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Il concordato di Worms

Con la fine dello scisma ci sarà il Concordato di Worms nel settembre del 1122


A Gelasio II successe Guido, arcivescovo di Vienne, imparentato con le case reali di Francia, Inghilterra e Germania. Eletto a Cluny il 2 feb­braio, prese il nome di Callisto II (1119-1124). Volle rimanere in Francia per un anno con l'intenzione di appoggiarsi su questa na­zione per trattare una pace onorevole con Enrico V se­condo le diret­tive di Gelasio II.

Pubblicisti e canonisti, specialmente francesi, come l'eccellente vescovo Ivo di Chartres, avevano illustrato l'a­spetto teoretico del problema in diversi scritti. Si imparò così a di­stinguere fra ufficio e possesso, fra l'aspetto spirituale e quello temporale dell'investitura, fra il conferi­mento di una chiesa con i simboli dell'a­nello e del pastorale e l'infeu­dazione delle regalìe (appunto le temporalità feudali, l'investitura feu­dale) di pertinenza del sovrano.

Callisto, di sangue reale, poteva ora contare sull'appog­gio dell'alto clero tedesco e anche sull'impe­ratore che, sin dalla prima­vera del 1119, aveva mostrato per la prima volta il de­siderio di pace. Il papa inviò allora a Strasburgo, presso Enrico V, una legazione di fran­cesi che riuscirono a convincere l'imperatore come la fedeltà feu­dale fosse indipendente dall'investitura.

Si giunse così a un con­cordato (concordia) formu­lato in due documenti paralleli dell'im­peratore e del papa: l'imperatore rinunciava alle investiture, men­tre il papa si impe­gnava a fare lealmente la pace con Enrico e i suoi seguaci. Il 20 ot­tobre 1119 fu aperto a Reims il concilio già progettato da Gelasio II e al quale fu­rono invitati anche i vescovi tedeschi. Callisto tenne il di­scorso intro­duttivo nel quale annunciò l'intenzione "di estirpare l'eresia dei simo­niaci introdottasi so­prat­tutto attraverso le investiture"; quindi si recò, come da accordi, a Mouzon per incontrarsi con l'imperatore. Giuntovi, anziché trat­tare con l'imperatore, che si era già accampato con un esercito di trenta mila uomini, pre­ferì trattare per mezzo di legati. Enrico cominciò allora a far pressioni mostran­dosi riluttante alla firma dell'accordo. Callisto II attese inultilmente fino al 26 otto­bre, poi se ne tornò a Reims, dove procedette alla solenne scomunica del­l'impera­tore.

Terminato il concilio di Reims, Callisto si trattenne ancora un poco in Francia; quindi, al principio del 1120, si mise in viaggio per tor­nare in Italia giun­gendo a Roma il 3 giugno. L'anno succes­sivo ebbe termine lo scisma di Gregorio VIII che, dopo un severo processo, fu re­lagato in un monastero (1121).

La fine dello scisma fu l'occasione per terminare il contrasto con l'impero. Callisto II per riprendere le tratta­tive inviò tre cardinali-legati e, dopo pro­lungate e difficili con­sultazioni, si giunse al concordato di Worms o Pactum Calixtinum del 23 settem­bre 1122: un accordo redatto nella forma di due documenti paralleli, come i pre­cedenti concor­dati, e che portanto -l'uno e l'altro- il nome di privi­le­gium. Vi si tiene conto della duplice posizione dei vescovi e degli abati ger­manici.

Enrico V, ora assolto dalla scomunica, rinuncia alle in­vesti­ture dei prelati, con l'anello e il pa­storale e riconosce le elezioni canoniche e la conferma dell'e­letto per opera del metropolita.

Da parte sua, papa Callisto II riconosceva all'im­peratore e ai suoi successori il diritto di praesentia, cioè di assistere alle elezioni dei prelati di Germania, purché fosse esclusa la simonia e l'impiego della forza; inol­tre, nelle elezioni dubbie, il diritto di appoggiare il partito migliore (pars sa­nior), secondo il consiglio o il giudizio del metropolita e degli altri vescovi com­provinciali. Ciò comportava un diritto alla designa­zione, o per lo meno un'in­fluenza sugli elet­tori: concessione questa li­mitata alla Germania. L'investitura tem­porale invece doveva venir con­ferita dall'imperatore con lo scettro (simbolo dei vassalli laici, quindi del­l'autorità temporale); e questo si doveva fare: in Germania, prima della consacra­zione, dando così la possibilità di escludere un candidato non gradito; in Italia e in Borgogna, dove l'Impero aveva minori inte­ressi da tutelare, dopo la consacra­zione, entro il termine di sei mesi. Il giuramento feudale dei pre­lati rimase e, con esso, anche le obbligazioni che ne deriva­vano verso l'Impero.

Con queste concessioni reciproche, che attenuarono i prin­cipi per cui la Chiesa aveva lungamente combattuto, giungeva al termine la lotta per le investi­ture, durata quasi cinquanta anni. La pace fra Sacerdotium e Regnum fu suggellata con la riconciliazione di Enrico V, ancora sco­municato, che fu ammesso alla comunione durante la messa cele­brata a Worms, dopo l'ac­cordo, dal cardinale di Ostia.