TESTIMONIANZE CRISTIANE

 

Conosciamo e crediamo

 

Esegesi

 

Il vangelo di Marco

 

I discepoli

 

Personaggi principali nelle scene marciane sono Gesù e i discepoli, notiamo innanzitutto il dato di fatto storico, dal punto di vista storico il fenomeno del discepolato di Gesù è originale, nelle altre scuole rabbiniche o farisaiche sono i discepoli a scegliere il maestro qui avviene il contrario, non è decisiva l’opzione del discepolo ma quella del maestro. Certamente dietro questo c’è una forte attrazione che Gesù causa alla folle, dal versante dei discepoli la scelta di un maestro dipende dal contenuto dei suoi pensieri, così dipende dal peso della sua autorevolezza. Attrazione da parte di Gesù rispetto ai suoi discepoli, quando compare subito nel vangelo di Marco compie la scelta dei suoi discepoli, criterio di contraddizione quindi.

Li sceglie in una sequela fissa, non li sceglie per alcune ore, lasciano tutto per andare dietro a uno che si dice Messia, il fenomeno va  ben sottolineato dal versante storico, un discepolato che diventa radicale nelle richieste. Il discepolo nel vangelo di Marco è posto sempre nella condizione di sequela, dietro di me, i discepoli seguono le orme del maestro, si pongono dietro di lui. C’è un episodio però emblematico che da questo versante è significativo, l’episodio di Cesarea di Filippo, in Mc 8,34, Pietro è ricollocato nella condizione della sequela di Cristo quando rifiuta il destino di Gesù, Gesù gli risponde non “lungi da me Satana”, ma poniti dietro di me, cioè ricollocati dietro di me.

Cesarea di Filippo è il luogo della tentazione del discepoli, può cadere nella tentazione di fronte alla passione di chiedere una sequela diversa una sequela senza la croce. Quali sono allora i caratteri distintivi del discepolato.

Quali sono le condizioni fondamentali del discepolato?

 

La pistis, non soltanto fede, ma fiducia, affidamento, credibilità fedeltà, tutti questi significati si pongono in questi termine. Marco non costata mai la fede dei discepoli, invece la fede è riconosciuta in coloro che vengono guariti o nei personaggi che non sono discepoli, Mc 2,5 ad esempio. Addirittura quando la questione della fede riguarda i discepoli Gesù li rimprovera “perché avete paura non avete ancora fede?”.

L’evento decisivo incontro al quale si decide la fede è per Marco la croce, coloro che stanno partecipando alla morte di Gesù sulla croce, chiedono per credere che scenda dalla croce, di fronte a questa richiesta Gesù resta sulla croce. Marco sembra sottolineare che non basta essere discepoli per avere la fede, il riconoscimento della fede in persone che sono tutt’altro che discepoli, ci fa capire che non ne consegue che essere discepoli vuol dire avere la fede in Cristo. Perché la fede è dono, perché l’elemento della croce diviene segno della fede, i discepoli di fronte alla croce sono scomparsi tutti, non c’è neanche il dialogo con il discepolo prediletto in Marco.

Il rapporto tra fede e i miracoli ci fa cogliere un altro elemento importante, non sono i miracoli a determinare la fede, ma è la fede a determinare i miracoli. La fede non ha bisogno dei miracoli per diventare consistente, questo è fideismo non fede, miracolismo non miracolo. Il discepolo deve perseverare nella condizione della fede, questo ci fa comprendere che se la fede si decide di fronte alla croce di Gesù, la resurrezione non è fondamentale, Marco si chiude infatti con la tomba vuota, sono state le tradizioni successive a completare.

Per Marco la resurrezione non è condizione imprescindibile della fede, per Marco condizione imprescindibile della fede è la croce, è lì che c’è la piena rivelazione nel totale nascondimento. Marco certamente è debitore alla teologia paolina rispetto alla croce, ma con una differenza per Paolo è fondamentale sia la morte che la resurrezione, per Marco la fede si decide di fronte alla croce, non alla resurrezione.

 

Ill vangelo di Marco