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Giansenismo

Il Giansenismo è una dottrina teologica elaborata nel XVII secolo da Giansenismo (1585-1638), il quale ritenne che l'uomo è corrotto e quindi destinato a fare il male, e che, senza la grazia di Dio, l'uomo non può far altro che peccare e disobbedire alla sua volontà.

Verso la metà del XVII secolo si riapre il difficile dibattito sulla questione dei rapporti tra la grazia e la libertà dell'uomo, che il Concilio di Trento aveva risolto adottando una soluzione a metà strada tra il pessimismo dei riformatori (sola gratia) e l'ottimismo degli umanisti. Infatti il Concilio di Trento aveva affermato la necessità sia della libertà dell'uomo, sia della grazia divina, ma il problema che rimaneva aperto era quello della loro conciliabilità, mistero che le varie scuole teologiche cercarono di spiegare.

Si sviluppò dunque, una nuova corrente di pensiero dei gesuiti, contro quella agostiniana, che tendeva ad esaltare l'uomo e a minimizzare gli effetti del peccato originale, affermando che l'uomo rigenerato dalla grazia è chiamato a collaborare all'opera di salvezza. Principale rappresentante di questa corrente che si rifaceva a s. Tommaso, fu il gesuita spagnolo Luis Molina con la sua opera Concordia liberi arbitrii cum gratiae donis, pubblicato a Lisbona nel 1588. La corrente che si sviluppò detta Molinismo, non ricusava la realtà del peccato originale, ma cercava di minimizzarne le conseguenze, ritenendo che il peccato non modifica sostanzialmente la natura dell'uomo, ma lo priva dei doni soprannaturali, a cui Dio risponde donando ad ogni creatura, che riamane libera di accettare o meno, il soccorso della sua grazia. Si afferma in tal modo l'idea di una collaborazione permanente tra la grazia divina e la volontà umana e l'idea che la natura umana non è fondamentalmente corrotta dal peccato originale. Per cui la sola esigenza richiesta al cristiano è di conformare la sua condotta ai precetti del decalogo e di agire secondo la morale giudeo-cristiana.

Ma la teoria molinista trovò la critica dei teologi domenicani, accusata di dar troppo spazio alla libertà dell'uomo sin da sembrare che la sovrana libertà di Dio dipendesse da essa. Quindi nel 1597 fu istituita a Roma la commissione dei teologi De auxilis divinae gratiae, che si chiuse con la condanna del molinismo, soprattutto per l'azione del domenicano Bañez. Nonostante la gravità della situazione papa Clemente VIII non pronunciò nessuna condanna contro il molinismo, neanche il suo successore Paolo V che si limitò a scrivere ai superiori sia dei domenicani che dei gesuiti dove ribadendo la dottrina tridentina imponeva il silenzio pubblico sulla questione, che in realtà non fu rispettato, tant'è vero che il molinismo si diffuse rapidamente a causa della presenza dei gesuiti in varie parti del mondo.

In reazione al molinismo sorse il giansenismo, corrente di pensiero che deve il suo nome al professore dell'università di Lovanio, divenuto vescovo di Ypres, cioè Cornelio Giansenio, che avendo scritto una grande opera sul pensiero di Agostino, non ne vide la pubblicazione a causa della morte repentina per peste. I suoi amici di Lovanio la pubblicarono postuma con il titolo Augustinus, trattato cospicuo diviso i tre volumi:

  1. dedicato alla controversia pelagica;
  2. tratta della questione dello stato di natura, dove si nega, contro i molinisti, la possibilità di una natura umana pura anteriore al peccato e alla grazia;
  3. si espone la concezione della grazia efficace, secondo cui l'uomo peccatore è incapace di distinguere il bene dal male senza l'aiuto della grazia;

I gesuiti cercarono di impedirne la pubblicazione e di farlo condannare, cosa che avvenne nel 1643 con la bolla di papa Urbano VIII In eminenti. Ma nonostante tale condanna, il giansenismo si diffuse, soprattutto in Francia ad opera dell'abate di Sint-Cyran, considerato il vero fondatore di tale corrente. Egli infatti fu ritenuto il capo del Partito Devoto, che combatteva la politica antiaustriaca e anticattolica del cardinale Richelieu, per cui fu dapprima arrestato e poi scarcerato, cosa che ne aumentò il prestigio. La figura di tale personaggio è legata alla nobile famiglia francese degli Arnauld e al convento cistercense di Port- Royal. Due persone di tale famiglia eranocollegate al Giansenismo:

