TESTIMONIANZE CRISTIANE

 

Conosciamo e crediamo

 

Esegesi dell'Antico Testamento

 

Il culto ebraico

 
Purificazione di un lebbroso

Le malattie in quell'epoca non erano disfunzioni degli organi, ma colpa di Satana, che lega. Il capitolo 14 del levitico è un capitolo particolare. Ci interessa entrare nel sistema particolare della malattia, anche nel nuovo testamento troviamo spesso che Gesù scaccia i demoni, non sempre sono veri demoni, ma malattia. La malattia è vista come un'appiccicamento addosso a una persona di uno spirito cattivo. La parola chiave di questo capitolo è "sara", lebbra, noi quando parliamo di lebbra parliamo del morbo, una malattia difficilmente guaribile anche oggi e molto contagiosa. Non si tratta qui della lebbra nel nostro senso, ma rappresenta tutte quelle malattie della pelle, dentro queste malattie c'era anche la vera lebbra, quelli che guariscono non era vera lebbra, erano malattie della pelle. Hamsara colui che è stato preso dalla lebbra, hamtaher colui che purifica, hammittaher, colui che deve essere purificato. A Lv14,2-8°, parte ritenuta più arcaica senza interesse per il rituale sacrificale, è stato in seguito aggiunto un complesso rito con sacrifici (vv.9.10-20), al termine dei sette giorni di isolamento del paziente, dopo essere stato controllato e dichiarato guarito dal sacerdote (8b). La pericope del Sinai fa ancora da grande cornice narrativa e Yhwh comunica a Mosè la norma rituale da seguire per la purificazione e la reintegrazione di un mesora (lebbroso in senso lato) guarito dalla malattia. L’ammalato si trova fuori dall’accampamento segregato dalla normale vita sociale. Qui ci troviamo con un rito che non si compie nell'accampamento, se è malato l'uomo è il sacerdote che va fuori. Ogni rito particolare ha bisogno di un sacrificio specifico, un agnello è per l'asam, il sacrificio tipico è l'asam. Questo è il sacrificio specifico, nel secondo rito per i poveri(21-30) per gli altri sacrifici congiunti a questo possono usare invece di agnelli solo le colombe, ma l'asam anche per il più povero abbisogna dell'agnello.  Nel capitolo 12 dell'esodo quando gli ebrei vogliono uscire ma il faraone non li manda via, l'ultima piaga è la distruzione dei primogeniti, mettono sugli stipiti del sangue di colore rosso, l'angelo distruttore al rosso si ferma, apotropaico si chiama questo segno rosso che fa si che il distruttore si blocchi, questo rito versetto 3-8 si riferisce a questo rito arcaico, con tanto di rosso scarlatto, per allontanare gli spiriti quindi. Sono delle pratiche che sono talmente arcaiche che andavano messe dentro, anche se non più nella parte centrale. L'acqua viva è una frase idiomatica, vuol dire che l'acqua stagnante è quella che fa morire, l'acqua viva è quella che sgorga dalla sorgente. L'uccello vivo viene messo in quest'acqua con tutti gli elementi apotropaici in modo che si sporchi di tutto questo e poi viene lasciato andare via. Questo uccello, imbevuto di sangue e di questi elementi, viene mandato via, in modo che porti con se la malattia. Riti che non sono proprio sacerdotali, ma arcaici e che quindi non si potevano eliminare, una volta superati questi riti si poteva tornare nell'accampamento, ma deve attendere 7 giorni per entrare nella tenda. Una volta dentro l'accampamento deve subire il vero rito.

            Ci vuole il materiale per il rito e chi deve subire il rito, stiamo facendo un rito di passaggio. Tutto il popolo deve essere santo, tutti santi alla stessa maniera, quando succede che la malattia ha rotto ciò che era bello, è diventato impuro, spaccando la creazione come Dio l'aveva fatta, uno perde la santità, deve andarsene fuori fino a che non guarisce, deve andare fuori e recuperare la santità, per questo si chiama rito di passaggio, da uno stato di impurità perché malato, passa di nuovo a uno status di santità, quella che aveva perso e che appartiene a tutti quanti gli ebrei.

