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Vaticano II

Gli ultimi anni del pontificato di Pio XII sono contrassegnati da un ripiegamento della Chiesa su se stessa e da un irrigidimento dal punto di vista dottrinale


Infatti:

All’inizio del suo pontificato, però, ci furono della aperture a livello dottrinale:

A partire dagli anni ’50 gli interventi del papa nel campo dottrinale hanno un carattere punitivo:

Il successore di Pio XII fu il cardinale Patriarca di Venezia Angelo Giuseppe Roncalli, che prese il nome di Giovanni XXIII. Egli nacque a Sotto il Monte, provincia di Bergamo, da una famiglia contadina. Fu segretario del vescovo di Bergamo mons. Radini Tedeschi e dopo aver servito nell’esercito italiano, fu chiamato a Roma per assumere la direzione italiana dell’Opera per la Propaganda Fide e nel ’25 iniziò la carriera diplomatica presso la Santa Sede:

Tre mesi dopo la sua elezione al soglio pontificio, convocò il Concilio Ecumenico Vaticano II, idea non originale dal momento che il Concilio Vaticano I ,interrotto a causa della guerra franco-prussiana e della conquista di Roma da parte dell’esercito italiano, fu rimandato sine die. I successori di Pio IX avevano fatto dei progetti di ripresa, ma Pio XI che aveva avuto il parere favorevole di tutto l’episcopato, fu bloccato dalla situazione politica del suo tempo, oltre che dallo scoppio della 2° guerra mondiale, mentre Pio XII terminato il conflitto, affidò il compito di preparare il concilio al Santo Uffizio, ma per varie ragioni tra cui la sua età avanzata, il concilio preparato non fu neanche annunciato.

I prodromi del concilio possono ricercarsi, probabilmente dall’esperienza di Giovanni XXIII come segretario di mons. Radini Tedeschi e dal suo contatto con le Chiese d’Oriente, come fu importate il fatto che nel ’57, dopo il suo ingresso a Venezia, convocò un sinodo locale. Addirittura alcune indiscrezioni riportano il fatto che, già durante il conclave si parlava di una convocazione di un concilio, anche se al suo annuncio il 25 gennaio del 1959 nella Basilica di s. Paolo fuori le mura, tutto l’episcopato riunito rimase impressionato. Anzi le domande che tutto il mondo cattolico si poneva erano:

Dopo l’annuncio del nuovo concilio non si aggiunse nessuna precisazione per almeno 4 mesi, fino a quando fu resa pubblica la decisione del papa di istituire una commissione ante-preparatoria, la cui presidenza fu affidata al cardinale Segretario di Stato Domenico Tardini, in quanto il papa voleva coinvolgere anche la Curia Romana, oltre che il Santo Uffizio, mentre il segretario di tale commissione, poi del concilio stesso, fu mons. Pericle Felici. Detta commissione aveva il compito di:

La commissione ante-preparatoria, durata dall’estate del ’59 all’estate del ’60, aveva l’incarico di preparare solo la consultazione dell’episcopato, dei Dicasteri della Curia e delle Facoltà Pontificie, con una lettera firmata dal cardinale Tardini, nella quale si chiedeva di esprimere con libertà e sincerità consigli e suggerimenti utili per la preparazione del concilio, e per non limitare questa libertà alla lettera non era allegato alcun questionario.

Dalle risposte dei vescovi raggruppate in circa 2000 schede si può notare che:

In base alle risposte pervenute, i vescovi si possono raggruppare in tre gruppi:

  1. gruppo degli intransigenti (italiani, spagnoli, latino americani, polacchi, inglesi), che volevano perseguire e ridefinire l’opera iniziata col Concilio di Trento e proseguita col Concilio Vaticano I, cioè volevano che fosse affermata l’identità del cristiano cattolico e a tale scopo chiedevano:
    • la definizione di nuovi dogmi, soprattutto mariani;
    • la pronuncia di condanne sulla linea del Syllabus;
  2. gruppo dei riformisti (francesi, tedeschi, belgi, olandesi e vescovi cattolico/orientali), i quali volevano che il concilio rispondesse alle attese del mondo contemporaneo, comportando un aggiornamento della Chiesa, per quanto riguarda, ad esempio, l’ecumenismo, poi chiedevano:
    • la riforma dell’Indice;
    • la soppressione del giuramento antimodernista;
    • la modifica dei metodi del Santo Uffizio, per quanto riguarda il diritto di difesa dell’imputato durante il dibattimento;
  3. gruppo diversificato (Brasiliani, americani, africani, dell’Oceania), che fu il più attento ai bisogni del mondo circostante e alle problematiche proprie dei singoli popoli;

La 2° fase preparatoria del concilio

Va dagli anni ’60 ai ’62, fu avviata dallo stesso papa col motu proprio Super dei nutu del 5 giugno 1960. in tale fase si provvide alla costituzione delle 10 commissioni, che corrispondevano ai Dicasteri della Curia Romana:

Queste commissioni avevano l’incarico di preparare sulla base dei vota degli schemi ed erano presiedute dai presidenti dei rispettivi Dicasteri.

