TESTIMONIANZE CRISTIANE

 

Conosciamo e crediamo

 

Esegesi

 

Il vangelo di Marco

 

L'identità di Gesù

 

Le domande del vangelo di Marco sono diffuse e toccano tutta la persona di Gesù, chi è mai questa persona? Questa persona crea delle domande sulla sua identità abbiamo già segnalato che queste domande sono l’elemento di continuità, le domande proseguono, le domande si chiudono di fronte alla croce, torniamo all’evento della croce, lì non ci sono più domande, l’ultima domanda è di coloro che partecipano alla croce, e che gli dicono di scendere dalla croce per credere. La risposta alle domande è la croce, questo ci fa comprendere il motivo per quale in vangelo di Marco volutamente si chiude così, il sepolcro vuoto non è prova della resurrezione, è riconoscimento di un vuoto, di un silenzio. Il sepolcro vuoto può essere attribuito o al furto del corpo di Gesù o alla resurrezione, non è una prova certa della resurrezione, il vangelo di Marco da questo versante ha un messaggio notevole, l’epilogo del suo vangelo è l’esperienza traumatica del sepolcro vuoto ed è il trauma della fede che si decide a partire dalla croce, le domande che attraversano il vangelo di Marco su Gesù sono di carattere identitario. Gesù è più che un profeta, più che un Messia politico, più che un taumaturgo, più che un profeta, Gesù è realmente il Cristo ed il Figlio di Dio.

Altra caratteristica importante è l’originalità dei duplicati, abbiamo due duplicati fondamentali, la prima moltiplicazione dei pani Mc 6,30-44 e la seconda Mc 8,1-10, Marco è l’unico che racconta due moltiplicazioni dei pani, altro duplicato è la guarigione del cieco Mc 8,22-26, quest’episodio si trova soltanto in Marco, la guarigione in progressione, Gesù tocca il cieco una prima volta e inizia a vedere meglio, lo tocca un’altra volta ed è guarito, ancora Mc 10,26-52 abbiamo la guarigione del cieco di Gerico, Marco è l’evangelista che racconta dei duplicati, perché?

Il primo duplicato ci fa comprendere che in Marco la moltiplicazione dei pani assume un ruolo decisivo nel pane che ogni domenica si condivide nelle comunità cristiane, il pane eucaristico. Il secondo duplicato ci fa cogliere come la fede, simbolizzata dalla condizioni di cecità è progressiva, ne è prova il fatto che il secondo episodio di cecità nelle invocazioni del cieco di Gerico c’è il riconoscimento di Gesù come Figlio di Davide, ci troviamo in un contesto comunitario, in cui da una parte la moltiplicazione dei pani evoca la fratio panis, dall’altra la guarigione dei due cechi richiama la progressione della fede.

Le conclusioni che dobbiamo trarre

1.      Contrariamente a quanto si riteneva Marco in un greco povero è stato capace di raccontare Gesù in maniera così drammatica, in maniera così narrativa, tramite una sequenza di episodi

2.      Continuamente Marco pone il rapporto tra Gesù e i suoi discepoli, secondari sono gli altri personaggi e se sono citati sono citati per provocare i discepoli, in Marco sono citati solo in funzione dei discepoli, soprattutto in contestazione della fede che è segnata dal discepolato. Il discepolo deve avere fede ma non deve credere che questa nasca dalla condizione di sequela

3.      Il vangelo di Marco ha come evento centrale la croce, una teologia della croce raccontata, non segnata dalla condizione del dolore e della sofferenza, Marco non dice che l’esperienza della croce è segnata dalla grande sofferenza, avrebbe protestato contro il film di Gibson, l’evento della croce è evento della decisione, è l’evento cioè che chiede al discepolo di decidersi per la fede con o senza la croce, per questo è inquietante l’assenza dei discepoli davanti la croce, si tratta di un vangelo interrogante. Qualcuno lo ha definito anche vangelo tragico: per tragico si intende proprio queste domande che pongono davanti all’evento irrisolvibile della croce

 

Con l’epilogo di Marco 16,9-20 si fa entrare lo scandalo della croce nella prospettiva della resurrezione e delle apparizioni, evidentemente nella chiesa primitiva non era concepibile un racconto senza le apparizioni. Possibile che la conclusione sia stata redatta dopo la diffusione del vangelo di Matteo e Luca, è una conclusione deutero marciana, questa conclusione non è di Marco ma successiva.

Fa rileggere tutto il vangelo di Marco, ci fa comprendere che le apparizioni del risorto indicano la permanenza di Gesù tra i suoi, le apparizioni non hanno la funzione di dire “Gesù è veramente risorto” ma quello di dire che Gesù continua a essere presente in mezzo ai suoi se le apparizioni terminano con lo spezzare del pane ci vogliono dire proprio che Gesù continua a essere vivo nella comunità cristiana.

 

Ill vangelo di Marco