            Ma’al indica uno stato di malattia di distruzione, atmosfera turbata rovinata, la tara è una malattia che ci viene trasmessa per eredità, noi nasciamo tarati per colpa di Eva. La malattia non la capivano come qualcosa dovuta a una disfunzione del corpo, ma ad uno spirito maligno, si pensava a questi spiriti cattivi, che non appartengono più alla grande schiera degli angeli buoni.  Gli angeli cattivi volevano rovinare ciò che Dio aveva fatto bello, entra qui il discorso del Ma’al. Qui si utilizza il sacrificio asam, per ripristinare una cosa sacra, in questo rito il sacrificio specifico si chiama asam. Per il sacrificio asam anche il povero deve portare l'agnello, per l'hatta't e l'olà invece si può sostituire. La prima azione liturgica è quella di presentazione, si presenta colui che deve essere purificato insieme agli elementi di purificazione, avviene l'immolazione, si sacrificano sia l'hatta't che l'olocausto, sia le carni dell'asam sia quelle dell'hatta't sono sacre, quelle non bruciate vanno solo ai sacerdoti, sono santissime. Dal versetto 14 al 18, c'è il rito del sangue e dell'olio, si applica su alcune parti del corpo di colui che è ammalato. Il sacerdote con l'olio sacro, i due oli,qui non abbiamo l'olio dell'unzione, quando non c'è quest'olio dell'unzione vuol dire che c'è l'olio normale, l'olio che serve per eliminare la malattia il sangue è dell'agnello dell'asam, viene messo sul lobo destro, sul pollice e l'alluce questo per dire che riguarda tutta la persona. La persona umana deve essere accolta in tutto il suo io, altrimenti non si fa che alienare la persona, così Dio si interessa di tutta la persona. Il sacerdote mette nel capo della mano sinistra l'olio, con la mano destra attinge nell'olio e lo asperge per sette volte, nella direzione di Dio, là dove c'è la presenza di Dio, anche l'olio viene spalmato sul lobo, sul pollice e sull'alluce, l'olio che è avanzato viene tutto messo sulla testa di colui che deve essere guarito. È un rito di passaggio da uno stato di malattia, a uno stato santo. Il sacrificio Hatta't compare sempre in ogni rituale, ha questa capacità di espiazione e viene sempre fatto prima dell'olocausto che è il sacrificio più importante, perchè tutto viene bruciato al signore. Lo sgozzamento non è di una situazione liturgica, l'immolamento si, si immola l'animale, che viene comunque ucciso, ma l'uccisione diventa purificazione, salvezza, comunione con Dio. Qui si ha un morire per vivere, senza la presenza della divinità l'uomo non potrebbe esistere e nel culto trova l'uomo la sua comunione con Dio. Anche Asam è un rito espiatorio, che serve per riprodurre qualcosa che è stato distrutto di sacro, ma non esiste un rito senza hatta't e olà. Colui che era ammalato ora è dichiarato ufficialmente guarito.

            È un rito di passaggio, abbiamo davanti una persona ammalata, lo mandiamo fuori dall'accampamento, questa persona guarisce, utilizza quel rito apotropaico e questo giustifica la guarigione in qualche modo, può entrare dentro l'accampamento deve stare fuori 7 giorni, il passaggio è avvenuto dal punto di vista di malattia, ma non del culto. C'è tutto il rito, dopo l'espiazione ultima, dopo l'hatta't viene dichiarata sana, il rito di passaggio è avvenuto, la persona è guarita, si vede che non è più ammalata il passaggio al gradino di santità non lo vediamo ma è confermato dal culto, finito il rito può vivere in mezzo al popolo santo.

            Nel 2 Re 5,27 il servo di Eliseo vuole approfittare dei beni di Nahim, allora diventa lebbroso lui, la causa della lebbra è il comportamento sbagliato.

 

«Questa è la legge da applicare per il lebbroso per il giorno della sua purificazione. Egli sarà condotto al sacerdote. [3]Il sacerdote uscirà dall'accampamento e lo esaminerà; se riscontrerà che la piaga della lebbra è guarita nel lebbroso, [4]ordinerà che si prendano, per la persona da purificare, due uccelli vivi, mondi, legno di cedro, panno scarlatto e issòpo. [5]Il sacerdote ordinerà di immolare uno degli uccelli in un vaso di terracotta con acqua viva. [6]Poi prenderà l'uccello vivo, il legno di cedro, il panno scarlatto e l'issòpo e li immergerà, con l'uccello vivo, nel sangue dell'uccello sgozzato sopra l'acqua viva. [7]Ne aspergerà sette volte colui che deve essere purificato dalla lebbra; lo dichiarerà mondo e lascerà andare libero per i campi l'uccello vivo. [8]Colui che è purificato, si laverà le vesti, si raderà tutti i peli, si laverà nell'acqua e sarà mondo. Dopo questo potrà entrare nell'accampamento, ma resterà per sette giorni fuori della sua tenda.” Lv 14,2.8

 

            Questo rito viene ripetuto in maniera quasi identica per la purificazione della casa Lv 14,49-53. C’è la presenza di due uccelli di cui uno solo sarà immolato e l’altro lasciato volar via, richiama una certa analogia con i due capri del giorno dell’espiazione, ma con dovute differenze dovute anche alla struttura diversa dei due riti. In Lv 16 si tratta di eliminare i peccati, mentre in Lv 14 il sangue del volatile serve per purificare una persona contaminata da malattia. Il capro emissario, da una parte, non viene bagnato con il sangue dell’altro capro, prima di essere inviato nel deserto, ciò succede invece all’uccello vivo prima di volar via, e dall’altra viene caricato dai peccati di tutta l’umanità, mentre l’uccello bagnato di sangue porta lontano il pericolo di contaminazione. Finito questo rituale quindi il paziente potrà rientrare nell’accampamento, ma non potrà rientrare nella sua tenda, dovranno attendere 7 giorni prima di iniziare l’autentico rito di purificazione, che dopo l’aggiunta dei v.10-20, è ormai il vero nucleo centrale della narrazione, il v.9 serve per introdurre e per armonizzare il nuovo rito con la pericope preesistente.