L’unico organismo innovativo fu il Segretariato per l’unità, elevato successivamente al rango di commissione, la cui presidenza fu affidata al cardinale Bea. La commissione più rappresentativa di tutte fu la Commissione Centrale presieduta dal Romano Pontefice, incaricata di stilare il regolamento del concilio e all’interno del quale ci furono 2 discussioni principali:

Passata la sorpresa iniziale il concilio divenne un fatto esclusivamente romano, in quanto non era sentito dalla maggior parte dell’opinione pubblica cattolica, e i laici non furono associati alla preparazione del concilio, almeno fino alla sua apertura. Ma nonostante tutto, sia prima, sia durante la sua celebrazione, i vari lavori furono resi pubblici, grazie alla creazione di un Ufficio Stampa, alla pubblicazione di riviste, furono fatti degli studi, degli incontri, trasmissioni televisive, pubblicati vari libri.

I membri effettivi dell’assemblea deliberativa oscillavano, a seconda delle sezioni e dei momenti, tra i 2000 e i 2200, tra cui vi erano delle diversità di età, di formazione, di responsabilità apostolica, di provenienza geografica. Fu un vero concilio universale, in quanto tutti i Paesi erano rappresentati, anche se i vescovi più numerosi erano italiani, ma ciò non significava che fosse più influente degli altri, in quanto, a differenza degli altri episcopati, non aveva esperienza di collegialità, dal momento che la CEI fondata da Pio XII nel 1952 raggruppava solo i presidenti delle conferenze regionali.

Il funzionamento dell’assemblea richiedeva una politica di alleanze, cioè i diversi gruppi nazionali formarono dei gruppi internazionali per raggiungere il numero legale necessario per l’approvazione dei documenti. Si formarono gruppi linguistici, e gruppi dottrinali che furono essenzialmente 2:

  1. gruppo della maggioranza riformista (80%) che raggruppava l’episcopato dell’Europa Occidentale, dell’Africa e dell’America Latina;
  2. gruppo della minoranza antiriformista, che raggruppava alcuni vescovi spagnoli, italiani, filippini e dell’Europa Orientale;

Accanto ai Padri conciliari parteciparono ai lavori:

Alla vigilia del concilio, la Chiesa cattolica non aveva rapporti ufficiali con le altre Chiese cristiane perché:

Ma Giovanni XXIII mostrò la sua indole ecumenica, aprendo i lavori del concilio alla partecipazione di osservatori non cattolici:

Il concilio conta di 4 sessioni e 3 intersessioni:

I sessione (ottobre-dicembre 1962), fu segnata da diversi eventi:

Durante questa I sessione ci furono grandi dibattiti sui seguenti argomenti:

Ma la sessione si concluse senza l’approvazione di alcun documento.

I° intersessione (’62-’63)

Questo primo periodo di pausa è stato molto importante tanto da essere definito come una seconda preparazione del concilio, perché durante questo periodo saranno elaborati tutti gli schemi, soprattutto quello sulla Chiesa, che poi sarà la GS. Alcuni momenti salienti di questo periodo sono:

La riapertura venne fissata per il 29 settembre 1963.

II° sessione (settembre-dicembre ’63), si aprì con un lungo discorso di Paolo VI, nel quale affermava la necessità:

L’evento centrale di questo periodo fu la discussione sullo schema sulla Chiesa e l’approvazione dei primi due testi del concilio, il 4 dicembre 1963:

II° Intersessione (’63-’64), durante la quale molti padri manifestarono la loro preoccupazione di ritornare nelle loro diocesi da cui erano assenti da molto tempo. Dunque il cardinale di Monaco Döpfner fu incaricato di elaborare un piano di riduzione dei lavori conciliari per chiudere al più presto i lavori conciliari con la terza sessione. Tale piano Döpfner prevedeva di prendere in considerazione solo gli schemi più importanti. Questa seconda intersezione fu caratterizzata da due iniziative spettacolari del papa: