TESTIMONIANZE CRISTIANE

 

Conosciamo e crediamo

 

Esegesi

 

Il vangelo di Giovanni

 

La struttura

 

Dal versante strutturale sembra che il Vangelo di Giovanni riscontri alcuni consensi di massima anche se nel dettaglio vi sono alcune divergenze; di seguito riportiamo la composizione del Vangelo di Giovanni che ci sembra più rispondente alle sue dinamiche narrative.

 

a)   Il prologo (Gv 1,1-18): si ha l’impressione di trovarsi di fronte ad un’introduzione che, poiché sintetizza le tematiche principali del Vangelo di Giovanni, sia stato composto alla fine e non all’inizio dello scritto.

Il prologo introduce dal versante contenutistico il Vangelo, cioè informa il lettore circa le tematiche principali. Il prologo è prolettico ci dice ciò di cui parlerà il Vangelo. L’epilogo ha anch’esso un carattere narrativo, ma la funzione non è riassuntiva, è analettica, cioè guarda indietro. Gv riprende in termini relazionali il Vangelo, soffermandosi sul rapporto di Gesù con i discepoli. E questo perché l’attenzione fondamentale è che il discepolo debba diventare testimone.

 

b)   La sezione dei segni o delle feste (Gv 1,19 – 12,50)

 

1) La testimonianza del Battista (Gv 1,19-34);

2) Le nozze di Cana (Gv 2,1-12);

3) La prima salita a Gerusalemme per la Pasqua (Gv 2,13-3,21);

4) Il ministero galilaico (Gv 3,22-4,54);

5) La seconda salita a Gerusalemme (Gv 5,1-47);

6) Ripresa del ministero galilaico (Gv 6,1-70);

7)  Terza salita a Gerusalemme per la festa delle Capanne (Gv 7,1–10,21)

     e per quella della Dedicazione (Gv 10,22-42);

8) Permanenza a Betania (Gv 10,40–11,54);

9) Preparativi per la festa di Pasqua ed ingresso in Gerusalemme (Gv 11,55–12,50);

 

c)         La sezione dell’ora o della gloria (Gv 13,1 – 20,31)

 

1) La lavanda dei piedi (Gv 13,1-11);

2) Il tradimento di Giuda (Gv 13,12-30);

3) Il discorso di addio (Gv 13,31–14,30);

4) La vera vite (Gv 15,1-17);

5) Il futuro e le promesse (Gv 15,18–16,33);

6) La preghiera (Gv 17,1-26);

7) La passione e la risurrezione (Gv 18,1–20,31); 

 

In Gv il termine “ora” è fondamentale e viene inteso come momento decisivo: «Essendo giunta la sua ora». Il kairòs di Paolo è l’ora di Gv. Gesù sulla croce è innalzato da terra e diventa capace di effondere la vita. Tutta la settimana (quella che oggi noi chiamiamo Settimana Santa), per Gv è un’ora. Alla diacronìa della prima parte subentra la sincronìa della seconda. Alcuni studiosi sostengono che la prima parte sia solo propedeutica alla seconda. La sezione dell’ora o della gloria (doxa, kabod)  non  indica il consenso umano, l’essere riconosciuto per ciò che è, ma indica il luogo o la persona in cui è presente Dio, dove s’innesta la trascendenza. Giovanni arricchisce parole semplici con significati semitici. Non usa semitismi, ma parole cariche di significato, etimologicamente ricche.

La prima parte è il curriculum vitae di Gesù, è scandita dalle festività vissute negli anni (diacronìa, ciò che avviene nel tempo); la seconda parte è sincronica, ci racconta un’ora. L’avvenimento più sincronico che ci viene raccontato nella vita di Gesù dopo la morte e la risurrezione è la pentecoste. Sulla croce Gesù effonde pentecostalmente lo Spirito.

Nel vangelo di Giovanni c’è una rivelazione negli avvenimenti (segni) e nei discorsi che di per sé sono rivelativi, e questo diventa emblematico nelle parole di Gesù dell’ultima cena: la lavanda dei piedi è un discorso di Gesù in azione. A differenza di Giovanni nei sinottici i discorsi illuminano gli avvenimenti.

Differenza attanziale (concentrazione dei personaggi) tra la prima e la seconda parte: in Gv 1,12 abbiamo Gesù e la folla, Gesù e i pagani, Gesù e i giudei. Gesù si incontra quindi con diversi personaggi. Nella seconda parte abbiamo una concentrazione attanziale di personaggi: Gesù e i discepoli.

 

 

d)       L’epilogo (Gv 21,1-25): anche l’epilogo sembra rileggere in termini narrativi tutto ciò che è stato scritto nel Vangelo di Giovanni e quindi è di fattura successiva; comprende la narrazione della pesca miracolosa con il pasto (Gv 21,1-14) e il testamento per Pietro (Gv 21,15-23), con la seconda conclusione (Gv 21,24-25).

 

ll vangelo di Giovanni