Via Dante dalla scuola è omofobo, antisemita e anti-islamico

Stampa
Qualcuno l’aveva detto, come provocazione: “Prima o poi, se continuiamo a calare le braghe, ci chiederanno di non far più studiare Dante a scuola perché collocando Maometto all’Inferno offende gli islamici”. Ed in effetti, tra crocifissi e Madonne tolte dalle aule, proposte di inserire l’Islam come materia di studio e quant’altro, la provocazione non era affatto campata per aria. Reazioni ovviamente sdegnate da parte dei soliti benpensanti, che bollarono la “profezia” come “solita strumentalizzazione becera e razzista.
E invece quel momento è davvero arrivato. Se la petizione inoltrata al Ministero della Pubblica Istruzione da una fantomatica “Associazione per la difesa di tutte le religioni e la convivenza pacifica delle etnie culturali” (Arre) nel febbraio 2010, in cui si chiedeva di
 “cancellare la Divina Commedia da tutti i programmi scolastici perché contiene parti anti-ebraiche e anti-islamiche“, poteva sembrare una boutade e non essere presa sul serio, la notizia apparsa ieri e oggi su alcune agenzie di stampa e persino sul corriere.it appare molto più seria e quindi allarmante.

A scagliarsi contro il “Dante antisemita e islamofobo” stavolta è infatti nientemeno che “Gherush92″, un’organizzazione di ricercatori consulente persino dell’Onu.
La richiesta di Gherush92 è quindi di cancellare lo studio dell’Inferno dai programmi scolastici, o in alternativa eliminarne alcune parti. Secondo le affermazioni rilasciate all’agenzia Adrkronos da Valentina Sereni, presidente dell’organizzazione, i canti XIV, XXIII, XVIII e XXXIV sarebbero quelli da eliminare.
Gherush92 accusa Dante di “antisemitismo”, per l’uso dispregiativo del termine “giudeo” e per la collocazione all’Inferno dei cospiratori che complottarono contro Gesù, di “anti-islamismo” per le pene atroci riservate a Maometto, di omofobia a causa della collocazione degli omosessuali nel girone dei sodomiti.
Riportiamo la richiesta finale di Valentina Sereni:

Oggi il razzismo è considerato un crimine ed esistono leggi e convenzioni internazionali che tutelano la  diversità culturale e preservano dalla discriminazione, dall’odio o  dalla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, e a queste bisogna riferirsi; quindi questi contenuti, se insegnati nelle  scuole o declamati in pubblico, contravvengono a queste leggi,  soprattutto se in presenza di una delle categorie discriminate. È  nostro dovere segnalare alle autoritá competenti, anche giudiziarie,  che la Commedia presenta contenuti offensivi e razzisti che vanno  approfonditi e conosciuti. Chiediamo, quindi, di espungere la Divina  Commedia dai programmi scolastici ministeriali o, almeno, di inserire  i necessari commenti e chiarimenti

Quello che i ”brillanti” ricercatori consulenti dell’Onu dimenticano, è che si sta parlando di un’opera letteraria del 1300. Altri tempi, altri secoli, altra cultura. Ma la Divina Commedia rappresenta pur sempre una pietra miliare della cultura italiana e occidentale. Non farla studiare a scuola, o eliminarne alcune parti, sarebbe uno scempio.
Anche il corriere.it ricorda giustamente che in Gran Bretagna, utilizzando lo stesso metro di giudizio, verrebbe censurato “Il mercante di Venezia di Shakespeare”. E ricorda pure il curioso aneddoto della scelta di personaggi famosi per adornare le banconote dell’euro: scartati il “potenzialmente antisemita” Shakespeare, il “massone” Mozart e l’omosessuale Leonardo Da Vinci, alla fine si è deciso di mettere dei ponti.
Pensavamo che prima o poi la proposta di eliminare Dante dalle scuole giungesse da organizzazioni islamiche intolleranti ed integraliste, invece è arrivata dai nostri ricercatori europei.
Mala tempora!

Di Riccardo Ghelzi

Fonte: Qelsi.it