Stefano IX (1057-1058)

 

STORIA DELLA CHIESA

I PONTEFICI

 

                Stefano IX, fratello del duca di Lorena e abate di Montecassino, aveva da tempo avversato l'inge­renza del potere tem­porale negli affari della Chiesa. Vero è che, dopo l'elezione, fu mandato il suddia­cono romano Ildebrando a chiedere l'approva­zione imperiale.

                Papa Stefano IX proseguì la riforma ecclesia­stica, iniziata dai suoi prede­cessori; e, a tal fine, chiamò a far parte del governo della Chiesa l'eremita Pier Damiano, priore di Fonte Avellana, che nominò vescovo di Ostia, ponendolo  a capo del collegio cardinalizio. Quello di Stefano IX fu un pontificato breve, durò appena otto mesi.

                Durante quei mesi comparve però il trattato Adversus simo­nia­cos. Ne era autore Umberto di Silva Candida , nominato cardinale nel 1049, da Leone IX  e, al tempo di papa Stefano IX, il personaggio più in vista della Chiesa romana.

                In questo trattato si definisce il pro­gramma dei riformatori avversari del cesaropapi­smo imperiale. Umberto, trat­tando dell'eresia simoniaca, denuncia l'usur­pazione di prerogative pu­ramente ecclesiastiche fatta dal potere laico; condanna il suo inter­vento   elezioni vescovili; considera come in­valida la consacrazione del ve­scovo che ha comperato la cattedra e, a differenza di san Pier Damiani, che si ac­contenta di imporre a quelli che hanno mancato se­vere penitenze e la rinuncia alle loro funzioni, Umberto nega ogni va­lore agli ordini conferiti da un ve­scovo simo­niaco. Una posizione, contestabile dal punto di vista canonico e che rischiava di far diminuire no­tevolmente il clero.

                Il suo programma: li­berare l'episcopato da ogni ingerenza dei laici e ritornare alle vec­chie norme di elezione, fatta dal clero e dal po­polo, con l’approvazione del metropolita e il consenso del signore. In quel momento invece praticamente erano i signori che designavano il vescovo. Bisognava tornare alle vecchie norme di elezione: ecco il programma enunciato dal card. Umberto, sotto il pontificato di Stefano IX.

Con il successore, Niccolò II (1059-1061), cessò la soggezione del papato all'impero. Al concilio  del Laterano del 13 aprile 1059, fu pro­mulgato un Decreto con il quale si rimetteva l'elezione del papa nelle mani dei cardinali, rovesciando così il regime preceden­temente stabi­lito che sottoponeva la Santa Sede alla tutela imperiale.