprendere che quanto veniva scritto era per la gloria di Dio e il vantaggio del prossimo (2). Disse anche che la diffusione di quelle rivelazioni avrebbe portato molti a crescere nel loro amore per Lui e che voleva che questo libro fosse intitolato: Liber Specialis Gratiae. Quest’opera è la fonte principale a cui attingere le informazioni sulla vita e spiritualità della nostra Santa.

Quando Matilde aveva solo sette anni e la madre la portava con sé in visita ai conventi, tra cui quello della sorella Geltrude, iniziò a desiderare ardentemente di farne parte. Dieci anni più tardi, dopo aver deciso di farsi suora, seguì sua sorella che, diventata badessa, si era trasferita dal suo convento in una tenuta ad Helfta, donatale dai fratelli Luigi e Alberto. Matilde si distinse subito per la sua umiltà, il fervore e per l'amabilità che fin dall'infanzia aveva contraddistinto il suo carattere. La sorella le affidò la direzione del coro. Tenne questo incarico per tutto il resto della sua vita e lo svolse con talento e con infaticabile zelo.

Nel 1261 giunge al convento una bambina di cinque anni di nome Geltrude: è affidata alle cure di Matilde, appena ventenne, che la educa e la guida nella vita spirituale fino a farne non solo la discepola eccellente, ma la sua confidente. Nel 1271 o 1272 entra in monastero anche Matilde di Magdeburgo. Il luogo accoglie, così, quattro grandi donne - due Gertrude e due Matilde – gloria del monachesimo germanico.

Illuminata dal dono divino della contemplazione mistica, Matilde compone numerose preghiere. È maestra di fedele dottrina e di grande umiltà, consigliera, consolatrice, guida nel discernimento:

Ella distribuiva la dottrina con tanta abbondanza che non si è mai visto nel monastero, ed abbiamo, ahimé! gran timore, che non si vedrà mai più nulla di simile. Le suore si riunivano intorno a lei per sentire la parola di Dio, come presso un predicatore. Era il rifugio e la consolatrice di tutti, ed aveva, per dono singolare di Dio, la grazia di rivelare liberamente i segreti del cuore di ciascuno. Molte persone, non solo nel Monastero, ma anche estranei, religiosi e secolari, venuti da lontano, attestavano che questa santa vergine li aveva liberati dalle loro pene e che non avevano mai provato tanta consolazione come presso di lei. Compose inoltre ed insegnò tante orazioni che se venissero riunite, eccederebbero il volume di un salterio(3).

Nella lunga vita trascorsa in monastero, Matilde è afflitta da continue e intense sofferenze a cui aggiunge le durissime penitenze scelte per la conversione dei peccatori. In questo modo partecipa alla passione del Signore fino alla fine della vita. La preghiera e la contemplazione sono l’humus vitale della sua esistenza: le rivelazioni, i suoi insegnamenti, il suo servizio al prossimo, il suo cammino nella fede e nell’amore hanno qui la loro radice e il loro contesto. Nel primo libro dell’opera Liber specialis gratiae, le redattrici raccolgono le confidenze di Matilde scandite nelle feste del Signore, dei Santi e, in modo speciale, della Beata Vergine. E’ impressionante la capacità che questa Santa ha di vivere la Liturgia nelle sue varie componenti, anche quelle più semplici, portandola nella vita quotidiana monastica. Alcune immagini, espressioni, applicazioni talvolta sono lontane della nostra sensibilità, ma, se si considera la vita monastica e il suo compito di maestra e direttrice di coro, si coglie la sua singolare capacità di educatrice e formatrice, che aiuta le consorelle a vivere intensamente, partendo dalla Liturgia, ogni momento della vita monastica.

Le sue visioni, i suoi insegnamenti, le vicende della sua esistenza sono descritti con espressioni che evocano il linguaggio liturgico e biblico. Si coglie così la sua profonda conoscenza della Sacra Scrittura, che era il suo pane quotidiano. Vi ricorre continuamente, sia valorizzando i testi biblici letti nella liturgia, sia attingendo simboli, termini, paesaggi, immagini, personaggi.  La sua predilezione è per il Vangelo:

Le parole del Vangelo erano per lei un alimento meraviglioso e suscitavano nel suo cuore sentimenti di tale dolcezza che sovente per l'entusiasmo non poteva terminarne la lettura [...] Il modo con cui leggeva quelle parole era così fervente che in tutti suscitava la devozione. Così pure, quando cantava in coro, era tutta assorta in Dio, trasportata da tale ardore che talvolta manifestava i suoi sentimenti con i gesti [...] Altre volte, come rapita in estasi, non sentiva quelli che la chiamavano o la muovevano ed a mala pena riprendeva il senso delle cose esteriori(4).

In una delle visioni, è Gesù stesso a raccomandarle il Vangelo; aprendole la piaga del suo dolcissimo Cuore, le dice:

Considera quanto sia immenso il mio amore: se vorrai conoscerlo bene, in nessun luogo lo troverai espresso più chiaramente che nel Vangelo. Nessuno ha mai sentito esprimere sentimenti più forti e più teneri di questi: Come mi ha amato mio Padre, cosi io vi ho amati (Joan. XV, 9)(5).

Fu afflitta da continue e intense sofferenze, ma anche dotata di grandi doni naturali e soprannaturali. Ricevette varie apparizioni di Gesù il quale le affidò delle rivelazioni. Molte persone bisognose di consolazione e di una guida chiedevano il suo aiuto. Dotti domenicani la consultavano per avere consiglio su questioni spirituali. Morì nel monastero di Helfta nel 19 novembre 1298.

 

(1) Mechthild von Hackeborn, Liber specialis gratiae, VI, 1

(2) Mechthild von Hackeborn, Liber specialis gratiae, II,25; V,20

(3) Mechthild von Hackeborn, Liber specialis gratiae, VI, 1

(4) Mechthild von Hackeborn, Liber specialis gratiae, VI, 1

(5) Mechthild von Hackeborn, Liber specialis gratiae, I,22

 

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