Scarabocchi sull’ultimo giorno di scuola: il significato psicologico di un gesto condiviso
L’ultimo giorno di scuola è un momento unico, vissuto intensamente da migliaia di studenti in tutta Italia. Ed è proprio in quell’ultimo scampolo di anno scolastico che prende vita un rituale tanto colorato quanto carico di significato: i diari si trasformano in pagine dense di messaggi, disegni e firme, una sorta di “galleria emotiva” su carta. Ma perché lo facciamo davvero? A rispondere è la psicologia, che mette in luce il valore simbolico ed emotivo di questo gesto collettivo.
I rituali aiutano a gestire il cambiamento
Nell’universo della psicologia dello sviluppo, i momenti di passaggio — come la fine della scuola — non sono semplici date sul calendario. Rappresentano vere e proprie soglie emotive. Scarabocchiare sui diari diventa quindi una forma di rito: un modo per chiudere un capitolo e prepararsi ad aprirne uno nuovo. Sembra solo un gioco, ma è un linguaggio simbolico che aiuta gli adolescenti a dare forma a emozioni complesse come l’attesa, la nostalgia, la felicità e persino la paura del futuro.
Anche senza dati ufficiali, è evidente che questa usanza sia radicata in tutte le regioni italiane. Dalla scritta scherzosa all’angolo della pagina al disegno elaborato al centro, ogni scarabocchio parla di identità, relazioni e desiderio di lasciare traccia.
Scrivere e disegnare: il bisogno di esserci stati
Affermare la propria presenza è un bisogno umano antico. Come gli uomini preistorici incidevano figure sulle pareti delle grotte, così i ragazzi contemporanei riempiono le pagine dei loro diari a fine anno scolastico. La psicologia sociale ci dice che lasciare una traccia — anche effimera — rafforza il senso di sé e aiuta a rendere significativo un momento condiviso. Quel “ci vediamo l’anno prossimo”, scritto con una penna multicolore accanto al nome di un amico, diventa così una piccola impronta emotiva che racconta un legame, un passaggio, un ricordo.
Uno strumento per elaborare la trasformazione
Lo scarabocchio non è mai solo disegno. È atto terapeutico, specie in adolescenza, una fase di vita fortemente caratterizzata da instabilità e ricerca di senso. Secondo l’approccio dell’art therapy, attività espressive come disegnare o scrivere permettono di rielaborare emozioni intense, migliorare la consapevolezza di sé e abbassare il livello di stress. Il diario diventa così un contenitore emotivo che, paradossalmente, si riempie proprio nel momento in cui sta per essere chiuso.
Le tante forme dello scarabocchio
Non tutti gli studenti vivono allo stesso modo questo momento. Le modalità con cui si affronta il diario variano moltissimo, ma raccontano con coerenza il mondo interiore di chi vi si esprime:
- I Narratori: riempiono le pagine con frasi, saluti e veri e propri pensieri filosofici sul tempo trascorso con i compagni.
- Gli Artisti: decorano il diario con lettering, disegni e simboli che rendono ogni pagina un piccolo capolavoro visivo.
- I Minimalisti: una data, una firma, un segno rapido ma significativo. Il loro messaggio è tutto nella sintesi.
- I Demolitori: sfogano la tensione accumulata con tratti marcati, segni caotici o addirittura accartocciando la pagina.
Ognuno ha il suo stile, ma tutti trovano nel gesto un modo per sentirsi parte di qualcosa, per dire “io c’ero”.
Una memoria che si fa anche digitale
Se un tempo bastava l’inchiostro su carta, oggi la narrazione dell’ultimo giorno di scuola continua anche online. Gli studenti fotografano le pagine dei loro diari e le pubblicano sui social, trasformando quella traccia fisica in un momento condiviso anche digitalmente. I feed di Instagram e le storie di TikTok diventano specchi di emozioni e archivi collettivi di fine anno. Così il diario non è più solo un oggetto privato, ma un simbolo che rimbalza tra reale e virtuale, rafforzando l’identità del gruppo e la memoria dell’esperienza vissuta.
Un piccolo gesto carico di valore
Quando un adolescente apre il proprio diario all’ultima pagina e lo riempie di scarabocchi non sta semplicemente “facendo casino”. Sta chiudendo un ciclo, dicendo addio, ma anche salutando il futuro. Sta affermando la propria presenza in un momento condiviso che — seppur apparentemente banale — lascia un’impronta duratura dentro e fuori.
- Aiuta a rielaborare la fine di un’esperienza intensa
- Favorisce l’espressione emotiva e la gestione dell’ansia da cambiamento
- Costruisce una memoria condivisa con il gruppo dei pari
- Rafforza il senso di appartenenza e di continuità nel tempo
In un’epoca dove tutto sembra velocissimo e digitale, fermarsi a scrivere una frase sul diario può sembrare antico. Eppure, quel piccolo gesto resta un potente strumento di consapevolezza e connessione. Perché, in fondo, c’è sempre qualcosa di magico in una pagina scarabocchiata l’ultimo giorno di scuola.
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