Addio ai termini “papà” e ”mamma” dalla modulistica del Comune di Venezia per le scuole e spazio a “genitore”. Camilla Seibezzi, consigliera delegata ai diritti civili e politiche contro le discriminazioni, alla fine l’ha sputata, ottenendo che venisse sdoganato quello che lei definisce «un termine più generale e inclusivo». Non paga, ha già pronta un’altra delle sue ideologiche battaglie e ha aperto un nuovo fronte di polemica su una quarantina di libri dati alle materne e agli asili.
Nel mirino dell’iperattiva Seibezzi sono finiti i libri illustrati: il suo progetto di lettura nelle scuole materne e negli asili comunali è contro ogni tipo di discriminazione, dice lei.
«Leggere senza stereotipi» si articola nella distribuzione di 36 libri illustrati nelle materne e 10 negli asili per «combattere – spiega la consigliera –ogni tipo di discriminazione: sia essa religiosa, fisica, sociale o di orientamento sessuale».
Con un costo inferiore a 10mila euro, i libri affrontano per i bambini tematiche come l’avere due padri – nel caso di divorzio e nuove nozze per la madre – o i diversi tipi di famiglia possibile, senza distinzioni di genere sessuale, o la presenza di disabilità, l’appartenenza a una fede religiosa piuttosto che un’altra o il tema della fecondazione assistita. «Tutti titoli - ha spiegato la delegata - condivisi con i dirigenti delle politiche educative del comune di Venezia e i responsabili della scuola delle municipalità».
Nella lista dei libri da leggere negli asili si trovano storie con riferimento sulle diverse forme familiari: nuclei con la sola mamma, con il solo papà, con due mamme e con due papà. C’è «Papà bis», storia di genitori che si separano introducendo una seconda figura genitoriale, ma c’è anche «E con Tango siamo in tre», dove due pinguini maschi covano un uovo.
Non tutti sono d’accordo con l’iniziativa, e a dare il via alle critiche è Tiziana Agostini, l’assessore comunale alle politiche educative: «Non è assolutamente possibile che i materiali arrivino direttamente nelle mani di piccoli e piccolissimi senza una adeguata valutazione dei tecnici e del personale competente».
Agostini va in profondità: «Vorrei evitare strumentalizzazioni. I bambini non devono mai essere usati come bandiera politica. E bisogna sempre tener conto delle varie sensibilità della nostra società».
Fonti: Avvenire / La voce di Venezia