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Profeta Isaia

Profeta. Isaia fu coinvolto nella situazione che condusse alla catastrofe del Regno del Nord. Egli operava nel regno del Sud. Quando il Regno del Sud non si unì all'azione dei piccoli stati di Palestina-Siria contro l'Assiria, questi si rivolsero contro di esso. Ma il suo re Acaz non ascoltò Isaia e invece di affidarsi all'aiuto di Dio, chiese quello del re dell'Assiria. All'inizio il successo sembrò dare ragione al re, infatti i nemici furono eliminati, la popolazione del Regno del Sud cadde però sotto l'influsso culturale e religioso dell'Assiria. Con i re successivi in parte fu ascoltato, infatti il nuovo re si volse contro la potenza Assira, un esercito assiro dovette improvvisamente interrompere l'assedio di Gerusalemme. In seguito tuttavia Isaia non fu più ascoltato e si ripristinarono i legami con l'Assiria.

Figlio di Amoz, era a quanto sembra di origine Aristocratica, era originario di Gerusalemme, sposò una profetessa (Is 8,3). Come Osea, anche Isaia coinvolse i figli nella sua attività, dandogli dei nomi simbolici: Il resto che ritorna (Is 7,3) e Preda pronta-Saccheggio rapido (Is 8,3) “poiché, prima che il bambino sappia dire babbo e mamma, le ricchezze di Damasco e le spoglie di Samaria saranno portate davanti al re di Assiria”1. Isaia visse la sua chiamata nell’anno della morte del re Uzzia o Ozia o Azaria (740 a.C.) e i suoi ultimi discorsi risalgono al 701 a.C., visse quindi durante il regno di Jotam, Acaz ed Ezechia, in un epoca molto movimentata. La sua attività si divide in 5 periodi:

  1. Il primo periodo coincide con il regno di Iotam (740-736 a.C.), si estende dalla chiamata, abbiamo detto 740 a.C., all’inizio della guerra sirio-efraimitica ed è caratterizzato da una situazione politica ancora tranquilla ed economicamente prospera (Is 1-5). In questo primo periodo si occupò soprattutto delle condizioni interne in cui si trovava il Regno di Giuda. Muovendosi nella stessa linea di Amos e Osea, il profeta interviene con energia in Gerusalemme per denunciare l’ingiustizia sociale come realtà antitetica e, quindi, inconciliabile con l’alleanza, mosse gravi rimproveri persino contro il re e il governo dello stato (Is 3,12-15) e contro i ceti superiori (Is 5,8). Isaia capisce il pericolo mortale che incombe su Israele a causa della sua infedeltà. Nessuno potrà sottrarsi al giudizio che incombe tutti ne sono colpiti (Is 2,12-17;3,1-9) anche le donne (Is 3,16-24; 3,25-4,1); non sarà un rimedio il culto (Is 1,11), ma ciò che può salvare è fare il bene, essere docili e obbedienti (Is 1,17.19)
  2. Il secondo periodo è quello della guerra sirio-efraimitica (734-732 a.C.) (Is 7,1-8,18) in cui Damasco e il regno settentrionale d’Israele cercano di costringere Giuda a entrare nella loro allenanza anti-assira. Isaia si oppose a questa alleanza come alla politica di Acaz, che voleva dichiararsi vassallo degli Assiri per avere il loro aiuto contro gli assalitori. Quando questo avvenne Isaia se ne stette in disparte per lunghi anni (Is 8,16-18). Ciò che emerge è l’annuncio della regalità di Jahvé, che dirige gli eventi del mondo e realizza la promessa della salvezza; la necessità della fede e la permanenza della casa di Davide, garantita dalla fedeltà divina.
  3. Il terzo periodo si estende dal 727 al 722. In Is 14,28-32 condanna la Filistea che, alla morte di Tiglat-Pilezer III, istiga Giuda alla ribellione. La regalità di Jahvé, Dio di Israele, si estende su tutti i popoli
  4. Nel quarto periodo la situazione internazionale è attraversata da un fremito di ribellione contro l’Assiria. Verso il 714 Merodach-Baladan, re di Babilonia, invia messaggeri a Ezechia con l’intento di averlo come alleato (Is 39, 1-2). Anche l’Egitto si mostra interessato a questa rivolta (Is 18,1-6). Più vicina però, è la sollecitazione della città filistea di Asdod che nel 713 a.C. si proclama indipendente dall’Assiria e si mette a capo di una coalizione nella quale entra anche Giuda. Il profeta interviene per dissuadere Giuda dal ribellarsi all’Assiria. Ancora una volta, come nel secondo periodo, domina la fiducia in Jahvé e la serena adesione al suo disegno.
  5. L’ultimo periodo va dal 705 al 701 a.C., quando alla morte di Sargon II, Ezechia si fece promotore di una vasta insurrezione appoggiata dall’Egitto. Inizialmente Isaia vide nel re assiro lo strumento del giudizio divino, esortò Ezechia ad essergli fedele mettendolo in guardia contro l’allenza con l’Egitto (Is 30,1-5; 31, 1-3). L’intervento di Sennacherib non si fece attendere: il re devastò il paese di Giuda, si impossessò di estese parti del regno e giunse a minacciare la stessa Gerusalemme (701). Davanti alla crudeltà della spedizione punitiva, Isaia pronunciò la sua condanna profetica contro il re assiro annunciandone la rovina (Is 10,5-15; 14,24-25). Secondo una leggenda apocrifa, Isaia sarebbe morto martirizzato sotto il successivo re Manasse.

