TESTIMONIANZE CRISTIANE

 

Conosciamo e crediamo

 

Esegesi

 

Il vangelo di Luca

 

Struttura

 

La struttura di Luca trova gli studiosi abbastanza concordi, ci sono stati molti studi, è un vangelo ben costruito:

  1. un proemio.
  2. La sezione delle origini, la nascita di Gesù sino alle tentazioni
  3. Il ministero galilaico, 5 capitoli dedicati  al ministero di Gesù in Galilea
  4. Il viaggio verso Gerusalemme, la parte più sviluppata del vangelo di Luca, ben 10 capitoli, Gesù che indurì il volto e decise di salire verso Gerusalemme
  5. Il ministero a Gerusalemme

Manca un epilogo, manca una chiusura, si conclude senza una conclusione, con una annotazione storica. Non c'è una conclusione vera, senza una conclusione letteraria, ma c'è una conclusione narrativa. Caso diverso da Marco in cui non c'è né una conclusione narrativa né letteraria, qui quella narrativa c'è manca una conclusione letteraria.

Attenzione alla differenza tra proemio e prologo:

  • Proemio è un indirizzo, ci dice cosa voglio scrivere, ci dice a chi è dedicato, il genere letterario che si usa.
  • Il prologo invece anticipa i contenuti, quello di Giovanni non è un proemio, è un prologo, è anche possibile che un proemio diventi un prologo quando unifico i due generi, ma in genere sono distinti, un prologo anticipa i contenuti, un proemio spiega le intenzioni dell'autore.
  • Si differenziano a sua volta dalla titolatio che è dare un titolo allo scritto è la stringa di cuoio che veniva posta sulla pergamena, ciò che si trova al di fuori ma che dà senso al testo.

Luca è l'unico autore del Nuovo Testamento che scrive un proemio secondo i canoni classici: intenzioni, finalità, modalità, fonti a cui è ricorso, tutto questo si trova in Lc 1,1-4.

 

            Le origini (Lc 1,5–4,13)

 

La prima parte è quella delle origini, una sezione che comprende i vangeli dell'infanzia, Lc 1,2 fa parte di questa sezione delle origini, qual è il ruolo di questa sezione? Molto più sviluppata rispetto a Matteo. Qui Luca si sofferma sui personaggi dell'infanzia di Gesù, Luca cambia il registro di Matteo, utilizza una tecnica letteraria molto importante quello del confronto, abbiamo un confronto in Luca 1,1-4, confronto tra Zaccaria e Maria, tra Giovanni Battista e Gesù, questa tecnica letteraria molto in voga nel mondo antico funziona in questo modo: elementi di continuità tra due personaggi ma nello stesso tempo elementi di differenza per cui c'è una superiorità dell'uno rispetto all'altro, elemento di continuità scegliere due papi, due vescovi, due politici, due persone che appartengono alla stessa categoria, allo stesso genere di persone, qui si innesta però la discontinuità, quale è il migliore, molte volte nel confronto questa è la finalità principale, questo avviene nei vangeli dell'infanzia, Luca mette a confronto Zaccaria e Maria, tutti e due davanti agli eventi straordinari, uno non crede l'altra crede, uno non si affida l'altra si affida, li accomuna l'intervento di Dio mediante l'angelo, ma cambia il risultato, sulla continuità, su ciò che li accomuna la superiorità o l'inferiorità. Il confronto principale è quello tra Giovanni Battista e Gesù, l'elemento che li accomuna, lo Spirito Santo, entrambi erano pieni di Spirito Santo, ma qual è la differenza? Giovanni è semplicemente un profeta Gesù è di più è il Figlio di Dio.

 

Il ministero galilaico (Lc 4,14-9,50)

 

Con Lc 4,14 inizia la sezione galilaica, partendo da Nazaret, con la scena centrale per tutto il vangelo di Luca: quella nella sinagoga (Lc 4,16-30). La liturgia sinagogale, che Luca presenta con arte narrativa, rappresenta il programma di tutto il ministero galilaico di Gesù: i destinatari della sua missione sono i poveri a cui è inviato con la potenza dello Spirito su di lui. L’oracolo di Is 61,1-2 si realizza nell’oggi dell’adempimento nella sinagoga di Nazareth (v. 21).

Di fronte a questo programma ognuno è posto di fronte ad un’alternativa inderogabile: l’accoglienza o il rifiuto; nessun profeta è ben accetto in patria (v. 24). I nazaretani contrastano in modo stridente con l’accoglienza riservata a Gesù nella sezione delle origini. Il binomio “accoglienza-rifiuto” rappresenta allora il filo conduttore che caratterizza la reazione di coloro che incontreranno Gesù. Non a caso tutta la sezione galilaica in cui Gesù compie miracoli e racconta parabole, culmina con il detto: «Non glielo impedite (a chi scaccia i demoni in nome di Gesù), perché chi non è contro di voi, è per voi» (Lc 9,50). Accoglienza e rifiuto caratterizzano sia il ministero di Gesù sia quello dei suoi discepoli.  

