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Oriente e Occidente

Oriente e Occidente sono due modi diversi di vivere la stessa fede. Purtroppo questa diversità invece di diventare una ricchezza creerà divisione tra le due realtà


Le Chiese di Oriente, tutte di origine apostolica, godettero sin dagli inizi di una forte autonomia e anche quando sussisteva iden­tità di credo fra Oriente e Occidente, le culture fra delle due parti dell'Impero si svilupparono ciascuna per conto proprio.

Il fonda­mento politico della diversa direzione presa da Costantinopoli è costituito -come si è accennato- dalla con­correnza fra la Nuova-Roma e la Vecchia-Roma; dal diverso modo di af­frontare il problema che fu al centro della storia ec­clesiastica del Medioevo: il rapporto fra ministero sacer­dotale e potere politico. Da qui le differenze fra la storia medievale della Chiesa in Occidente e quella in Oriente.

In Occidente i due ambiti religioso e politico, fonda­mentalmente indipen­denti, avreb­bero dovuti essere ridotti, mediante "coordinamento", ad una unità superiore e tuttavia da entrambe le parti non fu realizzata sufficientemente la di­stinzione, né l'unità fu sufficientemente in­tesa come coordinamento. Anzi ci fu­rono usurpa­zioni reciproche e il tentativo di sottomettere a sé l'altra parte. Da qui la lotta tra Sacerdozio e Impero che domina il Medioevo occidentale.

In Oriente le Chiese conservarono la loro indipendenza ecclesiastica, che però concepirono come in grandissima misura limitata dal­l’imperatore: esse rico­noscono all'impera­tore il sacerdote-re, se­condo il modello di Melchisedec, l'unico rappresentante di Dio che esercita l'autorità anche sulla Chiesa per quanto gli "af­fari interni" siano riservati alla gerarchia.

Tra Oriente e Occidente c'è anche una differenziazione cul­turale. In tutti è costante l'anelito alla perfezione e tutti lo tengono presente, pur attuandolo poi ciascuno a loro modo. Alla base della spiri­tualità bizan­tina c'è l'aspirazione intima dell'uomo di realizzare nella propria vita il comandamento evangelico della perfe­zione, fino ad assumere una fisio­nomia più intellettualistica o più senti­mentale nella contemplazione della mente o nello slancio mistico dell'amore verso Dio.

L'Oriente mo­strò subito una spiccata attitu­dine, una forte tendenza specu­lativa e mistica. E il contributo maggiore della teologia orientale è rappresentato dai primi otto concili ecumenici, dal Concilio I Nicea (325) al Concilio IV di Costantinopoli (869).

Le diverse attitudini e le opposte tendenze della teologia ebbero il loro in­flusso anche nel campo liturgico. Le liturgie greche hanno un cerimoniale assai più ricco di quelle latine. In quelle greche predomina l'azione simbolica e la ma­gnificenza retorica; quelle la­tine sono invece l'espressione del soggettivo desiderio di salvezza. Così la liturgia greca della messa pone in primo piano il mistero di­vino, la redenzione nella sua realtà oggettiva; quella latina guarda invece all’a­spetto soggettivo e alla sua applicazione ai sin­goli dell'atto della re­denzione.

La celebrazione eucaristica, com­presa la consacrazione, in Occidente av­veniva alla presenza dei fe­deli; in Oriente invece, se­guendo la tradizione sentimen­tale e mi­stica del popolo, le parti princi­pali della celebrazione eucaristica vengono sottratte allo sguardo dei fedeli. Le stesse chiese orientali rispondono a questo scopo con il san­tuario, il luogo dove si svol­gono le cerimonie della parte centrale della messa e che una pa­rete, detta iconostasi -di norma con tre porte e or­nata di icone- se­para dalle navate, le aule riservate ai fedeli. Ancora oggi il culto è la forza della Chiesa ortodossa, ma anche la sua debolezza. Contro il razionalismo della società occi­dentale la Chiesa orientale ha con­servato il senso del mistero.

Culto e pietà sono rimasti immuni dall'influsso dello spirito razionalistico occiden­tale. Ma il prevalere dell'e­lemento cultuale ha fatto passare in seconda linea l'i­struzione religiosa, per­dendo ogni influsso nella vita.

Il risultato delle differenziazioni fra Oriente e Occidente fu una crescente separazione spirituale, che terminò con lo scisma del 1054. Da allora la chiesa d'Oriente, pur conservando la valida suc­cessione dei vescovi, è divenuta scisma­tica, cioè separata da Roma e non ha più in­fluito sulla formazione del Medioevo europeo.

Mentre fino al sec. VIII il suo apporto, specie attraverso le defini­zioni dot­trinali dei grandi concili ecumenici, era stato determinante e fondamentale.

Attualmente le Chiese d'Oriente, separate da Roma, costituiscono tre grandi gruppi: Chiesa nestoriana; Chiese monofisite (Armena; Tommaso-cristiana; copta ed abissina); Chiesa ortodossa, costituita dalle chiese orien­tali che seguirono Costantinopoli nello scisma operato da Fozio (867-886) e consumato con la se­conda rottura definitiva, nel 1054, sotto il pa­triarca Michele Cerulario.