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Sacro Romano Impero

Durante la messa di Natale dell'800 nasce il Sacro Romano Impero


Papa Adriano I morì il 26 dicembre 795 e lo stesso giorno fu eletto a suc­cedergli il presbitero Leone. Divenuto papa col nome di Leone III (795-816), si premurò di inviare a Carlo copia dell'atto della sua elezione (decretalis cartula), colle chiavi della confessione di S. Pietro e lo sten­dardo di Roma, simbolo del protettorato del re sulla città.

Quindi, a perpetua memoria, il nuovo papa fece eseguire nel triclinio del palazzo del Laterano un mosaico rappresentante il Cristo in mezzo ai dodici apostoli e ai lati: a destra Cristo che dà le chiavi a papa Silvestro e lo stendardo a Costantino e, a sinistra, s. Pietro che dà il pallio a Leone III e lo stendardo a Carlo per indicare lo stretto parallelismo tra Costantino e il re franco romanizzato e cri­stianizzato. Queste le scritte: sull’arco, “Gloria in excelsis Deo et in terra pax hominibus bonae voluntatis”. Sul libro aperto del Cristo, “Pax vobis”. Sulla base, “Docete omnes gentes baptizantes eos in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti.

Et ecce ego vobiscum sum omnibus diebus usque ad consumantionem saeculi”. Al di sopra di Leone III: “Sanctissimus dominus Leo papa”; al di sopra di Carlo Magno, “Dominus noster Carolus rex”; al di sotto dei due: “Beate Petre dona vitam Leoni papae et Bictoria Carolo regi dona”.

Ma il nuovo papa non aveva la forza e il prestigio di Adriano I e i ni­poti del suo predecessore, dopo avergli mosse ac­cuse per la sua condotta prece­dente, giunsero persino a maltrat­tarlo durante la processione di s. Marco, del 799 (litanie mag­giori).

Dopo i primi soccorsi nella chiesa del monastero di S. Silvestro, fu rinchiuso nel monastero di S. Erasmo al Celio da dove, guarito, po­te' fuggire con l'aiuto di Guinigi, duca di Spoleto. La città era in mano agli insorti per cui il papa andò prima a Spoleto, con il duca poi si recò da Carlo con il quale si incontrò a Paderbon in Sassonia. Carlo rimandò a novembre il papa a Roma con una scorta di ve­scovi e di conti. I ribelli intanto, dopo aver saccheggiato i possessi della Chiesa (domus cultae), presentarono una formale accusa contro il papa.

I messi di Carlo non vollero pronunciarsi, ma rimi­sero il tutto al sovrano che consideravano superiore e giudice dello stesso papa. Si era così passati dall'i­dea di 'difensore della Chiesa romana' ad una 'protezione' che poneva il papa in condizioni di in­feriorità. Carlo era impegnato contro i Sassoni e scese in Italia solo un anno dopo, giungendo a Roma il 24 novembre 800.

Stando al Liber pontificalis i dignitari ecclesiastici fecero pre­sente a Carlomagno che non si poteva fare un processo al papa poiché "prima sedes a nemine iudicatur"; ciò nonostante, Carlomagno, il 1° dicembre, riunì un concilio in S. Pietro, cui parte­cipò il clero di Roma, il senato e anche i signori del suo seguito. Nella seconda sessione (23 dicembre) papa Leone III, fu costretto, forse su con­siglio di Carlo, a compiere un gesto, in sé umiliante, il "sacramen­tum purgatio­nis", giurando sui van­geli che era innocente da quei crimini che gli imputavano. Due giorni dopo, festa di Natale, nella stessa basilica di S. Pietro, ebbe luogo l'in­co­ronazione imperiale di Carlo.

Processo e incoronazione sono due fatti con­nessi, ma l'idea dell'incorona­zione, più che direttamente da Carlo -che forse avrebbe pre­ferito tempi diversi, o dalla sua corte- sem­bra che sia partita dalla corte papale. Sicuramente in questo am­biente si dif­fuse anche la concezione -con riferimento alla suppo­sta donazione del primo imperatore cristiano Costantino- che il papa aveva con­ferito la dignità imperiale al re dei Franchi per pro­pria pienezza di po­tere, gra­zie a un transfert operatosi allorché i greci, per la lotta iconosclasta, si erano resi indegni dell'impero (teoria della trasla­zione). Di fatto però Carlo ac­cettò la proposta intuendo l'impor­tanza dell'avvenimento.