 

“10]L'ottavo giorno prenderà due agnelli senza difetto, un'agnella di un anno senza difetto, tre decimi di efa di fior di farina, intrisa nell'olio, come oblazione, e un log di olio; [11]il sacerdote che fa la purificazione, presenterà l'uomo che si purifica e le cose suddette davanti al Signore, all'ingresso della tenda del convegno. [12]Il sacerdote prenderà uno degli agnelli e l'offrirà come sacrificio di riparazione, con il log d'olio, e li agiterà come offerta da agitare secondo il rito davanti al Signore. [13]Poi immolerà l'agnello nel luogo dove si immolano le vittime espiatorie e gli olocausti, cioè nel luogo sacro poiché il sacrificio di riparazione è per il sacerdote, come quello espiatorio: è cosa sacrosanta. [14]Il sacerdote prenderà sangue del sacrificio di riparazione e bagnerà il lobo dell'orecchio destro di colui che si purifica, il pollice della mano destra e l'alluce del piede destro. [15]Poi, preso l'olio dal log, lo verserà sulla palma della sua mano sinistra; [16]intingerà il dito della destra nell'olio che ha nella sinistra; con il dito spruzzerà sette volte quell'olio davanti al Signore. [17]E del rimanente olio che tiene nella palma della mano, il sacerdote bagnerà il lobo dell'orecchio destro di colui che si purifica, il pollice della destra e l'alluce del piede destro, sopra il sangue del sacrificio di riparazione. [18]Il resto dell'olio che ha nella palma, il sacerdote lo verserà sul capo di colui che si purifica; così farà per lui il rito espiatorio davanti al Signore. [19]Poi il sacerdote offrirà il sacrificio espiatorio e compirà l'espiazione per colui che si purifica della sua immondezza; quindi immolerà l'olocausto. [20]Offerto l'olocausto e l'oblazione sull'altare, il sacerdote eseguirà per lui il rito espiatorio e sarà mondo.”Lv 10-20

 

                Nel sottocaso del paziente povero (Lv 14,21-31) viene presa in considerazione una diversa specie di vittime, meno costose degli agnelli, per il sacrificio hatta’t e per l’olocausto, ma non si registra alcuna novità rispetto al caso dei vv. 10-20; infatti, anche per il povero è previsto un agnello sacrificale per il sacrificio ‘asam, che è il cuore di quest’ultima parte del rituale. L’affetto da sara’at si trova ipso facto in un ambiente di morte dominato dal disordine e perciò stesso impossibilitato a comunicare con la sua gente, ogni rapporto con l’ambiente vitale è rotto. Il suo status è altamente negativo e contaminante. La reintegrazione, quando è possibile, richiede un lungo processo, finche il paziente potrà ritornare nella sfera dell’ordine iniziale, dove domina la luce e la vita. Come per il rito di passaggio dallo stato profano a quello consacrato per i sacerdoti (Es 29 e Lv 8) è necessario un sacrificio specifico, chiamato millu’im, così anche per il rito di passaggio dal lebbroso dallo stato di morte a quello di vita è necessario un sacrificio specifico chiamato ‘asam. La presenza nelle celebrazioni liturgiche dei sacrifici hatta’t e olà con l’oblazione rappresenta quella base irrinunciabile in ogni rituale sacrificale secondo il culto sacerdotale, come la purificazione dell’altare e il dono totale dell’olocausto in onore del signore da parte dell’offerente.  La scelta del sacrificio asam per il rito di reintegrazione del lebbroso sembra che sia collegata alla concezione che sara’at (lebbra) rappresenti l’effetto visivo e distruttivo di un misterioso ma’al, nel senso di stortura dell’ordine stabilito dal creatore. Il mal capitato ovviamente non ha colpa ed è quello che può ritornare allo stato iniziale di ordine e riallacciare i rapporti con la divinità e la comunità. Per il reo di omicidio e di adulterio, non c’è invece, ad esempio, possibilità di risarcimento attraverso riti sacrificali, solo la sua morte può ristabilire l’ordine deturpato. Era mentalità comune che ogni malattia, a maggior ragione quelle che deformavano il corpo, fosse come una pena da scontare, per aver infastidito, anche inavvertitamente, un qualche demone.

 

Il culto ebraico