Fabiano (236-250)

 

STORIA DELLA CHIESA

I PONTEFICI

 

Le circostanze straordinarie in cui avvenne la sua elezione furono riportate da Eusebio (Historia Ecclesiastica, VI, 29). Egli narrava di come i cristiani, che si erano riuniti a Roma per eleggere il nuovo vescovo, mentre esaminavano i nomi di molti personaggi nobili ed illustri, videro una colomba posarsi sulla testa di Fabiano, un contadino che si trovava per caso in città.

Ai confratelli riuniti in assemblea questa vista ricordò la scena Evangelica della discesa dello Spirito Santo sul Salvatore dell'umanità, e così, divinamente ispirati, scelsero all'unanimità Fabiano quale successore di papa Antero. Durante il suo pontificato durato 14 anni, di cui si sa molto poco, le persecuzioni contro i cristiani ebbero una pausa.

Secondo il Liber Pontificalis divise Roma in sette distretti, ognuno supervisionato da un diacono e nominò sette sottodiaconi, per raccogliere, insieme ad altri notai gli Atti dei martiri, cioè gli atti delle corti che li giudicarono nei loro processi; inoltre, portò avanti molti lavori nei cimiteri. Fece anche riesumare il corpo di papa Ponziano dalla Sardegna e lo fece traslare nelle catacombe di San Callisto a Roma.

Racconti successivi, più o meno veritieri, gli attribuiscono anche altri meriti quali il battesimo dell'imperatore Filippo e di suo figlio; il miglioramento dell'organizzazione della chiesa a Roma con l'istituzione di ministri incaricati della trattazione di particolari problematiche scelti tra i sacerdoti del clero che ne avessero più titolo e merito, i cardinali, dal latino incardinatus, colui che ha titolo per essere tale; l'istituzione dei quattro Ordini minori; l'ordinazione, nel 245, di sette vescovi incaricati di predicare il Vangelo nelle comunità di Gallia.

Nel 249, però, le cose cambiarono per la comunità cristiana. L'imperatore Filippo l’Arabo venne ucciso nei pressi di Verona dagli eserciti del suo rivale Decio. Questi salì al potere con l'idea di un rafforzamento interno dell’Impero contro i pericoli esterni derivanti dalle invasione dei barbari, che premevano sui confini. Secondo Decio rafforzamento interno significava anche ritorno all’antica religione romana, anche se per sole ragioni politiche. Per questo motivo l'imperatore proclamò l'editto del libellus, in base al quale, ogni famiglia avrebbe dovuto proclamare solennemente e pubblicamente, attraverso un sacrificio, la sua devozione alle divinità pagane. Dopo questa operazione, ognuno avrebbe ricevuto il libello, un certificato che attestava la sua qualità di seguace degli antichi culti e quindi la sua appartenenza a Roma.

Coloro che non si attenevano a questa prassi venivano dichiarati fuorilegge e nemici dello stato. In tutta Roma tre commissioni chiamarono i cittadini a compiere il rito. I cristiani insorsero, ma non tutti adottarono lo stesso comportamento. Alcuni cedettero abiurando la loro religione e così si resero lapsi (dal latino lapsus, errore), ovvero ricaddero nel paganesimo, altri cercarono ogni tipo di scappatoia per ricevere il libello senza compiere il sacrificio ed altri ancora scelsero la via del martirio. Naturalmente tra i primi a rifiutare questa imposizione ci fu Fabiano, che l'imperatore vedeva come un nemico personale ed un rivale. Il papa fu imprigionato nel carcere Tulliano, dove il 20 gennaio del 250 si spense per la fame e gli stenti. La Chiesa lo ricorda proprio in questo giorno.

Fu sepolto nella cripta papale delle catacombe di San Callisto ed onorato come martire. Il suo epitaffio, in lingua greca, fu rinvenuto nel 1850 dall'archeologo Giovanni Battista De Rossi. Attualmente la sua testa è conservata nella cappella Albani della Basilica di San Sebastiano fuori le mura.