La tradizione di Isaia costituisce soltanto una parte del libro di Isaia (Is 1-39). Che il libro di Isaia non sia l’opera di un unico autore appare anzitutto da alcune testimonianze della stessa Bibbia. Il Cronista, parlando della costruzione del tempio ad opera di Ciro, richiama la promessa di Isaia Is 44,26-28, indicando però come autore Geremia (2 Cr 36,22). Quindi verso il 350 a.C. il libro di Isaia non comprendeva ancora Is 40-66, e almeno una parte era attribuita a Geremia. Le ricerche hanno messo in rilievo profonde differenze di situazione storica, di stile e di prospettive teologiche non solo tra Is 1-39; Is 40-55 e Is 56-66, ma anche tra diverse parti all’interno di questi. Già Samuel Ibn Gekatilla e Ibn Ezra, attribuirono Is 1-39 al profeta Isaia, gli altri capitoli invece li datarono al tempo dell’esilio. Nel 1789 Doderlein isola l’opera di un profeta del tempo che chiama Deuteroisaia al quale attribuisce Is 40-66. Fu però il commento di B. Duhm, del 1892, ad esercitare un influsso determinate nell’esegesi di Isaia. Per Duhm, il messaggio del deuteroisaia che scrive intorno al 540 a.C. è racchiuso solamente in Is 40-55. Is 56-66 invece apparterrebbe a un compositore diverso che egli chiama Tritoisaia e che situa poco prima del 445 a.C., lo stesso anno in cui Neemia iniziò la sua missione in Gerusalemme. La divisione del libro nelle sue tre parti si è imposta scientificamente ed è seguita dalla maggior parte degli esegeti. Per quanto riguarda il Tritoisaia accanto a coloro che pensano sia di un solo autore ce ne sono altri che considerano invece Is 56-66 come una serie di discorsi profetici risalenti ad epoche differenti.

Nonostante ciò, abbiamo comunque dei dati sicuri: Il libro di Isaia non è l’opera di un solo autore; non appare più sostenibile l’ipotesi secondo cui Is 40-55 e Is 56-66 furono attribuiti al profeta Isaia in quanto collocati per sbaglio in fondo al rotolo che portava il suo nome. Gli studi hanno dimostrato che l’unità attuale è frutto di un progetto deliberato.

Per quanto riguarda Is 1-32, il Protoisaia, possiamo identificare le fasi principali della sua formazione:

  • La fase iniziale è quella del memoriale, con il quale il profeta raccolse il suo annuncio della parola di Jahvé durante la crisi sirio-efraimitica (Is 6,1-8,18).
  • La seconda fase è il processo redazione di Is 1-39. Questo si verificò durante il regno di Giosia, uno dei suoi intenti principali fu quello di annunciare che Jahvé avrebbe presto manifestato la sua potenza, vincendo l’Assiria.
  • La terza fase è quella esilica, che inserisce nei testi che erano già stati raccolti delle aggiunte allo scopo di spiegare la caduta di Gerusalemme
  • L’ultima fase è segnata da una particolare attività redazionale che strutturò il materiale precedente in modo da dargli un’interpretazione escatologica.

Is 1-32 viene ad assumere ora il seguente schema, simile a quello di Geremia e Ezechiele, lo schema escatologico:

  1. parole di sventura su Giuda e Gerusalemme (Is 1-12)
  2. parole di sventura sulle nazioni (Is 13-23; 24-27)
  3. parole di promessa (Is 28-32)

La somiglianza di struttura con il libro di Geremia fa pensare che le due opere siano frutto di una stessa corrente di pensiero. Isaia dà un grandioso sviluppo all’annuncio della salvezza, che viene esteso a tutte le genti. Pone in rilievo il motivo della conversione e presenta il perdono come nuova creazione e inoltre sottolinea l’attesa del Messia. La formazione del Protoisaia è compiuta forse negli anni 480-460 a.C., prima dell’intervento di Neemia.

Per quanto riguarda il deuteroisaia (Is 40-55) molti studiosi, sulla scia di Duhm, hanno presentato questi capitoli in unita letteraria tra loro. Questo Deuteroisaia operò al tempo dell’esilio babilonese, annunciando al suo popolo il prossimo ritorno nella sua patria. Il contenuto del messaggio e la menzione di Ciro (Is 44,28; 45,1) aiutano a situare questo profeta anonimo tra il 550-540 a.C. Nel periodo in cui il re persiano perveniva a quelle campagne vittoriose che iniziarono nel 553 e finirono nel 539 con la resa di Babilonia. Studi recenti hanno messo in dubbio l’unità letteraria di quest’opera.

Anche l’attribuzione di Is 56-66 a un solo autore abbiamo visto che è stata messa in discussione. Per Vermeylen quei capitoli fin dall’origine sono stati redatti in funzione di Is 1-55. Occorre però notare che alcuni di questi brani presentano una chiara connessione con il tempo della missione di Neemia e in questo suppongono lo stesso contesto della parte finale di Is 40-55. Con il Tritoisaia si può indicare quindi un profeta che iniziò la sua opera poco prima della venuta di Neemia e la continuò durante la sua attività politica, sociale e religioso (Is 61,1-3).


1) Isaia, La Bibbia di Gerusalemme, Is 8,3, Edizioni Devoniane: Bologna 1974