Si scelse, per la ceri­monia, la vicina festività di natale e la basilica di S. Pietro dove, quel giorno, si ce­lebrava la statio liturgica e la cerimonia -che se­guì il modello del rito liturgico per l'ordinazione del vescovo e in parti­colare del papa- assunse per­tanto il valore di atto costitutivo. Vigendo lo stile dell’incarnazione, con la messa della notte di natale, durante la quale Carlo fu incoronato, iniziò il nuovo anno 800. Al termine il po­polo, confermando l'o­perato, acclamò Carlo per tre volte Augustus e Imperator e il papa, seguendo il ceri­moniale bizantino, gli tributò, in­ginocchiato, l'ado­ratio, come si faceva per gli anti­chi principi. Da que­sto mo­mento Carlo non era più patrizio dei Romani: era l'Im­pe­ratore, l'Augusto.

Nasceva il Sacro Romano Impero: così lo si chiamò, dal sec. XIII in poi:

Il ripristino della dignità imperiale rispondeva anche all'idea ago­stiniana-gregoriana della città di Dio sulla terra, per la quale papa e im­peratore i due capi supremi -l'uno nello spirituale e l'al­tro nel tempo­rale- dovevano lavorare in stretta unione e armonia per il bene terreno ed eterno dell'umanità; da qui la nuova conce­zione politica che domi­nerà tutti i secoli del Medioevo, quella dell'u­nità politico-religiosa del­l'Europa cristiana che si fonda sull'Im­perium e il Sacerdotium, le forze motrici dello sviluppo del Medioevo.

Nessuno tuttavia pensò a formu­lare una teoria del nuovo diritto internazio­nale creato dall'incorona­zione; né furono determinati i reciproci diritti e doveri fra le due pote­stà, spirituale e temporale che, di comune accordo, restauravano l'Im­pero d'Occi­dente. Vero è che, già nella lettera che papa Gelasio I nel lontano 494 aveva scritto all'impera­tore Anastasio I, appariva chiara­mente la distinzione fra i due poteri e la sogge­zione del principe al sa­cer­dote solo in materia di fede e di costumi; tuttavia in mancanza di ogni preciso accordo, che limitasse le rispettive attribuzioni, ben pre­sto ci fu la tendenza a confondere spirituale e temporale.

Nel sec. IX, in linea di massima, si riconosceva il principio delle due auto­rità esistenti nella società e teoricamente indipen­denti cia­scuna nella propria sfera, ma l'esperienza dimostrava la difficoltà di questa posizione, per cui ci fu la ten­denza verso l'af­fermazione della superiorità dell'una o dell'altra. Da qui la Costitutio Romana, emanata nell'824 dall'imperatore Lotario I, per ordine di suo padre Lodovico il Pio, dove si stabilisce che all'impe­ratore spet­tava la giurisdi­zione suprema e il con­trollo del governo papale, mentre al papa, signore del terri­torio, re­stava l'esercizio del potere giudiziario e amministrativo.

L'elezione del papa doveva essere fatta liberamente dai romani, conforme alle pre­scrizioni ca­noni­che, ma all'imperatore veniva riservato un diritto di cooperare alla nomina, diritto, in seguito, concretizzatosi nella conferma del­l'ele­zione del papa. L'eletto doveva venir consacrato dopo aver pre­stato giuramento di fedeltà all'imperatore, presenti un suo de­le­gato e il popolo; mentre veniva riservato al papa il diritto di inco­ronare e con­sacrare gli imperatori.

Verso la metà del secolo IX cominciò però a cir­colare la ricordata Collezione Pseudoisidoriana, un falso -come poi dimostrarono gli umanisti del sec. XV- che aveva di mira l'indipendenza della Chiesa franca da ogni inge­renza dell'autorià civile, la limitazione dei poteri dei me­tropoliti sui vescovi e di quelli dei si­nodi e, infine, l'esaltazione del pri­mato romano.

Ripresero così i con­trasti, acuitisi in se­guito e la lotta fra Sacerdotium e Imperium costituirà il filone centrale della suc­cessiva storia medievale.