TESTIMONIANZE CRISTIANE

 

Conosciamo e crediamo

 

Esegesi

 

Il vangelo di Marco

 

Il vangelo delle domande

 

Se è vero che il vangelo di Marco si caratterizza per il segreto messianico nella seconda parte e nella terza con la rivelazione, è vero che le due parti sono accomunate dalle domande, il vangelo di Marco è quello che ha più domande. Un intreccio narrativo caratterizzato da domande che si concentrano fondamentalmente sull'identità di Gesù rivolte da tutti gli interlocutori che si pongono di fronte a Gesù dette dagli indemoniati, dai discepoli, si interrogano su qualche aspetto dell'identità di Gesù. Ci si domanda allora sul perché di queste domande se Marco comincia con l'attestazione piena di Gesù. Il vangelo di Marco comincia "Inizio del vangelo di Gesù Cristo figlio di Dio" abbiamo un inizio rivelativo, all'inizio non c è il segreto messianico, all'inizio c'è subito l'attestazione, perché allora poi porre il segreto messianico e le domande sull'identità di Gesù? Poteva il vangelo di Marco ridursi al verso 1?

  1. Questo verso è come la titolazione che si trova al di fuori del racconto., il lettore sa dall'inizio che Gesù è il Cristo e il Figlio di Dio ma i personaggi inseriti nel vangelo non sanno questo, il lettore sa qualcosa che all'interno del racconto non si sa.
  2. Se Marco ha posto questo contrasto sin dall’inizio tra un titolo pienamente rivelativo e un segreto messianico vuol dire che la questione fondamentale non è chi è Gesù, ma in che cosa, in che situazione, Gesù si rivela come Cristo e Figlio di Dio, con questa tecnica del contrasto Marco pone il lettore di fronte a una domanda "in che situazione Gesù va riconosciuto come figlio di Dio?" il segreto messianico è un rinvio narrativo, una tecnica di passaggio, Gesù non lo si riconosce nel miracolo, non lo si riconosce nei prodigi, ma in un altro momento, soltanto nella rivelazione di Cesarea e nelle parole del centurione sotto la croce Gesù si riconosce come Figlio di Dio.

Cerchiamo di vedere qualcosa su questi due titoli.

·         Cristo, vangelo di Gesù Cristo, è un titolo messianico pieno per Marco, non è un titolo di denominazione attributiva, in Paolo non l'aveva, perché poneva come Luca l'attenzione sul titolo  Signore. In Marco acquista una funzione di rilievo centrale, a Cesarea diventa il titolo per antonomasia. Il Messia può non essere Signore, può esserci Messia senza adorazione signorale e un signore senza messia.

·         Altrettanto fondamentale è il titolo Figlio di Dio, anche qui ci troviamo di fronte a un titolo di grande rilevanza, anche se in alcuni codici questo titolo non c'è. Marco non spiega in che senso sia Figlio di Dio:

o    in funzione metaforica

o   attributiva (il faraone è figlio di Dio)

o   oppure ontologica, ci troviamo di fronte a un figlio originalissimo di Dio.

Si tratta di un titolo soltanto attributivo o di qualcosa di più? Il rapporto tra Gesù e Dio è del tutto originale. Marco lo risolve solo in maniera implicita nella scena del centurione, Marco non spiega in che senso disse questa affermazione Gesù, non ci dice che lo fa ontologicamente, ci sta solo ponendo di fronte a una risposta che spiega in maniera implicita quella domanda. Il problema non è l'identità di Gesù tanto è vero che non ci dirà nulla dell'infanzia di Gesù, in Marco l'incarnazione è completamente saltata, racconterà solo gli ultimi anni della sua esistenza, dal battesimo al sepolcro vuoto. Marco ci presenta un Gesù già adulto, non ha bisogno di spiegarci come è nato, da chi è nato ma gli interessa presentarci questo inizio della rivelazione di Gesù.

 

 

Ill vangelo di Marco