  • Antonio Arnauld, collaboratore e continuatore dell'opera dell'abate di Saint-Cyran, che pubblicò un trattato sulla "comunione frequente", nel quale proponeva un ritorno all'uso della Chiesa primitiva sulla distribuzione dell'eucaristia. In tal modo il Giansenismo passando dal Belgio alla Francia cambiò natura: da questione di teologia della grazia e libertà divenne soprattutto una questione pastorale;
  • Maria Angelica Arnauld, eletta badessa del convento cistercense di Port-Royal, che in conformità con i precetti del Concilio di Trento cercò di imporre il rispetto per la clausura stretta. Tale convento divenne il centro spirituale del Giansenismo francese;

Port-Royal era un'antica abbazia femminile cistercense fondata nel 1204 e restaurata ad opera della famiglia Arnauld all'inizio del '600. Quando l'abate di Sint-Cyran ne divenne direttore spirituale, l'abbazia diviene la capitale del giansenismo francese e degli uomini eminenti, "i Signori di Port-Royal", andarono a vivere nelle adiacenze del monastero. Infatti dal 1669 al 1679 l'abbazia conobbe un periodo brillante, una sorta di centro intellettuale del cattolicesimo francese, ma anche un centro d'opposizione al regime di Luigi XIV. All'inizio del '700 ricominciarono le ostilità tra i sostenitori e gli avversari del movimento, cosicché nel 1711 le monache furono deportate e il monastero distrutto per ordine del re.

I sostenitori dell'Augustinus negarono l'autenticità della bolla di condanna del papa Urbano VIII perché essendo in quel periodo il papa ammalato, non aveva potuto scriverla. Il potere regale francese giudicava il giansenismo una sorta di setta e ne auspicò la soppressione da parte dell'autorità ecclesiastica, tant'è vero che, nonostante il gallicanesimo, nacque per questo motivo una sorta di alleanza tra la corte francese e il papa. Sotto l'impulso della corte francese, parte della Sorbona, con l'aiuto dei Gesuitisi fece condannare di nuovo tale movimento, con la bolla Cum occasionedi papa Innocenzo X. Ma tale bolla condannava solo l'aspetto dogmatico del movimento e non quegli aspetti morali e disciplinari che aveva assunto passando in Francia. I sostenitori del movimento rifiutarono nuovamente tale sentenza, perché ritenevano che le tesi condannate non erano contenute nel libro di Giansenio. Ma il successore di Innocenzo X, papa Alessandro VII confermò la sentenza nel 1653. Un'assemblea del clero francese decise di imporre a tutto il clero la sottoscrizione di un formulario di adesione alla condanna, ma le monache di Port-Royal si rifiutarono e per questo furono deportate.

In questo contesto, nel 1656, furono pubblicate anonime, in Francia, le famose Lettere ad un Provinciale di Blaise Pascal, che riscossero un gran successo nell'opinione pubblica del momento, tant'è che fu di grande aiuto al giansenismo. Infatti in tale libro si ridicolizza la morale gesuita del probabilismo che tendeva a giustificare tutto, senza esigere una conversione interiore dal penitente. Era una morale lassista che permetteva tutto e giustificava tutto, per questo ebbe larga diffusione tra la gente, ma dopo la critica violenta di Pascal, il gesuitismo perdette colpi a favore del giansenismo.

Dopo il periodo di pace imposto, nel 1668, da papa Clemente IX, ci fu un ribaltamento della questione che portò ad una nuova condanna con la bolla Unigenitus del 1713. si arrivò a ciò a seguito della vicenda dei cosiddetti "casi di coscienza", cioè ci si chiedeva, se un penitente giansenista per ricevere l'assoluzione dovesse soltanto osservare il silenzio, oppure di fronte alla condanna, il confessore doveva esigere dal penitente la sottomissione interiore a queste condanne. Nel 1705, papa Clemente XI esige la sottomissione interiore, ma ciò portò alla fine della pace, tant'è che lo stesso re Luigi XIV rompendo con la tradizione gallicana, chiese al papa una condanna globale e definitiva del movimento, che arrivò appunto con l'Unigenitus. Con tale condanna si consacrava la "morale dell'uomo onesto", cioè dell'uomo che rispetta i precetti della morale giudeo-cristiana.

La bolla dell'Unigenituschiuse la vicenda, ma diede un nuovo slancio al giansenismo, tant'è che alcuni storici sono soliti evidenziare dei rapporti tra questo movimento e il Gallicanesimo e il Richierismo. Per quanto riguarda il rapporto con il primo, il giansenismo dimostrò diffidenza e ostilità nei confronti della centralizzazione ecclesiastica, dimostrando una larga autonomia delle diocesi e delle parrocchie, tant'è vero che il Giansenismo e il Gallicanesimo si sono trovati a condividere le stesse lotte. La condanna del movimento giansenista nel 1713, rafforzò i rapporti con i parlamentari gallicani, soprattutto in due occasioni:

  • nel movimento degli Appelli, i cui si fa avanti il filone conciliarista che richiese la convocazione di un concilio ecumenico, dopo la condanna del 1713, perché si riteneva il papa poco informato;
  • con la vicenda dei "biglietti di confessione", esigiti dall'arcivescovo di Parigi, per gli aderenti al movimento, nel quale dovevano attestare la sottomissione e l'accettazione della bolla di condanna del Giansenismo del 1713. Tale disposizione fu condannata dal parlamento di matrice gallicana, che ingiunse ad ogni sacerdote di amministrare il sacramento a chiunque lo richiedesse;

Il Richierismo è un insieme di tesi esposte dal teologo valicano francese Edmond Richer nel suo libro De ecclesistica et politica protestate libellus, in cui si afferma che la Chiesa è governata sia dalla gerarchia episcopale, che dai Sacerdoti, Sacerdote">sacerdoti, tra questi, poi, non sussiste nessuna differenza canonica, ma si può parlare di una forma di democrazia clericale. I giansenisti dapprima rifiutarono tali tesi ritenute scandalose, poi le appoggiarono, a causa di 2 motivi:

  1. motivo di ordine ideologico: infatti alla fine del regno di Luigi XIV, molti preti francesi ebbero forti simpatie gianseniste, in quanto temevano un'alleanza tra re, vescovi e Santa Sede, quindi reagirono contro l'autorità, provando simpatia per idee democratiche all'interno della Chiesa;
  2. motivo di ordine economico: infatti il basso clero, rispetto all'alto clero di origine nobiliare versava nella miseria, per cui nacque una sorta di lotta di classe all'interno del clero francese, che portò il basso clero a sostenere le idee democratiche del richierismo;

L'Olanda fu il paese dove avevano trovato rifugio i principali rappresentanti del movimento giansenista, cacciati dalla Francia. Ma qui furono causa di uno scisma consumatosi nel 1723 con la Chiesa di Roma, quando il capitolo della Chiesadi Utrecht, elesse arcivescovo il proprio vicario generale, senza l'approvazione di Roma, la quale rispose due anni dopo con la sospensione dell'arcivescovo, che si oppose nuovamente creando una Chiesa scismatica.

In Italia il movimento si diffuse sotto il pontificato di Benedetto XIV, sostenuto dal vescovo di Pistoia Scipione Ricci, che durante un sinodo diocesano nel 1786 emanò una serie di riforme di matrice giansenista e gallicana, condannate nel 1793 da papa Pio VI. Nel 1773 papa Clemente XIV decise di sopprimere la Compagnia di Gesù, sembrerebbe a causa di una decisione politica strappata a Roma dai sovrani cattolici dell'Europa dell'epoca, i quali vedevano la presenza dei gesuiti come una minaccia permanente per il loro potere. Infatti, i Gesuiti, erano sospettati di complottare contro i poteri dell'epoca soprattutto a causa della teoria tomista della seditio, cioè del riconoscimento del diritto di resistenza dei sudditi contro un potere ritenuto ingiusto e tirannico.

Anche il conclave con cui fu eletto papa Clemente XIV, sembrava pilotato dall'idea della soppressione, che lo stesso pontefice aveva fortemente caldeggiato prima della sua elezione, contro il parere del suo predecessore. Quindi il nuovo papa sotto pressioni di vari sovrani, soprattutto i Borboni, emanò laDominus ac Redemptor del 1773 con la quale ordinava la soppressione dell'ordine dei gesuiti, invitati a ritirarsi nelle loro case e a mettersi a disposizione dei vescovi oppure ad entrare in altri ordini religiosi. La Russia di Caterina II fu l'unico paese in cui il decreto non venne pubblicato, provocando un massiccio esodo dei Gesuiti in quel paese, permettendo all'ordine di sopravvivere, fino al riconoscimento ufficioso di papa Pio VI e il riconoscimento ufficiale che arrivò nel 1814 ad opera di papa Pio VII.