TESTIMONIANZE CRISTIANE

 

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Esegesi dell'Antico Testamento

 

Piccola storia di Israele

 

Uscita dall'Egitto e ingresso a Canan

 

 

      L’ingresso a Canaan non avvenne ad opera dell’intero popolo sotto una guida unitaria, ma delle varie tribù. I clan dei patriarchi probabilmente iniziarono a stabilirsi nella terra di Canaan già nel secolo XIV a. C., seguì poi prevalentemente nel XIII sec a.C. il grosso degli Israeliti (Gen. 12). La terra fu occupata spesso pacificamente infatti c’erano molte zone della Palestina deserte o poco popolate; in altre zone invece si ebbero notevoli scontri.

      Dopo l’insediamento stabile, l’organizzazione nomade dei clan e delle tribù risultò sorpassata. Divenne importante, non più il clan a cui si apparteneva ma il luogo in cui si risiedeva, e questo fece si che si accolsero anche membri di altre tribù come quelle cananee. L’influenza degli anziani dei clan diminuì a favore di coloro che avevano più proprietà, i quali resero loro tributari e medi e piccoli proprietari, formando una specie di aristocrazia.

 

1225  Uscita dall'Egitto

 

Questi avvenimenti in realtà sono stati vissuti solo da una piccola parte del futuro popolo d’Israele, ma la tradizione li ha riferiti all’intero popolo. “vi furono tempi in cui i nomadi furono premurosamente accolti dall’Egitto come lavoratori stranieri. Dovevano prestare un duro lavoro servile, come quello necessario per la costruzione delle opere di difesa. […] Non era quindi un fatto raro che dei semiti nomadi fossero andati in Egitto.1 Nella storia di Giuseppe si parla di un gruppo etnico in Egitto che ha un destino di lavori forzati. Questo si adatta molto bene a ciò che sappiamo del comportamento degli egiziani con i seminomadi. La schiera che poi sarà di Mosè fu mandata nella terra di Gosen, e furono addetti a lavori obbligatori nell’edilizia, questo deve essere sembrato agli Israeliti una dura oppressione. Il gruppo etnico si liberò dall’Egitto e conquistò la libertà. La Bibbia farà vedere in questo l’intervento di Dio dando a Lui la responsabilità di alcune calamità, alcune delle quali in realtà non colpirono neanche gli egiziani ma solo gli Israeliti. I fuggiaschi furono inseguiti dalle truppe egiziane, agli egiziani doveva semplicemente sembrare un piccolo gruppo di ribelli. Nella Bibbia si parla di 600.000 persone ma il numero è simbolico, infatti il deserto non avrebbe potuto sfamare tante persone. La truppa egiziana che annega nel Mar Rosso doveva essere molto piccola ma ugualmente apparve una grande conquista al piccolo gruppo di fuggiaschi. Dietro questa vittoria si vide l’intervento di Dio.

Mosè

      Mosè è la figura predominante della Torah, accompagna la storia di Israele dall'Egitto fino alla terra di Canaan. Es 2,1-10 parla della nascita di Mosè nel tipico modo in cui una leggenda parla dell'eroe. Ci sono però dei dati storici inconfutabili. Per prima cosa nacque in Egitto, a testimoniarlo oltre il racconto della Bibbia stessa è il fatto che "Mosè" è un nome egiziano, esattamente “è una componente di nomi egiziani teofori che ne indicano il portatore come figlio (ms) di una divinità, oppure come una sua personificazione umana2. Questo significa che nel racconto dell’adozione di Mosè ci può essere qualcosa di vero. Mosè quindi nacque in Egitto ma i suoi genitori erano ebrei, e conosceva bene la natura egiziana.

      Es 2,11-22 parla della fuga di Mosè dall'Egitto, il suo arrivo a Madian, l'accettazione dell'ospitalità offertagli dal sacerdote Ietro o Reuel e il matrimonio con una delle figlie, Sipora. Da questa unione nacque un figlio, Gershom. "Le relazioni di Mosè con Madian sono state messe in dubbio: si è affermato che il suo nome fu inserito in queste tradizioni e testi soltanto più tardi. Ma in epoche successive Madian fu uno dei nemici tipici d'Israele e l'ostilità dei madianiti divenne proverbiale (cfr. Num. 25,6-9 con il racconto di Baal Peor; Num. 31 e la guerra santa tra i due popoli; e, soprattutto, le tradizioni su Gedone, Giud. 6-8, rievocate molto più tardi in Is. 9,3). In questo contesto appare inverosimile attribuire alla tradizione l'invenzione delle relazioni del proprio eroe fondatore con i nemici ereditari e il suo successivo matrimonio con una delle figlie 'del sacertode di Madian'". Il matrimonio invece con una kenita potrebbe essere un'invenzione per controbilanciare l'impressione negativa del matrimonio medianita.

Mosè abitò nel paese di Madian e qui intorno conobbe il dio JHWH, probabilmente come un dio originariamente madianita. Da qui recò la promessa ai compagni di una terra dove scorre latte e miele. Questa promessa diede l’ultimo impulso alla fuga dei nomadi dall’Egitto che era minacciato dall’esterno da più parti negli anni 1234-1230 a.C. e quindi il periodo era favorevole alla fuga. Nella salvezza dall’Egitto, fu percepito quell’elemento irrazionale che fece evolvere la religione da quella di un gruppo nomade a quella universale. Dopo la fuga sembra che la schiera di Mosè si diresse verso l’oasi di Kades, per poi incamminarsi verso la Palestina. La sconfitta con gli Amaleciti glielo impedì e dovette abbandonare anche Kades, portò però con lui i sacerdoti dei luoghi santi, cioè i leviti. Questi sacerdoti aderirono alla religione di JHWH identificando la divinità di kades con il dio della schiera di Mosè. Da kades poi si diressero verso il monte che nell’Antico Testamento è chiamato Sinai, monte di Dio oppure Horeb.

 

1 Klaus Vogt, Piccola storia d’Israele, Cittadella Editrice, pag. 24-25

2 Georg Fohrer, Storia della religione israelitica, II,5

 

 

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