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Getsemani

Il vangelo di Marco parla di un podere di nome Getsemani, Luca dice che Gesù secondo la sua usanza andò al monte degli ulivi, il Getsemani era un uliveto probabilmente di proprietà di un parente di Gesù o di un discepolo, di certo era un luogo famigliare di Gesù, diventa un teatro degli eventi che stanno per precipitare.

Qui vale il criterio storico dell'imbarazzo, perchè inventare un episodio dove i discepoli non ci fanno una gran brutta figura? A chi giovava presentare un Gesù che passa attraverso questo evento? Il Getsemani non è l'unico luogo della sofferenza interiore di Gesù ma di certo ne è l'apice. Anche la Lettera agli Ebrei afferma che Gesù pregava con forti lacrime colui che poteva liberarlo da questo evento. Quando scendiamo ad analizzare l'episodio del Getsemani ci accorgiamo che la fedeltà ai fatti è accompagnata da un profondo significato interiore. Fedeltà perchè c'è una precisione di carattere topografico: abbiamo visto come il lugo è spiegato con precisione dagli evangelisti. Oltre a questa fedeltà c'è tutto un significato interiore, dentro questo racconto sembrano coinvogliare due sensibilità, da una parte un forte elemento cristologico, emerge chi è Gesù di fronte al Padre, la seconda sensibilità è quella del rapporto tra Gesù e i discepoli.

Risalta il tema dell'ora tragica, il significato cristologico, si presenta in uno stile indiretto “l'anima mia è triste sino alla morte” Mc 14,32-39, emerge l'angoscia di Gesù e la disponibilità al progetto del Padre, sembrano in realtà due espressioni in contrasto, ma sono sintetizzate insieme. Mc 14,36 è il punto focale, c'è una preghiera particolare di intimità tra Gesù e il Padre, una storia difficile di un'umanità tutta intera. Non è un conflitto tra le due volontà, non è che la volontà umana sia in contrasto con quella divina. Da una parte la situazione di Gesù è angosciata, ma Gesù trova sollievo nella preghiera al Padre, vuole restare fedele al Padre dinnanzi alla morte, rinnovare il suo affidamento di fronte al Padre. La fede è proprio questo, nonostante la situazione credere al Padre. L'unione strettissima di Gesù al Padre gli consente di superare una pena terribile che è quella dell'incomprensione delle persone più care, e allora si innesta a questo punto la seconda sensibilità il rapporto tra Gesù e i discepoli chiamati a pregare per non cadere in tentazione. Qui lo stile diventa diretto, Gesù si rivolge direttamente ai discepoli, Gesù non è riuscito a far capire ai discepoli che l'ora è tragica. Gli assi portanti sono due: il rapporto tra Gesù e il Padre e quello tra Gesù e i discepoli.

Per il primo rapporto bisogna capire che significa calice, è un rendimento di grazie nel Nuovo Testamento, così è nell'ultima cena, qui significa più semplicemente fare la volontà di Dio, è il segno che è scoccata l'ora del Figlio di Dio, l'ora in cui Gesù sta per essere consegnato nelle mani dei persecutori. Prega in un modo apparentemente contraddittorio, da una parte rifiuta questa ora, ma dall'altra parte si abbandona al volere del Padre. La paura di una passione violenta è sicuramente evidente, anche Gesù ha paura della morte, ma c'è anche un significato propriamente messianico, Gesù è un profeta come tutti gli altri, anche più degli altri, e come profeta è frustrato dall'apparente fallimento, quel che han provato anche gli altri profeti, questa prova sta passando, c'è l'ansia della salvezza per il suo popolo, percepisce l'inutilità degli sforzi messi in campo, percepisce l'indifferenza e il rifiuto di Israele. Luca dice che questa sofferenza è stata anche una sofferenza terribile, dice che mentre era in agonia e pregava le sue gocce di sudore erano come gocce di sangue che cadevano. Ci riporta un dato importante per capire quale sarebbe stata la morte di Gesù, il cuore di Gesù era già sconquassato, alcuni parlano già di un principio di infarto.

Vi è come un movimento di vicinanza e distanza con i discepoli, più di una volta Gesù va dai discepoli, la coppia vegliare-dormire esprime una serie di confidenze e solitudini di Gesù. Gesù non è sopraffatto dalla tentazione perchè prega, i discepoli si perchè non pregano. I sinottici qui hanno probabilmente un intento parenetico, vogliono far vedere che cos'è il discepolato e come la comunità primitiva può realizzarlo. Solo l'unione nella preghiera di Gesù con il Padre è la nostra forza per non essere sopraffatti.