Onorio IV (1285-1287)

 

STORIA DELLA CHIESA

I PONTEFICI

 

Martino IV morì il 28 marzo 1285, a Perugia. Giacomo Savelli venne unanimemente eletto come suo successore il 2 aprile e prese il nome di Onorio IV. La sua elezione fu una delle più rapide nella storia del papato. Il 20 maggio venne consacrato vescovo e incoronato Papa nella Basilica di San Pietro a Roma. Onorio era già in età avanzata e così gravemente affetto dalla gotta che non poteva né stare in piedi né camminare. Quando recitava messa era obbligato a sedere su uno sgabello e, al momento dell'elevazione, le sue mani dovevano essere sollevate con l'aiuto di un sistema meccanico.

Le questioni siciliane richiesero l'immediata attenzione di Onorio. In precedenza, sotto Martino IV, i siciliani avevano rifiutato l'autorità del Papa detronizzando Carlo d'Angiò e scegliendo Pietro III d'Aragona come loro Re, senza il consenso né l'approvazione del pontefice.

La rivoluzione del 31 marzo 1282, nota come Vespri Siciliani, aveva precluso ogni riconciliazione con Martino IV. Questi aveva posto un interdetto sulla Sicilia e su Pietro, il quale venne privato anche del suo Regno d'Aragona, che venne affidato a Carlo di Valois, il figlio di Re Filippo III di Francia. Martino, inoltre, assistette Carlo d'Angiò nei suoi tentativi di riprendere la Sicilia con la forza delle armi. I siciliani non solo respinsero gli attacchi di Carlo, ma catturarono anche suo figlio, Carlo di Salerno. Il 6 gennaio 1285, Carlo d'Angiò morì, lasciando il suo figlio prigioniero come successore naturale.

Tali erano le condizioni in Sicilia quando Onorio IV ascese al trono papale. Egli era molto più incline alla pace di Martino IV, ma non rinunciò alle pretese della Chiesa e della Casa d'Angiò sulla corona siciliana, né tolse la severa punizione ecclesiastica imposta sulla Sicilia.

D'altra parte, non approvava il governo tirannico al quale i siciliani erano stati sottoposti da Carlo d'Angiò. Questo risulta evidente dalla sua saggia legislazione, così come viene incarnata dalla sua costituzione del 17 settembre 1285 ("Constitutio super ordinatione regni Siciliae" in "Bullarium Romanum", Torino, IV, 70-80). In questa costituzione, egli dichiara che nessun governo può prosperare se non è fondato sulla giustizia e la pace, e promulgava 45 ordinanze, intese principalmente a proteggere le genti di Sicilia contro il loro re ed i loro ufficiali.

La morte di Pietro III, avvenuta l'11 novembre 1285, cambiò in qualche modo la situazione in Sicilia. Gli successero i suoi due figli; Alfonso e Giacomo; il primo come Re d'Aragona, il secondo come Re di Sicilia. Onorio IV, naturalmente, non riconobbe nessuno dei due. L'11 aprile 1286, scomunicò solennemente Giacomo di Sicilia ed i vescovi che avevano preso parte alla sua incoronazione a Palermo, il 2 febbraio 1286; ma né il Re né i vescovi se ne preoccuparono. Il re inviò addirittura una flotta ostile sulla costa romana e distrusse col fuoco la città di Astura.

Carlo di Salerno, il legittimo Re di Sicilia, che era ancora prigioniero dei siciliani, si stancò della sua condizione e firmò un contratto il 27 febbraio 1287, nel quale rinunciava alle sue pretese al Regno di Sicilia, in favore di Giacomo d'Aragona e dei suoi discendenti. Onorio IV, comunque, dichiarò nullo il contratto e vietò tutti i futuri accordi simili.

Mentre Onorio IV fu inesorabile nella posizione presa nei confronti della Sicilia e del suo Re auto-imposto, le sue relazioni nei confronti di Alfonso d'Aragona divennero meno ostili. Tramite gli sforzi di Re Edoardo I d'Inghilterra, i due diedero il via a dei negoziati di pace. Il Papa comunque, non visse abbastanza a lungo da portarli a termine, ma si giunse ad una soluzione pacifica della questione aragonese, così come di quella siciliana, nel 1302, sotto Bonifacio VIII.

Roma e gli Stati della Chiesa godettero di un periodo di tranquillità sotto il pontificato di Onorio IV, cosa che non accadeva da diversi anni. Onorio ebbe la soddisfazione di ridimensionare il più potente e ostinato nemico dell'autorità papale, il Conte Guido da Montefeltro, che per molti anni aveva resistito alle truppe pontifice. L'autorità del Papa era ora riconosciuta in tutto il territorio pontificio, che comprendeva l'Esarcato di Ravenna, la Marca di Ancona, il Ducato di Spoleto, la Contea di Bertinoro, le Terre Matildine e la Pentapoli (ovvero le città di Rimini, Pesaro, Fano, Senigallia ed Ancona).

I romani furono lieti dell'elezione di Onorio IV, in quanto era un loro concittadino e fratello di Pandolfo, un senatore romano. Le continue intemperanze, che non avevano permesso a Papa Martino V di risiedere a Roma, cessarono ed i romani invitarono Onorio a fare della città la sua residenza permanente. Durante i primi mesi del suo pontificato visse in Vaticano, ma nell'autunno del 1285 si spostò nel magnifico palazzo che aveva fatto erigere sull'Aventino.

Nelle sue relazioni con il Sacro Romano Impero, dove non c'erano da temere ulteriori pericoli, a seguito della caduta degli Hohenstaufen, Onorio segui la via media intrapresa da Gregorio X. Rodolfo I d'Asburgo, inviò il vescovo Enrico di Basilea a Roma per richiedere l'incoronazione. Onorio nominò l'inviato arcivescovo di Magonza, fissò la data dell'incoronazione ed inviò il cardinale Giovanni di Tusculum in Germania per appoggiare la causa di Rodolfo. Ma l'opposizione generale all'interferenza del Papa si mostrò al concilio di Wurzburg (16-18 marzo 1287), con energiche proteste, e Rodolfo dovette proteggere il legato pontificio dalla violenza fisica, cosicché i suoi piani (e del Papa) fallirono.

Onorio IV ereditò i piani per un'altra Crociata, ma gradualmente si disinteressò di questo progetto ereditato da Gregorio X e si limitò a raccogliere le decime imposte dal concilio di Lione (1274), accordandosi con le grandi banche di Firenze, Siena e Pistoia perché agissero come sue agenti. I fondi raccolti per finanziare la crociata furono usati, invece, per realizzare gli obiettivi politici della curia, come la guerra con l'Aragona ed il ritorno della Sicilia sotto il potere degli Angioini, operazioni che furono chiamate "crociate".

I due più grandi ordini religiosi dell'epoca, i domenicani ed i francescani, ricevettero molti nuovi privilegi da Onorio IV, documentati nel suo Regesta. Egli spesso ne incaricava i membri per missioni speciali o ai vescovati dando loro, inoltre, l'incarico esclusivo dell'Inquisizione. Nominò tra le loro fila anche diversi vescovi, cosa che dimostrava quanto fosse un appassionato sostenitore degli ordini religiosi.

Ai tempi dell'Università di Parigi, egli sostenne la fondazione di cattedre per i linguaggi orientali, allo scopo di dare l'opportunità di studiarli a chi aveva voluto adoperarsi per la conversione dei musulmani e per la riunificazione delle chiese scismatiche d'oriente.