In questa sezione Gesù prepara i suoi discepoli a seguirlo nella strada che porta a Gerusalemme. Per questo la sezione è cadenzata da brani di vocazione che si alternano ai miracoli e alle parabole di Gesù: la vocazione di Pietro e dei primi discepoli (Lc 5,1-11), la chiamata di Levi (Lc 5,27-32), la scelta dei dodici (Lc 6,12-15), la sequela delle donne (Lc 8,1-3), la missione dei dodici (Lc 9,1-6). I brani della vocazione e della missione dei dodici culminano con le condizioni dettate da Gesù in Lc 9,23-26: una sequela nella via della croce quotidiana e non segnata dall’eccezionalità.

 

Il viaggio verso Gerusalemme (Lc 9,51–19,46)

 

Con Lc 9,51 finalmente Gesù decide d’intraprendere l’unico viaggio, secondo la narrazione lucana, verso Gerusalemme. La salita verso Gerusalemme non è soltanto fisica ma anche interiore: di Gesù che raggiunge la meta della sua passione sino all’ascensione e dei discepoli che imparano a seguirlo nell’apprendimento del loro discepolato. Per questo, anticipando il contenuto e la portata dell’ascensione, Gesù è riconosciuto come il kyrios, il Signore: cf. 9,54.57. 59.61 la richiesta del radicalismo nella sequela; 9,57; all’inizio dell’invio dei 72 discepoli in Lc 10,1; in casa di Marta (Lc 10,42).  E poiché la Signoria di Gesù dipende dall’accoglienza o dal rifiuto nei suoi confronti, è anticipata anche l’invettiva contro Gerusalemme («Gerusalemme, Gerusalemme che uccidi i profeti…»: Lc 13,34-35; e Lc 19,41-44 con il rimprovero per non aver riconosciuto il tempo della visita). L’accoglienza e il rifiuto costituiscono il binomio della sezione del viaggio: rifiuto (cf. Lc 10,52 con il rifiuto di alcuni samaritani; il ricco e il povero Lazzaro in Lc 16,19-31; il notabile ricco in Lc 18,18-23); accoglienza (Lc 10,38-41 = Marta e Maria; le condizioni dell’ospitalità in Lc 14,7-24; Zaccheo, in Lc 19,1-10). Nozionizioni principali per la sequela dei discepoli: la preghiera (cf. la sezione di Lc 10,38-11,13 con al centro il Padre nostro;) il distacco dalle ricchezze (non accumulare tesori come l’uomo ricco con in granai in Lc 12,13-21; la rinuncia ai propri beni in Lc 14,28-33; l’alternativa tra il servizio per il Signore o per il danaro in Lc 16,9-13; il pericolo delle ricchezze in Lc 18,24-27), la fiducia nella provvidenza (Lc 12,22-32), la vigilanza alimentata dal servizio per il Regno (Lc 12,35-48; la parabola delle mine in Lc 19,11-27), la fede/fedeltà (Lc 17,5-6: il granellino di senapa), l’umiltà (Lc 17,7-10). Dalla raccolta dei detti sulla sequela ne risalta il radicalismo, la fiducia e la perseveranza nel servizio per il Signore.

 

Il ministero gerosolimitano (Lc 19,47 - 24,53)

 

Con l’ingresso nel tempio (più che in Gerusalemme), Gesù prende possesso della sua dimora, in quanto Signore,  per insegnare ogni giorno (Lc 19,47). I due luoghi principali nei quali Gesù vive sono il tempio e il monte degli Ulivi (cf. Lc 21,37-38): il primo è il luogo dell’insegnamento, il secondo è quello della preghiera, nel quale si svolgerà il momento drammatico della passione (cf. Lc 22,39-45) e soprattutto della sua ascensione (Lc 24,50-53). Queste due collocazioni rendono originale anche questa sezione in cui Luca dipende, in gran parte, dalla narrazione marciana. Di fatto l’evento culminante non è quello della morte di Gesù come invece in Mc 15,33-37 e in Mt 27,45-40 bensì l’ascensione, nella quale egli è definitivamente riconosciuto come il Signore. La stessa morte di Gesù non è intesa come disperazione bensì come fiducia nei confronti del Signore (cf. il grido di Lc 23,46 tratto dal Sal 31,6: «Padre nelle tue mani consegno il mio spirito».). Nella prospettiva lucana la morte di Gesù rappresenta l’evento finale in cui è offerta l’opportunità della salvezza per un ladrone (Lc 23,43).

Anche le apparizioni acquistano una nuova prospettiva in Lc 24: in questione non è tanto se Gesù è veramente risorto, che appartiene al patrimonio di fede delle prime comunità cristiane, bensì la sua permanenza in mezzo ai suoi, con il suo accompagnarli lungo la via e il suo raggiungerli in casa per effondere il suo Spirito. Il Signore continua ad operare fra i suoi discepoli mediante lo Spirito, la Scrittura e la frazione del pane.  

 

 

ll vangelo di Luca