TESTIMONIANZE CRISTIANE

 

Conosciamo e crediamo

 

I grandi santi e la loro storia

 
San Filippo Neri
   

Il 16 marzo 1584 moriva a Roma Paolo Massimo, quattordicenne figlio di Fabrizio, dell'antica famiglia principessa dei Massimo. Padre Filippo - com'era chiamato allora il Santo - giunto dopo il trapasso, non aveva potuto assistere il ragazzo. Allora si raccolse in preghiera. Dopo qualche momento, chiamò il defunto. Paolo aprì gli occhi e parlò con padre Filippo. Questi gli chiese se avrebbe accettato volentieri la morte o se avrebbe preferito vivere. Il ragazzo rispose che preferiva morire, perché, in paradiso, si sarebbe congiunto con la madre e la sorella. «E allora va' in pace», gli disse il Santo. E Paolo richiuse gli occhi per sempre. La stanza in cui avvenne quest’episodio stupefacente fu trasformata in cappella, aperta a tutti ogni 16 marzo.  

Filippo Neri era nato a Firenze il 21 luglio 1515. Il padre lo aveva mandato a Cassino (allora San Germano) presso uno zio commerciante, perché imparasse il mestiere. Ma egli sentiva che quella non era la sua strada. A 19 anni si trasferì a Roma, dove fu precettore dei figli di un concittadino. Così poté studiare all'università, ed anche alla scuola di teologia presso il convento di S. Agostino. Un giorno vendette i libri, diede il ricavato ai poveri e si dedicò alla preghiera e all’assistenza ai malati. Con alcuni altri laici fondò la "Confraternita della Trinità", con il compito di prestare aiuto ai pellegrini ammalati o convalescenti. All'età di 36 anni, Filippo - stimolato dal suo confessore - divenne sacerdote ed abitò presso il convitto ecclesiastico di S. Girolamo della Carità, dove rimase una trentina d'anni. Nel sottotetto della chiesa, ogni giorno, convenivano intorno a padre Filippo numerose persone di ogni mestiere e ceto sociale, per pregare, per leggere e studiare brani della Bibbia o vite i Santi. Per rendere più graditi gli incontri, si alternava la lettura al canto. Così nacque l’«Oratorio», frequentato da persone che, poi, divennero rinomate per dottrina, santità di vita, carità. Il canto fu incoraggiato da musicisti esperti, che musicarono le laudi, trasformandole da monodiche in polifoniche. I membri dell'Oratorio si erano assunti anche il compito di assistere - a turno - i malati ricoverati nell'ospedale di Santo Spirito.  

 

Padre Filippo aveva dato vita ad un particolare pellegrinaggio attraverso Roma. Partiva da San Pietro e, dopo aver toccato sette chiese - tra cui San Paolo e San Sebastiano - si concludeva a Santa Maria Maggiore. Durante il carnevale, si svolgeva il giovedì grasso, in contrasto con i divertimenti carnevaleschi.

Un certo numero di sacerdoti - detti poi "Filippini" - era raccolto intorno a padre Filippo. Essi espletavano il loro ministero negli Oratori. Il Pontefice Gregorio XIII riconobbe ufficialmente la comunità dei Filippini e concesse loro la chiesetta di S. Maria in Vallicella, che fu demolita e ricostruita più grande e più bella. Padre Filippo vi si stabilì nel 1588 e lì visse fino alla morte. Rifiutò la porpora cardinalizia per essere libero di accorrere dove era richiesto e desiderato. Poiché aveva il dono della parola giusta per tutti e per tutte le circostanze, ricorsero a lui, per consigli, Pio IV, Gregorio XIV (che aveva frequentato l'oratorio) e Clemente VIII. Fu direttore spirituale di varie personalità, fra cui i cardinali Federico e Carlo Borromeo (che sarà canonizzato). Fu amico di S. Ignazio di Loyola e consigliere di S. Camillo de Lellis, S. Felice da Cantalice, S. Francesco di Sales e di altri.

Quando Enrico IV di Navarra divenne re di Francia, il Papa Clemente VIII non volle riconoscerlo, perché calvinista. Ma padre Filippo invitò il Papa a dare il suo consenso al re. Anche il cardinale Cesare Baronio - già frequentante dell'Oratorio, ed ora confessore del Papa - sollecitò il Pontefice a seguire il consiglio di padre Filippo. Il riconoscimento del re avvenne dopo la morte del santo sacerdote, perché Enrico si era convertito al Cattolicesimo. Padre Filippo morì il 26 maggio 1595, ed Enrico si adoperò presso la Santa Sede perché fosse canonizzato in breve tempo. La beatificazione avvenne nel 1610 e la canonizzazione nel 1622. Enrico IV, sapendo quanto il Santo aveva fatto per lui, lo designò tra i protettori della Francia.

Nella Pentecoste del 1544, Filippo - non ancora sacerdote - pregava nelle Catacombe di S. Sebastiano. Mentre era assorto nella preghiera, un globo di fuoco gli penetrò nel petto, gli fece dilatare il cuore, che spezzò due costole e provocò una protuberanza sul torace. Dopo la morte del Santo, un esame anatomico, eseguito da Andrea Cesalpino - uno dei più famosi clinici del tempo - non poté che confermare il fatto prodigioso.  

C. D. C.

si festeggia il 26 maggio

 

I Grandi santi e la loro storia