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Ducato Romano e Longobardi

I longobardi non erano riusciti a conquistare tutta l'Italia che, pertanto, era rimasta divisa fra Bizantini e Longobardi.


I Bizantini ave­vano a Nord il ducato di Ravenna (Pentapoli marit­tima) e la Pentapoli annonaria (da Urbino a Gubbio); al centro il Ducato romano e a sud i ducati di Napoli, Puglia, Calabria e Sicilia.

I Longobardi avevano tutto il resto d'Italia settentrionale e centrale e i due ducati di Spoleto e di Benevento, staccati e indipendenti. Per i Bizantini, però, i Longobardi erano degli invasori e pertanto l'Italia apparteneva ancora tutta all'Im­pero romano d'Oriente.

A Ravenna risiedeva il rappresentante dell'im­peratore, ma l'influenza politica dell'impero sull'Italia si era fortemente indebolita e le co­municazioni tra Roma e Ravenna si erano rese più dif­ficili a causa della penetra­zione longobarda nel corridoio bizantino, cioè nella lingua di terra che, in parte seguendo la Flaminia, univa Roma alla Pentapoli.

Il papa, nei confronti dell'imperatore, era un suddito, poiché nell'impero non poteva esserci altro sovrano che l'imperatore. Di fatto però ad eleggere il papa era il popolo romano e l'imperatore si limitava a ratificarne l'elezione. L'autonomia politica di Roma aumentò poi con la costituzione, al principio del sec. VIII, del du­cato romano, una circo­scrizione autonoma che includeva Civitavecchia, Blera, Sutri, Orte e Amelia, e a sud giungeva sino al Liri, da cui proseguiva per Terracina. Aveva a capo un dux, che aveva a suo servizio una di­visione dell'armata bizantina. I papi erano interessati alla difesa del ducato romano contro i Longobardi, anche per la necessità di difendere i loro patrimoni.

Con l'elezione di Liutprando (712-744) a re dei Longobardi, risorse il pro­getto -rimasto sospeso con la morte di Rotari- di uni­ficare i terri­tori del regno, eliminando il dominio bizantino, ormai assai debole in Italia e limitando la potenza dei duchi di Spoleto e di Benevento. Le po­polazioni italiche non volevano però cadere sotto il dominio dei Longobardi. Sorse allora un sentimento nazio­nale ita­liano, appoggiato e fatto proprio dai pontefici.

Quando nel 717 i Longobardi di Benevento occuparono il 'Castrum' di Cuma, intervenne papa Gregorio II che sti­molò il duca di Napoli a ricon­quistarla e contribuì alla sua liberazione dando ai Longobardi una somma di denaro. Più importante l'intervento papale per la resti­tuzione di Sutri, al confine settentrionale del ducato romano nel 728. Gregorio II dovette ricorrere ai donativi per convin­cere Liutprando ad abbandonare Sutri: il re cedette "fecendone dona­zione e restituendo ai beatissimi apostoli Pietro e Paolo", come si legge nel Liber Pontificalis. Era una restituzione simile a quella del patrimonio delle Alpi Cozie e non l'inizio di una sovranità papale.

Ma a guastare i rapporti tra Ravenna e la S. Sede intervennero pro­positi di nuove esazioni fiscali e i tentativi di imporre l'icono­clatia. Ciò nonostante, Gregorio II continuò a dare prova di lealtà verso l'impero bizantino. La situa­zione però cambiò con il nuovo papa Gregorio III, eletto nel febbraio 731.

Liutprando volle appro­fittare della debolezza politica dei bizantini e dell'ostilità della po­pola­zione, a motivo dei de­creti iconoclasti, per conquistare la Pentapoli e la stessa Ravenna. L'esarca Eutichio fuggì a Venezia e il papa scrisse al duca Orso e al pa­triarca di Grado perché lo aiutas­sero a recuperare il territorio invaso. L'invito fu accolto dai Vene­ziani che, con una flotta, riconquistarono Ravenna, tornata così al dominio bizantino.

Anche i rapporti del papa col re longobardo si fecero tesi nel 739, quando i Romani accolsero Trasmondo II, duca di Spoleto, ribelle a Liutprando. Le truppe del re allora invasero lo Stato romano e occuparono quattro città del confine settentrio­nale: Amelia, Orte, Bomarzo e Blera, giungendo vicino a Roma.

Papa Gregorio III, incapace di resistere a questa pressione mili­tare, insieme al Senato romano si rivolse allora a Carlo Martello, mag­giordomo della corte e vero capo del regno dei Franchi. Lo si rite­neva infatti capace di risolvere il pro­blema della Chiesa, del ducato romano, e anche dell'intera Italia. Questo fu il primo ten­tativo, per altro non riuscito, di orientare la politica papale verso i Franchi, stac­candosi da Bisanzio.